Il discorso di Scuderi è una fiamma rossa che appicca il fuoco ai riformisti e ai revisionisti
Il proletariato deve armarsi del marxismo-leninismo-pensiero di Mao per trasformarsi in classe per sé
Partire dal bilancio della storia del movimento operaio per capire quel che dobbiamo fare oggi

Il discorso del Segretario generale compagno Giovanni Scuderi tenuto a Napoli, nel febbraio del 1993, è l’ennesima dimostrazione di come il marxismo-leninismo pensiero di Mao sia una verità inconfutabile. Se ventuno anni sono più che sufficienti per rendere superate le tante ed ingannevoli teorie della borghesia, non è davvero così per il marxismo-leninismo-pensiero di Mao! Quello del compagno Scuderi è un discorso che sembra scritto ieri per la sua incredibile attualità ed attinenza con la presente situazione, pronunciato ventuno anni fa è ancora oggi una formidabile chiave di lettura per comprendere l’odierno contesto politico-internazionale. Non dobbiamo stupircene. Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao non tramonterà mai, esso potrà e dovrà sempre essere aggiornato ed integrato ma le sue basi portanti resteranno, perdurando il capitalismo, perenni ed immutabili.
Il compagno Scuderi ha tenuto questo memorabile discorso a Napoli, e questo non è un caso. Il capoluogo partenopeo è sempre stato all’avanguardia nella lotta di classe, sia nel nostro paese sia nel contesto internazionale. A Napoli è stata costituita una delle prime sezioni italiane dell’Internazionale di Marx ed Engels. Nel 1921 la città è stata un centro fondamentale nell’ambito della scissione tra comunisti e socialdemocratici venduti alla borghesia. Un ruolo di primo piano Napoli l’ha avuto anche nel settembre del 1943 nell’eroica insurrezione contro i nazisti ed ancora negli ani ’60 nella costituzione di gruppi marxisti-leninisti.
Il Partito ha deciso di pubblicare ne Il Bolscevico questo storico discorso per chiarire al proletariato il suo compito storico e la necessità di trasformarsi in classe per sé. Perdurando il capitalismo e con esso lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo non importa se trascorrono 20, 200 o 2000 anni di storia, il sistema economico capitalistico resta inalterato così come inalterato resta il dominio della borghesia. Il dominio della classe borghese rappresenta e rappresenterà sempre la dittatura di questa classe, la dittatura della borghesia appunto, su tutte le altre. I politicanti borghesi ed i loro lacchè amano riempirsi la bocca con la parola “democrazia”, ebbene, il proletariato e le masse popolari devono comprendere che con il capitalismo non esiste e non potrà mai esistere la democrazia per tutti. Perdurando le classi è impossibile che esista libertà per tutte le classi. In una società divisa in classi una di queste, quella che mantiene il controllo del sistema economico e del potere politico, non può non opprimere le altre. No, finché esisteranno le classi sarà impossibile avere la libertà per tutti. Lenin a questo riguardo disse: “Parlare di democrazia pura, di democrazia in generale, di uguaglianza, libertà, universalità, mentre gli operai e tutti i lavoratori vengono affamati, spogliati, condotti alla rovina e all'esaurimento non solo dalla schiavitù salariata capitalistica, mentre i capitalisti e gli speculatori continuano a detenere la "proprietà" estorta e l'apparato "già pronto" del potere statale, significa prendersi gioco dei lavoratori e degli sfruttati” .
Anche nella più democratica delle repubbliche borghesi il proletariato è schiacciato e sfruttato dalla borghesia che mantiene il potere politico, sovrastruttura e strumento per controllare la base economica. Lo Stato, così come il potere politico, non possono essere, per loro stessa natura, dei poteri neutri. Come del resto una classe potrebbe mantenere il controllo sulle altre, così da conservare i propri ignobili e vili privilegi? Come uno sfruttatore potrebbe mantenere il proprio dominio sugli sfruttati? Qual è lo strumento con cui la borghesia controlla il proletariato? Per un vero marxista-leninista non possono esserci dubbi a riguardo, questo strumento di dominio di classe è lo stato borghese. Lenin affermò: “lo Stato, persino nella repubblica più democratica, è soltanto una macchina di oppressione di una classe su di un'altra classe ”. I politici, i filosofi e gli scienziati borghesi hanno davvero un bel daffare nel riempirsi la bocca con ipocriti osanna alla democrazia borghese!
