Gasparri (FI) a processo per peculato
“Prese 600 mila euro dal PDL”. Verrà processato anche l'ex ministro Pecoraro (Verdi) per scambio di favori con imprenditori

 
Il politicante borghese - nonché fascista ormai ripulito - Maurizio Gasparri (FI) è stato rinviato a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare di Roma Cinzia Parasporo lo scorso 16 aprile con l’accusa di peculato, per essersi appropriato di 600.000 euro destinati all’allora gruppo PDL che invece il senatore di Forza Italia utilizzò per stipulare un contratto assicurativo - una polizza vita “Bnl Private Selection” - per fini strettamente personali: la prima udienza del dibattimento si terrà il 1° ottobre prossimo presso la decima sezione penale del Tribunale di Roma.
Secondo l’accusa Gasparri - quando era presidente del gruppo PDL al Senato ed approfittando di tale funzione - si sarebbe appropriato di 600.000 euro utilizzandoli nel marzo 2012 per la stipula di una polizza vita a suo nome, indicando come beneficiari in caso di morte i suoi eredi legittimi.
Nel febbraio del 2013 poi dovette riscattare la polizza - ottenendo dalla compagnia assicuratrice 610.697,68 euro per gli interessi maturati in poco meno di un anno - e, a seguito di specifiche e pressanti richieste della direzione amministrativa del PDL che si era accorta dell’ammanco, versò i 600.000 euro nelle casse del partito con due bonifici di 300.000 euro ciascuno, il 20 febbraio 2013 e il 12 marzo 2013, trattenendo per sé la differenza costituita dagli interessi.
Anche se la somma è stata restituita, non vi è alcun dubbio che Gasparri abbia consumato il reato di peculato, che si perfeziona nel momento in cui chiunque abbia la disponibilità di denaro pubblico se ne impossessi a fini personali, cosa che non lascia dubbi nel caso in questione, perché nel corso di un anno (ma presumibilmente sarebbero stati molti di più se il senatore non fosse stato scoperto) il senatore si è messo in tasca senza colpo ferire oltre diecimila euro utilizzando tale denaro.
Gasparri ha reagito all’ordinanza di rinvio a giudizio del gup con una nota il cui contenuto farebbe addirittura sorridere se non si trattasse di un politicante borghese che fa i suoi porci comodi con il denaro pubblico, sostenendo di essersi “limitato a tutelare il gruppo parlamentare in previsione di una serie di contenziosi ai quali stava andando incontro”: per quanto ci si possa sforzare, rimane difficile pensare a come una polizza vita - i cui beneficiari sono lo stesso Gasparri in caso di vita e i suoi eredi in caso di morte - possa minimamente tutelare il gruppo parlamentare presieduto dallo stipulante, che evidentemente oltre ad aver tentato di beffare anche il suo stesso partito (ma gli è andata male) cerca disperatamente, da buon politicante borghese, di salvare la faccia davanti all’opinione pubblica, così come a cominciare dal prossimo ottobre tenterà di confondere le acque ai giudici romani.
A proposito di politicanti borghesi, mai come in questo caso vale il detto ‘mal comune mezzo gaudio’ riferito sia alla destra sia alla “sinistra” borghese: infatti nelle stesse ore in cui si decideva la sorte processuale di Gasparri anche l’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio (dei Verdi) è stato rinviato a giudizio, insieme a suo fratello e ad altre persone, dal gup romano Giulia Proto con l’accusa di finanziamento illecito dei partiti. La prima udienza dibattimentale è stata fissata per il prossimo 29 settembre, e nel processo l’ex ministro risponderà - insieme a suo fratello Marco, all’epoca senatore dei Verdi - alle accuse di avere ottenuto nel 2008 l’uso di un elicottero per un trasferimento, vacanze pagate e l’acquisto a prezzo agevolato di un terreno nella zona del lago di Bolsena in cambio di favori a vari imprenditori per la costruzione in quella zona di un agriturismo.
Marco Pecoraro Scanio poi dovrà rispondere in proprio anche dell’accusa di essere intervenuto, sempre nel 2008, per far ottenere un appalto per la bonifica di un terreno a Crotone per la società degli imprenditori Francesco Ferrara e Gualtiero Masini, anche essi rinviati a giudizio.
 

25 giugno 2014