Su acqua, rifiuti, pedaggi autostradali, trasporti urbani, gas e luce
Tartassate da dieci anni le masse popolari

 
Negli ultimi 10 anni (2003-2013), denuncia l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, le tariffe dei principali servizi pubblici presenti in Italia hanno subito degli aumenti record: l’acqua dell’85,2%, i rifiuti dell’81,8%, i pedaggi autostradali del 50,1%, i trasporti urbani del 49,6% e il gas del 47,2% energia elettrica 43,4%. Dati che, se ce ne era bisogno, documentano il massacro sociale che ha causato l'impoverimento delle famiglie operaie e popolari, le prime a sopportare il peso della crisi economica capitalistica, scaricata sulle loro spalle dai vari governi in carica nel suddetto periodo e non solo.
Tra le 10 voci prese in esame in questa analisi, solo i servizi telefonici hanno subito una diminuzione del 15,9%. Sempre nel periodo considerato, l’inflazione, invece, è aumentata del 23,1%.
“Gli aumenti del gas – segnala il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – hanno sicuramente risentito del costo della materia prima e del tasso di cambio, mentre l’energia elettrica dell’andamento delle quotazioni petrolifere e dell’aumento degli oneri generali di sistema, in particolare per la copertura degli schemi di incentivazione delle fonti rinnovabili. I trasporti urbani, invece, hanno segnato gli aumenti del costo del carburante e quello del lavoro. Preoccupa invece - continua Bortolussi - il boom registrato dall’asporto rifiuti. Nonostante in questi ultimi sei anni di crisi economica sia diminuita la produzione di rifiuti e sia aumentata la raccolta differenziata, le famiglie e le imprese hanno subito dei rincari ingiustificati”.
I forti aumenti registrati dalle bollette dell’acqua e dai biglietti ferroviari, afferma Bortolussi, rimangono comunque fra le più basse d’Europa. Come se questo ci consolasse dal salasso subito.
L'analisi della CGIA rileva che molti rincari sono stati condizionati anche, e qualche volta soprattutto, dall’aggravio fiscale. Ma non può fare a meno di ammettere che “nonostante i processi di liberalizzazione avvenuti in questi ultimi decenni abbiano interessato gran parte di questi settori, i risultati ottenuti sono stati poco soddisfacenti. In linea di massima oggi siamo chiamati a pagare di più, ma la qualità dei servizi non ha subito miglioramenti sensibili”.
L’ultima parte dell’analisi elaborata dall’Ufficio studi della CGIA ha preso in esame l’aumento delle tariffe registrato da alcune voci nel periodo intercorso dall’anno di liberalizzazione e privatizzazione fino al 2013. Ebbene, le assicurazioni sui mezzi di trasporto sono aumentate del 197,1% (4 volte in più dell’inflazione), i pedaggi autostradali del 62,7% (1,7 volte in più dell’inflazione), i trasporti ferroviari del 57,4% (1,7 volte in più dell’inflazione), il gas del 53,5% (2,3 volte in più dell’inflazione), mentre i servizi postali hanno subito un incremento del 37,8% pressoché uguale a quello registrato dall’inflazione. Solo i servizi telefonici hanno subito una riduzione dei prezzi: -18,8%, contro un aumento dell’inflazione del 38,5%.
Per questo nelle sue conclusioni Bortolussi, a nome dei capitalisti italiani, si preoccupa di precisare che “noi non siamo a favore di un’economia controllata dal pubblico. Ci permettiamo di segnalare che le liberalizzazioni hanno portato pochi vantaggi nelle tasche dei consumatori italiani. Anche perché in molti settori si è passati da un monopolio pubblico ad un regime oligarchico che ha tradito i principi legati ai processi di liberalizzazione” E si raccomanda al Berlusconi democristiano Renzi di “monitorare con molta attenzione quei settori che prossimamente saranno interessati da processi di deregolamentazione. Non vorremmo che tra qualche anno molti prezzi e tariffe, che prima dei processi di liberalizzazione/privatizzazione erano controllati o comunque tenuti artificiosamente sotto controllo, registrassero aumenti esponenziali con forti ricadute negative per le famiglie e le imprese”. Non certo perché commosso da tanta povertà in crescita ma preoccupato più di una profonda e prolungata diminuzione dei consumi.
Nel frattempo, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha deciso di far scattare dal primo luglio 2014 le nuove tariffe di luce e gas. È previsto un calo per il gas del 6,3%, con un risparmio di 73 euro su base annua (sic!), mentre resta invariata, e salata, la bolletta dell'energia elettrica. Tuttavia, precisa l'Autorità, che parte dei benefici in termini di riduzione della bolletta saranno controbilanciati dagli aumenti attesi con riferimento al trimestre ottobre-dicembre, come sempre accade per i maggiori consumi legati alla stagione invernale. Un vero raggiro che serve solo ad indorare l'amara pillola alle masse operaie e popolari: la nuova gabella sui servizi erogati è solo rinviata.

23 luglio 2014