L’odierna democrazia borghese è forse il regno di bengodi? No, non lo è. Non lo è per i disoccupati, i cassaintegrati, i sotto-occupati, gli studenti, le casalinghe e tutti quanti sono sfruttati ed oppressi dalla borghesia dominante, campionessa nel riempirsi la bocca di diritti formali ma sempre pronta nel contenere e persino reprimere i diritti sostanziali delle masse. Possiamo ancora citare il grande maestro del proletariato internazionale, Lenin, che con le sue immortali parole mise in luce le contraddizioni della democrazia borghese: “Questa democrazia è sempre compressa nel ristretto quadro dello sfruttamento capitalistico, e rimane sempre, in fondo, una democrazia per la minoranza, per le sole classi possidenti, per i soli ricchi La libertà, nella società capitalistica, rimane sempre, approssimativamente quella che fu nelle repubbliche dell'antica Grecia: la libertà per i proprietari di schiavi ”.
Al momento, complice il grande inganno dei revisionisti e dei riformisti, il proletariato è soltanto una classe in sé, una classe concreta che di fatto esiste, ma una classe che non ha coscienza del proprio ruolo e della propria cultura. Una classe senza coscienza politica e senza consapevolezza del proprio ruolo storico che è quello di conquistare il potere politico e di instaurare il socialismo.
 

Un bilancio critico della storia del movimento operaio per comprendere gli errori commessi
Ogni analisi, così come ogni piano d’azione, deve partire da ciò che è stato fatto fino ad ora. Non è possibile comprendere il presente e progettare il futuro senza avere bene in mente cosa è accaduto in passato. Entro quest’ottica il compagno Giovanni Scuderi, da vero maestro marxista-leninista, illustra in modo semplice e chiaro quella che è la storia del movimento operaio nazionale ed internazionale mettendo in risalto i punti fondamentali da comprendere e da tenere sempre bene a mente. Gli storici e gli scienziati della borghesia, baroni al servizio del capitalismo che elargisce loro ricche prebende, sono dei campioni nell’imbrogliare le carte e nel confondere le idee delle masse. Quanti volumi zeppi di menzogne sono stati pubblicati e quante fandonie vengono insegnate nelle scuole e nella università sulla storia del movimento operaio, sull’’URSS di Lenin e Stalin e sulla Cina di Mao. Quante menzogne infami sul socialismo stesso che è e rappresenta il rosso futuro del proletariato! Tutto ciò è strano? No, non lo è, e non dobbiamo stupircene. Come ebbe a dire il presidente Mao: “In una società divisa in classi ogni individuo vive come membro di una determinata classe ed ogni pensiero, senza alcuna eccezione, porta una impronta di classe .” In una società divisa in classi, e la nostra senza dubbio lo è, non esiste e non potrà quindi mai esistere una verità condivisa così come non potrà mai esistere un’unica cultura.
Se ci accingiamo a studiare la storia del movimento operaio come prima cosa dobbiamo tenere bene a mente che esistono due scuole, quella della borghesia e quella del proletariato. Fondamentale è attingere dalla scuola del proletariato e non da quella della borghesia! Quando leggiamo un libro o più semplicemente un articolo di giornale dobbiamo essere sempre pienamente consapevoli che tali libro, o articolo, o è stato scritto dalla borghesia e dai suoi servi oppure dal proletariato. Non esiste e non potrà mai esistere una storia o una cultura condivise! Anche l’ultimo degli articoli di un piccolo giornale locale porta una “impronta” di classe e contiene al suo interno le contraddizioni della società.
La cultura del proletariato, o la scuola del proletariato, che cosa ci insegna a proposito degli errori del passato? Come mai il socialismo è stato momentaneamente sconfitto e le masse si trovano catapultate in un’era pre-marxista? Se definiamo invincibile il marxismo-leninismo-pensiero di Mao come è possibile spiegare le battute di arresto?
Il compagno Scuderi nel suo discorso ci offre una rossa chiave di lettura per affrontare il problema. Il marxismo-leninismo è mai stato sconfitto? Scuderi nel suo discorso, analizza con ferma lucidità gli avvenimenti, gli errori e le responsabilità. Nessuna sbavatura idealista, nessuna mitizzazione, nessuna apologia. Come ebbe ad affermare il presidente Mao: “Noi non crediamo a niente altro se non alla scienza, ciò significa che non bisogna avere miti. Sia per i cinesi che per gli stranieri, si tratti di vivi o morti, ciò che è giusto è giusto, ciò che è sbagliato è sbagliato, altrimenti si ha il mito ”.
