Rinnovando la sua fiducia a Renzi
Marchionne: Spero che il mio modello sia adottato dalla “nuova Italia” e dalla “nuova Europa”
I passi fatti da Renzi vanno nella direzione giusta
Minaccia chi sciopera: “Macchiate l'immagine dell'Italia”

Elogi a Renzi e al suo governo, minacce agli operai che scioperano. Questo in estrema sintesi il succo delle ultime affermazioni dell'amministratore delegato della Fiat e del gruppo automobilistico FCA. Davanti alla platea veneziana della riunione del Consiglio per le relazioni Italia-Usa, Marchionne si è autoproclamato portatore di un nuovo modello economico-sociale per l'Italia e per l'Europa. Niente di nuovo, ovviamente, ma solo la riproposizione di quelle relazioni di stampo mussoliniano che ha instaurato nelle sue fabbriche, quel famigerato “modello Marchionne” fin da subito appoggiato dai sindacalisti crumiri Bonanni e Angeletti che quando lo accettarono lo giustificarono come transitorio e specifico per la realtà di Pomigliano e che invece, com'era prevedibile, è diventato un modello da seguire per tutti i padroni, e addirittura adesso Marchionne lo vorrebbe esportare all'intera Italia ed Europa.
Un modello, tanto per rinfrescarsi la memoria, che si rifà direttamente alle relazioni industriali del ventennio fascista che prevedono, oggi come allora, un sindacato corporativo che abbia come unico scopo quello di incanalare i lavoratori alla più completa subordinazione verso il proprio padrone in fabbrica, favorendo e collaborando così al loro stesso sfruttamento, con lo scopo di aiutare e sostenere la borghesia italiana e il suo Stato nella guerra economica ( ma all'occorrenza anche militare) con gli altri Paesi. Le organizzazioni che non sono d'accordo vengono espulse dall'azienda e alla prima occasione, anche i lavoratori che non si piegano ai diktat padronali.
Lo stesso Ad rivela che la Fiat è uscita da Confindustria per “liberarsi dei rimasugli dei contratti nazionali”, per parlare direttamente con i “nostri” sindacati (quelli che dicono sempre sì) e ai lavoratori, evidentemente da una posizione di maggiore forza. Questa rottura - afferma senza modestia - ha creato un nuovo sistema di relazioni sindacali “che ci auguriamo possa servire da modello per una nuova Italia e per una nuova Europa”. E qui entra in scena il suo compare Renzi. Per Marchionne il Berlusconi democristiano del PD ha tutte le caratteristiche per portare avanti la sua “filosofia” nelle istituzioni italiane ed europee, grazie alle sue caratteristiche autoritarie e fasciste di “uomo forte che parla direttamente al popolo” come lui ai suoi operai.
Dopo l'appoggio del presidente di Confindustria Squinzi, Renzi incassa anche quello di Marchionne, il che dovrebbe far riflettere quella parte di elettorato di sinistra che in buona fede ripone ancora fiducia nel presidente del Consiglio. Del resto i due sono sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda e alcuni piccoli screzi iniziali non hanno intaccato la loro attrazione reciproca. “Dell'articolo 18 me ne può fregà di meno”, “io sto con Marchionne” sono solo alcune eloquenti affermazioni di Renzi. “Bisogna appoggiare il governo Renzi”, “Renzi ha detto esattamente quello che volevo sentire”, gli ha fatto eco Marchionne.
Tutt'altro tono invece quello usato nei confronti dei lavoratori della Maserati, da lui definiti “colleghi”. Chissà cosa avranno in comune chi si ammazza di lavoro e prende uno stipendio di poco superiore a 1000 euro con chi guadagna 6 milioni di euro all'anno? I lavoratori dello stabilimento di Grugliasco hanno avuto la colpa di aver osato scioperare contro i durissimi ritmi di produzione ma la contestazione organizzata dalla Fiom a suo dire è ovviamente “incomprensibile, irrazionale e ingiustificata” e “non ha offerto dell’Italia l’immagine che - Marchionne e Renzi - vorrebbero portare nel mondo, quella di un Paese serio e di grande valore”. Chiude la sua lettera cercando di mettere i lavoratori gli uni contro li altri e minacciando apertamente i promotori dello sciopero.
Vergognoso è l'aggettivo più adatto per descrivere la risposta della Cisl che si è subito gettata ai piedi del padrone respingendo le accuse poiché il sindacato di Bonanni, effettivamente, ha sempre detto sì alla Fiat ed è stata più esplicità di Marchionne accusando la Fiom di “comportamento irresponsabile”(sic). Più cauta la Uil, anch'essa pronta a obbedire al capo della Fiat ma a cui chiede dignità e rispetto, anche economico, verso i lavoratori. Insufficiente e sulla difensiva la reazione della Fiom, sia a livello aziendale e soprattutto per bocca di Landini.
Nella sua lettera di risposta alle dure critiche di Marchionne agli ultimi scioperi in Maserati il segretario dei metalmeccanici non risponde per le rime e si spende sopratutto per far capire che la Fiom non è poi quel sindacato così intransigente come viene dipinto, ed è anzi propenso alla trattativa (nonostante l'atteggiamento di Marchionne). La sua lettera si chiude con una frase che non fa presagire niente di buono e che per certi versi riecheggia gli slogan di Marchionne e Renzi: "è' necessario che si scriva una storia nuova. Vivere nel passato è un errore che nessuno può permettersi e, di sicuro, che la Fiom non vuole commettere".
 
 
 

25 giugno 2014