I trotzkisti de “il manifesto” esaltano il loro Maestro Ingrao

“il manifesto” del 30 marzo ha celebrato il 99° compleanno di Pietro Ingrao dedicandogli due intere pagine di esaltazione della sua figura di vecchio maestro di tutti i trotzkisti italiani, firmate dal trotzkista castrista Aldo Garzia e dal veltroniano Goffredo Bettini. Non a caso viene definito dal quotidiano trotzkista “un maestro per molte generazioni”, “un esploratore senza confini”, un “leader anomalo”, “un profeta del futuro”, e così via: appellativi agiografici che mirano a sottolineare la “diversità” del suo percorso biografico rispetto agli altri leader storici dell'ex PCI revisionista, pur appartenendo interamente alla storia di quel partito fagocitato dalla borghesia.
Un percorso che da buon trotzkista lo ha visto infatti coltivare spesso un atteggiamento individualistico eterodosso di “sinistra” rispetto alla linea ufficiale di quel partito, e tuttavia rimanervi dentro anche dopo l'espulsione nel 1969 dei suoi seguaci e allievi del gruppo de “il manifesto” capeggiati da Rossanda e Pintor, e perfino oltre lo stesso scioglimento del PCI, fino cioè al 1993 quando si era già trasformato da tempo nel PDS di Occhetto. E dopo aver accettato prestigiosi incarichi al vertice delle istituzioni borghesi, come quello di presidente della Camera dei deputati dal 1976 al 1979, ed aver partecipato attivamente ai tentativi di controriforma della Costituzione assumendo la presidenza del Centro per la riforma dello Stato (Crs), fra l'altro in piena epoca craxiana e piduista.
Un atteggiamento il suo sempre all'insegna dell'individualismo e dell'opportunismo trotzkista e piccolo borghese, insomma, che non ha cambiato nemmeno dopo l'abbandono del PDS, diventando il punto di riferimento di Rifondazione trotzkista del falso comunista Bertinotti e poi di SEL del narcisista liberale Vendola. I suoi individualismo e opportunismo si sono semmai ancor più accentuati in vecchiaia, assumendo venature decadentistiche (le ambizioni poetiche) e perfino misticheggianti (la fascinazione per la vita monastica, come per Bertinotti). E come per Bertinotti i suoi individualismo e opportunismo sono approdati a una sorta di “comunismo utopistico”, nato dal rinnegamento del marxismo-leninismo e della storia del socialismo nell'Urss di Lenin e Stalin e nella Cina di Mao, da lui accusati - un ex fascista - di essere la fonte degli “orrori del Novecento” al pari del nazifascismo.
Non si capisce perciò in cosa Ingrao sarebbe “un maestro” per le generazioni attuali, semmai un maestro totalmente negativo. Se invece ci si riferisce ai trotzkisti de “il manifesto” e a tutti i falsi comunisti e liberali che pullulano nella “sinistra” borghese, dal PD a SEL, allora hanno ragioni da vendere a festeggiarlo come il loro più vecchio maestro ancora vivente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

2 luglio 2014