La storia ci insegna che, fatta eccezione per la Cambogia mai nessun nemico esterno è stato in grado di avere ragione di uno stato socialista. Crociate antibolsceviche, nazisti, imperialisti americani con i loro lacchè, minaccia atomica e boicottaggio economico: nulla di tutto ciò ha mai scalfito il marxismo-leninismo! Se non un nemico esterno cosa ha potuto, nel momento storico che stiamo vivendo, avere la meglio sul socialismo? Giovanni Scuderi, ancora una volta, è la nostra rossa guida nell’afferrare il nocciolo del problema.
Il proletariato e le masse popolari, fin dalla costituzione della I Internazionale, sono state ingannate e strumentalizzate da anarchici e “ultrasinistri” e da riformisti e revisionisti. Deviazionisti di sinistra i primi, di destra i secondi. Due diverse “bande musicali” che però hanno sempre suonato la stessa musica: quella della borghesia.
Ogni volta che il proletariato, ci spiega Scuderi, si è organizzato ed è arrivato a conquistare il potere politico gli agenti della borghesia, travestiti da rivoluzionari, hanno cercato di prenderne l’egemonia. Compreso che dall’esterno, e lo dimostra la storia, non è possibile (fatta eccezione, come abbiamo visto, per la Cambogia) fare cadere uno stato socialista la borghesia ha continuato la sua subdola azione di avvelenamento dall’interno.
Il nazismo non ha potuto nulla contro l’Unione Sovietica. Non così il revisionista Krusciov che, approfittando del momento di difficoltà successivo alla morte di Stalin, ha tradito il marxismo-leninismo, a partire dal XX congresso del PCUS. Il presidente Mao lo ha immediatamente denunciato, così come ha denunciato che l’Unione Sovietica stava cambiando colore. Mao in un celebre discorso disse: “Io penso che ci siano due spade: una è Lenin e l'altra è Stalin. Ora, questa spada che è Stalin, i russi l'hanno abbandonata. Quanto a questa spada che è Lenin, oggi non è stata forse anch'essa abbandonata, in una certa misura, da alcuni dirigenti sovietici? A mio avviso, essa è stata abbandonata in misura considerevole. È ancora valida la Rivoluzione d'Ottobre? Può servire ancora d'esempio agli altri paesi? Il rapporto di Krusciov al XX Congresso del PCUS dice che è possibile ottenere il potere politico attraverso la via parlamentare; vale a dire che non è più necessario per gli altri paesi seguire l'esempio della Rivoluzione d'Ottobre. Una volta aperta questa breccia, sostanzialmente si è gettato via anche il leninismo ”.
Il discorso di Mao, afferma giustamente Scuderi, venne quasi ignorato. Sostanzialmente nessun dirigente “comunista” disse che Mao era nel giusto e lo seguì nella sua lotta contro il revisionismo. I Togliatti e i Cossutta hanno ingannato il proletariato inculcando loro il veleno del revisionismo e del riformismo. Quanti onesti militanti in buona fede sono stati ideologicamente contaminati e sono stati trasformati in borghesi non coscienti. L’azione diseducativa e corruttrice di oltre cento anni dei revisionisti travestiti da comunisti ha fatto regredire la coscienza politica del proletariato che, per molti aspetti, è ripiombato in una situazione pre-marxista.
 

Cosa deve fare oggi il proletariato per trasformarsi in una classe per sé
Il proletariato come prima cosa deve riappropriarsi della propria cultura, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Il proletariato deve realizzare la propria emancipazione intellettuale, ideologica, culturale dalla borghesia. Forte dell’invincibile marxismo-leninismo-pensiero di Mao il proletariato dispone di un’arma micidiale con cui colpire la borghesia e con cui conquistare il socialismo. Immortale è la citazione di Lenin a riguardo: “Senza teoria rivoluzionaria non vi è movimento rivoluzionario .”
Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao svela, agli occhi del proletariato, la natura di classe dello stato. Lo stato, sia esso uno stato feudale, uno stato borghese o uno stato socialista è la sovrastruttura istituzionale e militare della propria base economica. Lo stato non può non essere uno strumento di dominio, una costruzione con cui una classe domina le altre. È quindi possibile che all’interno di uno stato, all’interno di una costruzione di oppressione, vi siano delle forze sane che facciano gli interessi delle classi sfruttate? Uno schiavista può fare l’interesse degli schiavi? No, ciò non è possibile.
