Al ballottaggio per il nuovo sindaco
Il vero “partito” che ha vinto a Livorno è l'astensionismo
Il PD, nel 1921 PCI revisionista, perde il potere dopo 68 anni, punito dall'elettorato di sinistra per il malgoverno. Eletto sindaco il leader del M5S, Nogarin, con i voti dei fascisti, di Forza Italia, della Lega e con quelli determinanti dei falsi comunisti
Ma senza il socialismo Livorno non potrà mai essere governata dal popolo e al servizio del popolo

di Una compagna del PMLI residente attualmente a Livorno
“L'elettorato che si è astenuto ha espresso oggettivamente un voto indipendentemente dal fatto che abbia voluto esprimere o no un voto al PMLI seguendo la sua indicazione. E' un voto con cui ha scelto di non premiare i governi borghesi centrale e locali sia di 'centro-destra' che di 'centro-sinistra'. E' un voto di delegittimazione, di rifiuto e di abbandono a se stesse delle istituzioni rappresentative borghesi ad ogni livello e dei partiti che le rappresentano”. Questa citazione dall'editoriale sui risultati delle amministrative apparso sul numero scorso de “Il Bolscevico” rende bene l'idea di ciò che è emerso dalla urne a Livorno.
Il vero vincitore è l'astensionismo che si conferma già al primo turno del 25 maggio il 1° “partito” con il 37,7% sul corpo elettorale crescendo del 16,1% rispetto alle politiche del 2013 e del 2,6% rispetto alle precedenti comunali del 2009, arrivando al 50,57% complessivo di chi ha disertato le urne, ha votato scheda bianca o l'ha annullata al ballottaggio di domenica 8 giugno cioè 69.243 elettrici e elettori su 136.901.
Le elettrici e gli elettori livornesi che si sono astenuti hanno votato espressamente per delegittimare e punire i 68 anni di mal governo locale in mano prima al PCI revisionista poi PDS, DS oggi PD, superando quei sentimenti di attaccamento a questo partito nato proprio nel capoluogo labronico nel 1921. Un malgoverno fatto di sprezzante noncuranza verso la dilagante disoccupazione che attanaglia soprattutto i giovani e le donne. Le varie giunte di “centro-sinistra” che si sono susseguite in tutti questi anni non hanno mosso un dito per salvaguardare il porto che era il più grande bacino di occupazione per la città, non hanno mai stanziato fondi per dragaggi adeguati per accogliere le grandi navi e l'hanno lasciato in mano ai pescecani capitalisti che si sono aggiudicati la maggior parte degli imbarchi e degli sbarchi commerciali internazionali mandando in seria crisi la cooperativa dei portuali.
Il voto espresso con l'astensione è contro la decisione, imposta senza ascoltare la volontà contraria di migliaia di abitanti, di installare il rigassificatore “Offshore” con la sua piattaforma a poche miglia dalla costa cittadina che mette in estremo pericolo la vita e la salute dei livornesi. Questo voto astensionista è contro il degrado sociale, la quasi totale mancanza di servizi sociali, il mal funzionamento di quei pochi esistenti. Contro lo sperpero di denaro pubblico conseguente al progetto del nuovo ospedale che più che fare gli interessi della popolazione fa gli interessi degli speculatori privati: sorgerà in una zona decentrata e più difficoltosa da raggiungere rispetto al vecchio, quest'ultimo depotenziato e decadente, tanto che per i livornesi ormai è routine servirsi del Santa Chiara di Pisa. Questo voto astensionista è un grido di protesta in faccia a chi ha lasciato nel più totale degrado culturale Livorno, città di grandi radici storiche per la classe operaia italiana. Questi sono i motivi appena accennati che hanno indotto le livornesi e i livornesi a votare in maniera massiccia l'astensionismo. Non certo per andare “ar mare” come hanno sentenziato alcuni mass-media di regime.
Il PD insieme alla sua coalizione composta da SEL, Lista civica Livorno decide, PSI-altri, IDV il 25 maggio (1° turno) non raggiungeva il 51% sui voti validi necessario per far eleggere il suo candidato, renziano di ferro, Ruggeri, e lo costringeva, per la prima volta, al ballottaggio contro il candidato del M5S Filippo Nogarin, con 34.096 voti (il 24,9% sul corpo elettorale). L'8 giugno il PD non è riuscito a mantenere i voti che aveva ottenuto al 1° turno e tanto meno a incrementarli, 31.759 (23,2% sul corpo elettorale) perdendone ulteriori 2.337, e dando al M5S il potere cittadino che deteneva da 68 anni.
Il neoeletto a sindaco di Livorno, Filippo Nogarin del Movimento 5 Stelle ha poco da cantar vittoria poiché la sua ascesa al governo cittadino è tutt'altro che plebiscitaria e popolare, se si pensa che i suoi 35.899 voti al ballottaggio e quindi il suo 53,06% sui voti validi si riduce a un 26,2% sul corpo elettorale. E' vero anche che al primo turno aveva preso appena l'11,8% di consensi sul corpo elettorale cioè 16.212 voti. Di sicuro non sarebbe riuscito a ottenere i voti sufficienti per vincere su Ruggeri se come il suo padre-padrone Grillo, non avesse cercato l'appoggio dei fascisti di FdI-AN e degli xenofobi di Lega Nord, e in ultimo di Forza Italia, che nell'occasione del ballottaggio, non ha dichiaratamente espresso di appoggiare Nogarin, ma era già sottointeso visto che lo stesso a tre giorni dall'8 giugno ha strizzato l'occhio a FI dichiarando che se avesse vinto portava: “subito a Livorno l'Esselunga” che è una vita che la catena di supermercati dell'anticomunista e sfegatato berlusconiano Caprotti tenta di approdare nella città labronica ostacolata dalle coop del “centro-sinistra”.
Determinante all'elezione di Nogarin è stato l'appoggio di Andrea Raspanti candidato della lista “Buongiorno Livorno” che insieme a “Sinistra unita per il lavoro”, “Un'altra Livorno” e “Amiamo Livorno”, liste della “sinistra” borghese e dei falsi comunisti, gli hanno portato oltre 13.000 voti. Non a caso il M5S ha scelto Filippo Nogarin, ingegnere aerospaziale, libero professionista di Rosignano, 44 anni, elettore in giovane età di Democrazia proletaria poi dei Verdi e Radicali, come lui stesso asserisce, che fino a ieri non aveva mai fatto politica, che si presenta agli appuntamenti ufficiali in jeans e scarpe da ginnastica e si professa di “sinistra”. Nogarin nella sua campagna elettorale ha cavalcato furbescamente la tigre della rabbia dei livornesi verso un gruppo dirigente del PD ormai lontano anni luce dal suo elettorato, da una parte, e ha stretto alleanze coi fascisti, Forza Italia e Lega dall'altra. Ne vedremo delle belle.
Quindi in ultima analisi la vittoria è dell'astensionismo! Grazie alle elettrici e agli elettori di sinistra di Livorno che l'hanno praticato come arma, con coraggio e in netto dissenso, contro le sirene illusorie dei partiti della destra e della “sinistra” borghesi e di chi promette il “cambiamento” come il M5S.
Occorre ora che vadano oltre, che abbandonino definitivamente ogni illusione parlamentarista e governista, perché il cambiamento vero arriva solo prendendo coscienza che la causa di tutti i mali di Livorno, e non solo di esso ma dell'intero Paese, è il capitalismo e che bisogna abbatterlo. Perché solo col socialismo Livorno può essere governata dal popolo e al servizio del popolo.


11 giugno 2014