Faceva parte del governo Monti
Arrestato l'ex ministro Clini
E' accusato di essersi impossessato di 54 milioni di fondi stanziati per l'Iraq. Indagato anche per associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio

Con l'accusa di peculato, il 26 maggio l'ex ministro dell’Ambiente del governo Monti, Corrado Clini, è stato arrestato su ordine della Procura di Ferrara. Con lui ai domiciliari è finito anche Augusto Calore Pretner, ingegnere padovano. Secondo l’ordinanza, emessa dal gip Piera Tassoni, i due hanno sottratto almeno 3 milioni e 400mila euro da un finanziamento ministeriale di 54 milioni destinato al progetto “New Eden” in Iraq e finanziato con il sostegno internazionale.
Secondo il Gip l’ex ministro e gli altri indagati “hanno messo in atto un complesso e sofisticato meccanismo, preordinato all’appropriazione di denaro pubblico, conseguendo ingenti profitti”.
Una parte di questo denaro, circa tre milioni e duecentomila euro, furono distratti dall’ex ministro tra il 2007 e il 2011, quando ricopriva il ruolo di direttore generale del ministero.

L'inizio dell'inchiesta
Clini, in qualità di ex direttore generale del ministero dell’Ambiente dal 1991 al 2011, era iscritto nel registro degli indagati fin dall’ottobre 2013. Le indagini, condotte dalla Guardia di finanza di Ferrara, sono durate quasi un anno e sono iniziate con l’individuazione di un flusso di false fatturazioni provenienti da una società cartiera con sede in Olanda, a favore della Med Ingegneria srl, studio ferrarese i cui vertici da luglio 2013 risultano indagati per una frode fiscale da un milione e mezzo di euro. Agli indagati vengono sequestrati beni per 330mila euro e dagli accertamenti successivi salta fuori che le fatture di Med Ingegneria facevano capo a due organizzazioni non governative con sede negli Stati Uniti, la Nature Iraq (cui partecipava lo Studio Galli Ingegneria di Padova di cui è socio Pretner) e Iraq Foundation. Sono le due organizzazioni non governative (ong) che nel 2003 stipularono un accordo bilaterale con gli uffici del ministero dell’Ambiente, poi rinnovato nel 2008 per altri cinque anni. Obiettivi del programma di cooperazione erano il ripristino ambientale e il controllo dei fenomeni di piena e gestione integrata dei bacini idrografici del Tigri e dell’Eufrate. Di quella attività però il nucleo di polizia tributaria non ha trovato alcun riscontro. Per quel progetto le due ong chiesero 57 milioni all’Ambiente, ottenendone 54.

Il sistema Clini
Ma alla fine di questa girandola gli inquirenti hanno accertato che tra settembre 2007 e gennaio 2011 una buona parte di quella somma è finita in un conto cifrato in Svizzera “denominato 'pesce' e direttamente riconducibile ai due arrestati”. Per questo gli inquirenti parlano di “grossi elementi probatori a carico” degli indagati. Sono riusciti a ricostruire tutti i passaggi di denaro attraverso tre continenti e hanno accertato che una parte dei soldi del ministero, incassati da Nature Iraq, venivano accreditati su un conto ad Amman in Giordania, per poi partire in direzione dell’Olanda, verso la società Gbc attraverso un vorticoso giro di false fatturazioni. La Gbc, dopo aver trattenuto una “commissione” del 5% depositava tutto nei paradisi fiscali delle Isole Vergini e dei Caraibi. Da qui il malloppo, decurtato di un altro 2%, ripartiva per la Svizzera per essere depositato “in conti correnti di prestanome denominati 'pesce', 'sole' e 'schiavo' ma direttamente riconducibili agli indagati”.
Coinvolta anche la moglie
Ma non è tutto. Perché l'ex ministro Clini, il giorno dopo l'ordinanza di arresto notificatogli dalla procura di Ferrara, ha ricevuto un nuovo avviso di garanzia da parte della Procura di Roma che lo accusa di far parte di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio nell'ambito dell'inchiesta inerente la gestione a dir poco torbida del grande flusso di milioni stanziati dal ministero e utilizzati per finanziare progetti riqualificazione ambientale all’estero tra cui Cina e Montenegro affidati a ditte italiane previo pagamento di tangenti.
Oltre all’ex ministro, sono indagate altre 4-5 persone tra cui la moglie di Clini, Martina Hauser, assessore comunale a Cosenza (giunta di “centro-destra”) la quale negli ultimi otto anni grazie proprio a suo marito Clini ha realizzato oltre 120 progetti nell'ambito degli accordi bilaterali per la protezione dell'ambiente e la promozione dello sviluppo sostenibile, di cui la dottoressa Hauser seguiva personalmente lo sviluppo e la realizzazione, inclusi gli aspetti tecnici e economico-finanziari.
L’indagine capitolina, coordinata dal sostituto procuratore Alberto Galanti, punta a scoprire tutto il vorticoso giro di mazzette che gira dietro le commesse (per la sola in Cina sarebbero stati elargiti circa 200 milioni). Durante le perquisizioni, effettuate nelle stesse ore dell’arresto di Clini, le Fiamme gialle hanno sequestrato molti documenti definiti “interessanti” negli uffici e nell’abitazione dell’ex ministro. Le indagini riguardano un arco temporale ampio, salendo a ritroso nella gestione dei progetti anche di alcuni anni. Per quanto riguarda le operazioni per il Montenegro chi indaga calcola in almeno 14 milioni di euro i fondi stanziati in favore di imprenditori.
 
