Nel mondo il 71% delle lavoratrici non hanno tutela di maternità

 
Nel mondo ci sono 830 milioni di donne, 71,6% delle lavoratrici, che non hanno una tutela della maternità o l'hanno in modo insufficiente. La maggior parte di loro, l'80% delle donne non tutelate, si trova in Africa o in Asia dove "il lavoro nero è predominante e i tassi di mortalità materna e infantile sono ancora molto elevati". Lo ha rivelato il recente rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) intitolato Maternità e paternità nel lavoro: legislazioni e prassi nel mondo”.
Il rapporto documenta che sui 185 paesi e territori presi in esame, solo poco più di un terzo hanno assunto impegni, e non sempre rispettati, con almeno una delle tre convenzioni in materia di protezione della maternità adottate nel 1919, 1952 e 2000. Temi come la prevenzione dall'esposizione a rischi per la salute e la sicurezza durante la gravidanza e l'allattamento; il diritto al congedo di maternità retribuito, alla tutela della salute della madre e del bambino e ai permessi per allattamento; il diritto al reintegro sul posto di lavoro dopo il periodo di congedo,sono stati riconosciuti da sessantasei paesi.
Questi dispositivi di protezione della maternità darebbero una tutela legale a circa il 40% delle lavoratrici; il rapporto dell'Ilo rivela che invece le donne protette in maniera sufficiente sono solo il 28,4%. La differenza, spiega l'Ilo, “dipende da come le leggi vengono applicate e garantite”, senza contare la loro mancata divulgazione che impedisce alle lavoratrici di conoscere i propri diritti. La mancata protezione della maternità dipende anche da “disparità nei sistemi di sicurezza sociale, controlli inadeguati, pratiche discriminatorie, lavoro nero ed esclusione sociale”.
Circa l'80% di queste donne si trova in Africa e Asia,ci sono gruppi di lavoratori completamente esclusi da qualsiasi forma di protezione, a partire dai lavoratori in proprio fino ai migranti, ai domestici, agli addetti del settore agricolo, occasionali o temporanei, o lavoratori che appartengono a minoranze indigene e tribali. In queste zone dove la garanzia delle tutele è affidata alla “responsabilità” del datore di lavoro, si hanno i maggiori casi di schiavitù salariata, di tassi di mortalità materna e infantile ancora molto elevati.
In merito a diritti affermati da leggi ma negati o limitati nella pratica il rapporto dell'Ilo denuncia situazioni come quella dell'Italia dove si fa “largo uso” di lettere di dimissioni in bianco, senza data, che le lavoratrici sono costrette a firmare quando vengono assunte e che permettono ai datori di lavoro di licenziarle se restano incinte. Una pratica segnalata anche in Croazia, Grecia e Portogallo.

11 giugno 2014