Oggi, e qui si conferma la lungimiranza del discorso di Scuderi che sembra davvero pronunciato ieri, è questa una delle principali intossicazioni del proletariato: credere che con la via riformista ed istituzionale, appoggiando politicamente e con il voto lo stato borghese, sia possibile cambiare l’ordine delle cose. All’interno dello stato borghese, così come all’interno del parlamento borghese, non esistono forze o partiti rivoluzionari che mettono in discussione il capitalismo e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Non esistono, prosegue Scuderi, terze vie: o con il capitalismo o con il socialismo! O la proprietà è della classe operaia o è degli Agnelli e dei Marchionne. Il proletariato vuole emanciparsi dalla sua schiavitù? Se vuole fare ciò deve abbattere il dominio della borghesia! Con la borghesia non sono possibili compromessi o accordi. Questi, anche se stipulati, non sono altro che dei compromessi che la borghesia utilizza a proprio comodo per tenere buone le masse in attesa del momento buono per azzerare tutte le sue concessioni. Che ne è stato della Costituzione borghese del 1948? Essa, un mero compromesso (che del resto ratificava il potere della classe dominante borghese e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo) tra il proletariato e la borghesia, non è forse stata stracciata dalla borghesia in camicia nera? Che fine hanno fatto i diritti conquistati dal movimento operaio con anni di lotte? La conciliazione tra le classi ha prodotto, e mantenuto, qualche concreto risultato a vantaggio delle masse? No, ciò non è avvenuto. Stalin a questo riguardo disse: “Il proletariato non potrà giungere al socialismo attraverso la conciliazione con la borghesia: esso deve porsi necessariamente sulla via della lotta, e questa lotta deve essere la lotta di classe, la lotta di tutto il proletariato contro tutta la borghesia. O la borghesia col suo capitalismo, o il proletariato col suo socialismo! Ecco su che cosa deve fondarsi l'azione del proletariato, la sua lotta di classe”.
Ciò che occorre, dice giustamente il compagno Scuderi riprendendo quanto affermato dai maestri Marx ed Engels, è spazzare via il capitalismo e dare il potere alla classe operaia. Il problema non è quindi eliminare questo o quell’oppressore. Gli Hitler e i Mussolini, così come i Berlusconi ed i Marchionne non piovono dal cielo. Essi sono il prodotto inevitabile del sistema economico capitalistico. Non serve a nulla ed è anzi controproducente per il proletariato condurre azioni individualiste di stampo anarcoide per eliminare i singoli. La lotta di classe è una lotta che deve essere condotta a viso aperto dalle masse alla cui avanguardia è posta la classe operaia. La lotta di classe è l’unico modo con cui il proletariato potrà liberarsi delle proprie catene. Stalin disse: “la vittoria del proletariato sarà al tempo stesso dominio sulla borghesia vinta, poiché, durante lo scontro delle classi, la sconfitta di una classe significa il dominio dell'altra, la prima fase della rivoluzione socialista sarà il dominio politico del proletariato sulla borghesia ”.
Come Marx ed Engels, che erano soltanto in due, seppero squarciare le tenebre della borghesia accendendo la rossa fiamma del socialismo così ciascuno di noi può e deve trasformarsi in un rosso pioniere, anche se oggi la rivoluzione non ha più il vento in poppa e il proletariato è meno sensibile alla lotta rivoluzionaria e al socialismo. Il nostro compito è fare comprendere al proletariato che con il potere politico ha tutto e senza il potere politico non ha niente.
Il PMLI, nel 1993 come oggi, è l’unico vero riferimento autenticamente marxista-leninista, l’unico partito schierato dalla parte del proletariato, delle masse e degli oppressi. Come ha scritto il compagno Scuderi, il proletariato deve prendere coscienza che solo il socialismo può cambiare l’Italia e dare il potere politico al proletariato. Questo è il passaggio fondamentale affinché tutto cambi ideologicamente, politicamente e organizzativamente nel proletariato italiano e nell’intera sinistra sociale, e quindi nel rapporto delle masse rivoluzionarie col PMLI. Ricordiamoci a questo riguardo della celebre affermazione del presidente Mao che rappresenta e rappresenterà sempre la parola d’ordine di ogni autentico rivoluzionario: “Chi non ha paura di morire di mille ferite osa disarcionare l'imperatore ”.

18 giugno 2014