La scalata all'Ambiente
Prima di essere nominato ministro il 16 novembre 2011 nel governo Monti, Clini per venti anni ha diretto tutti i suoi loschi traffici comodamente seduto sulla poltrona di direttore generale del ministero dell'Ambiente. La strada per la scalata ai piani alti del dicastero di via Cristoforo Colombo gli fu spianata fin dal 1989 dal suo padrino politico Gianni De Michelis con l'allora ministro Giorgio Ruffolo. Per quasi un quarto di secolo Clini ha tenuto i cordoni della borsa del ministero e ha gestito centinaia di progetti di bonifica e cooperazione per svariati miliardi di euro in tutto il mondo tra cui figurano anche Cina, Brasile e Usa. E se si pensa che solo quelli in Montenegro e Sudamerica, su cui indaga la procura di Roma, valgono 214 milioni, è facile immaginare che il peculato di cui deve rispondere è ben più alto di quanto fin qui scoperto dagli investigatori.
Medico del lavoro specializzato in igiene e sanità pubblica, Senior research fellow a Harvard, Clini dopo la guida del dicastero, è tornato a ricoprire l’incarico di direttore generale per lo Sviluppo sostenibile, il clima e l’energia sempre al dicastero dell'Ambiente.
 
“Corrado è un uomo nostro”
Noto per le sue posizioni a favore del nucleare e degli ogm, da ministro ha gestito il naufragio della Costa Concordia, l’emergenza rifiuti a Roma e la scandalosa vicenda dell'Ilva di Taranto tentando più volte di insabbiare l'inchiesta su cui aleggiano sempre più inquietanti le intercettazioni a carico di Girolamo Archinà, il grande corruttore per conto dei Riva, che nel 2010 disse al telefono “Corrado è un uomo nostro”. Clini ha sempre negato di essere lui quel Corrado. Ma agli atti dell'inchiesta di Taranto si sono aggiunte altre due telefonate che esigono quantomeno delle spiegazioni più credibili. Ivo Allegrini, ex direttore dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico del Cnr e poi consulente Ilva parlando con Archinà lo rassicura: “Ci pensa il nostro amico Corrado che adesso ha la delega su tutte le direzioni generali”. Infine in un'altra chiamata Allegrini si accerta se il gruppo dirigente Ilva era stato informato degli interessi “dell'amico Corrado” in Brasile.
Ad aprile 2012 ha presentato al Cipe il Piano nazionale di riduzione delle emissioni di anidride carbonica e, insieme con i ministri Corrado Passera e Mario Catania (Politiche Agricole), la riforma degli incentivi alle energie rinnovabili.
 
Disastri ambientali e conflitto di interessi
Ma a Venezia, dove iniziò nel 1978 a tessere, giovane PSI, la rete di conoscenze, lo ricordano per le migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi sversati alla fine degli anni Ottanta in Libano da aziende lombarde e che stavano rientrando a Marghera con la nave Jolly Rosso. Clini rassicurava tutti: “Bruciando due copertoni si provocherebbero danni maggiori”. Nel gennaio del 1990 accompagnò l'allora ministro Ruffolo nell'area Acna di Cengio, Savona industriale: i rifiuti dell'azienda di coloranti sono riemersi in queste stagioni nel Casertano di Gomorra. “Non esiste alcun ritardo nei lavori”, disse il dirigente sulla bonifica in corso. La chiusura lavori è prevista per quest'anno, ne sono passati ventidue. Da direttore generale, Clini ha gestito i 300 miliardi di lire per il risanamento dell'area Enichem di Manfredonia e nel 1993 ha dato corpo al suo curriculum di conflitti di interesse entrando nel consiglio di amministrazione dell'Enea, che da lì a poco avrebbe preso in carico diversi controlli ambientali. Nel 1996 la procura di Verbania lo ha indagato per l'inquinamento prodotto dall'inceneritore della svizzera Thermoselect. I vertici dell'azienda vennero condannati in Cassazione per lo sversamento di cianuro nei torrenti vicini, il direttore Clini — difeso dall'avvocato Taormina — chiese e ottenne di trasferire il processo al Tribunale di Roma che archiviò tutto. Nel 2007 l'ex ministro è stato pubblicamente sbugiardato da padre Alex Zanotelli, comboniano in missione in Kenya per i 721 mila euro pubblici anticipati a una società italiana, la Eurafrica, per il risanamento di trenta ettari di veleni. Durante lo studio di fattibilità si scoprì che il direttore della società era in realtà un mercante d'armi e il progetto da 30 milioni non andò avanti. Da ministro dell'Ambiente Clini ha favorito la società Sogesid utilizzata per le bonifiche la quale nel 2011 ha assegnato ben 203 consulenze esterne per un costo di 4,5 milioni di euro.
Altro che “ridare fiducia e moralità al Paese”!
Se il “sistema Clini” è andato avanti per un quarto di secolo è grazie anche alle inconfessabili coperture politiche e istituzionali di cui ha goduto l'ex ministro. Ciò conferma che tutto il sistema economico capitalistico e tutte le sue sovratture statali, istituzionali e politiche sono marce e corrotte fino al midollo e non è certo con un cambio di persone o una “rottamazione” che si può estirpare questo cancro.

18 giugno 2014