Con lo “Sblocca Italia”
Renzi saccheggia il territorio e l'ambiente
Le grandi opere costituiscono un enorme regalo a Enel, Edison, Terna, Consorzio Venezia Nuova

Con il decreto “Sblocca Italia” annunciato da Matteo Renzi all'inizio di giugno al Festival dell’Economia di Trento il Berlusconi democristiano italiano si propone, almeno secondo la sua propaganda, un impegno grandioso, ossia di completare quelle opere pubbliche ferme da anni, quindi strade, ponti, ferrovie e immobili incompiuti, e a tale scopo ha invitato i sindaci a preparare elenchi di tali infrastrutture da sottoporgli. Eppure non c’era bisogno di scomodare i sindaci per sapere quali siano le principali opere pubbliche incompiute, perché lo ha fatto già da tempo il Nimby forum (gestito dall’associazione no profit Aris e sostenuto dai colossi Enel, Edison e Terna che hanno interessi giganteschi nello sbloccare le opere) individuandone 372, e in tale censimento rientrano numerosi impianti bloccati non dalla burocrazia bensì dalla contestazione delle popolazioni locali, quali rigassificatori, termovalorizzatori, tratte ad alta velocità, discariche.
Renzi poi ha sì fatto riferimento a opere da completare, ma non ha fatto alcun cenno alla realizzazione di altre opere - mai iniziate e neanche progettate eppure indispensabili e richieste dalle comunità locali - come gli indispensabili interventi volti alla riduzione del rischio idrogeologico, dal momento che il costo che la collettività deve sostenere per frane, smottamenti e allagamenti è altissimo e ben superiore a quello da sostenere per gli interventi preventivi. A partire dal 2008 i fondi messi a disposizione per la manutenzione ordinaria del territorio sono diminuiti del 71 per cento (da 551 a 159 milioni) e comunque, anche quando i soldi per i finanziamenti sono stanziati, essi non vengono concretamente spesi, dal momento che da più di quattro anni sono disponibili 2,1 miliardi per interventi di manutenzione straordinaria ma il 78% delle risorse (1,6 miliardi) è fermo e dei 1.700 cantieri previsti ne sono stati avviati solo 600.
Per le opere da realizzare è chiara l’intenzione del Governo di scavalcare gli ostacoli posti dalle popolazioni locali con i loro comitati per la difesa del territorio, perché dovranno essere i singoli comuni a segnalargli infrastrutture e progetti bloccati, cosicché dei commissari possano, da Roma, trovare un modo per superare quegli impedimenti che tolgono agli imprenditori di turno, compagni di merende dei politici locali, la possibilità di intervenire. Inoltre per ridurre al minimo gli intoppi saranno drasticamente limitati i pareri tecnici e le autorizzazioni per le opere, ridotti i poteri di opposizione delle soprintendenze ai beni ambientali e archeologici e diminuiti i motivi per i quali i cittadini possano ricorrere al TAR: “sarà un meccanismo di moral suasion” dice infatti Renzi, ossia un meccanismo propagandistico volto a tappare la bocca a tecnici, geologi, biologi, archeologi e magistrati amministrativi da una parte e volto altresì a convincere una parte della popolazione mentre per chi protesta ci sarà il manganello dall’altra, lezione quest’ultima già impartita negli ultimi anni e diversi luoghi d’Italia dai governi precedenti, ma che ora - complice il lessico anglosassone - viene presentata dall’impulsivo autore di ‘Stil novo’ come una “rivoluzione culturale eccezionale”.
E così in Campania i cittadini di Chiaiano, Pozzuoli, Castagnaro, Caserta, Battipaglia e Salerno saranno convinti con le buone o con le cattive ad accollarsi le discariche, quelli di Salerno, Oliveto Citra, Ponticelli e Caserta i termovalorizzatori, quelli di Capua un gassificatore e quelli di Eboli una centrale a biomasse, come i cittadini di Cepagatti in Abruzzo dovranno accogliere la centrale a biomasse e quelli lombardi di Bosco Stella dovranno dare il benvenuto a una discarica.
Renzi ovviamente fa un grosso regalo a imprese come Enel, Edison e Terna che hanno tutto l’interesse a sbloccare opere come impianti a biomasse e termovalorizzatori, e ad altre realtà economiche come il famigerato Consorzio Venezia Nuova che gestisce e specula sulla costruzione del Mose, la quale tutto si può dire tranne che fosse amministrato nell’interesse dei veneziani, come la recente inchiesta giudiziaria dimostra ampiamente: Con il suo decreto Renzi si propone insomma di favorire i grandi gruppi industriali e contemporaneamente di tappare la bocca a geologi, ingegneri, funzionari delle soprintendenze, magistrati amministrativi e cittadini delle comunità locali completando ed anzi inasprendo quello scempio dell’ambiente e del territorio che ingrassa le consorterie capitaliste che aumentano - con sempre minori freni giuridici - i loro profitti.
Insomma, lo ‘Sblocca Italia’ va smascherato, agli occhi delle masse popolari che richiedono opere concrete sul territorio a salvaguardia dell’ambiente e della qualità della vita, come l’ennesimo specchietto per le allodole agitato nell’interesse del capitale dal governo Renzi, e va altresì violentemente denunciato come l’ennesima presa in giro per le masse popolari, in quanto si risolverà nel completamento di opere dannose per i territori (ma utili per i capitalisti) e nell’omissione di opere utili (ma evidentemente per gli stessi poco redditizie), un vero e proprio danno da saccheggio al quale si aggiungerà anche la beffa, perché viene addirittura presentato agli italiani come politica di sviluppo!
 

2 luglio 2014