Denuncia della Rete per il disarmo
L'Italia prima fornitrice di armi di Israele
Anche armi italiane nel genocidio sionista a Gaza

 
Le responsabilità dei governi italiani, fino a quello del Berlusconi democristiano Renzi, nell'oppressione, persecuzione e genocidio del popolo palestinese sono molto gravi e ripetute nel tempo: l'appoggio politico e il criminale e omertoso silenzio davanti al massacro perpetrato nelle ultime settimane dallo Stato nazista e sionista d'Israele si sommano ai lucrosi affari dei potenti signori delle armi italiani, protetti dai diversi accordi commerciali intercorsi fra i due Stati che posizionano l'Italia come primo Paese fornitore di armi Ue di Israele
I dati dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e Difesa (Opal, associazione Onlus nata nel 2004, promossa da diverse realtà dell’associazionismo bresciano e nazionale) documentano affari grondanti sangue: l’Italia supera Francia e Germania messe insieme nell’export di armi verso Israele, anzi, da sola quasi eguaglia Francia, Germania e Regno Unito.
“Si tratta - spiega Giorgio Beretta, analista dell’Opal - di oltre 470 milioni di euro di autorizzazioni per l’esportazione di sistemi militari rilasciate nel 2012 (dati del XV Rapporto UE sul controllo delle attrezzature militari) ed oltre 21 milioni di dollari di armi leggere vendute dal 2008 al 2012 (dati Comtrade)”. In percentuale, oltre il 41% degli armamenti regolarmente esportati dall’Europa verso Israele sono italiani. Secondo l’Osservatorio, solo negli ultimi tre anni si parla di 3,4 milioni di euro, a cui vanno aggiunti oltre 11,2 milioni di armi leggere non militari (difesa personale, sport, caccia), prodotte ed esportate per l’82% (cioè 9,2 milioni di euro) dal solo distretto di produzione bellica di Brescia e Val Trompia. Tra le imprese coinvolte vi sono Simmel Difesa, Beretta, Northrop Grumman Italia, Galileo Avionica, Oto Melara ed Elettronica spa.
“Nel maggio 2005, durante il terzo governo Berlusconi – continua Beretta – l’Italia ha ratificato un 'Accordo generale di cooperazione tra Italia e Israele nel settore militare e della difesa'. che definisce la cornice della cooperazione militare in diversi aspetti (misure gli scambi nella produzione di armi, trasferimento di tecnologie, formazione ed addestramento, manovre militari congiunte e ‘peace keeping‘), ma l’intento principale è quello di facilitare la collaborazione dell’industria per la difesa italiana con quella israeliana. A tale accordo ne ha fatto seguito un altro: si tratta dell’accordo firmato nel 2012, durante il governo Monti, per la fornitura ad Israele di velivoli per l’addestramento al volo e dei relativi sistemi operativi di controllo del volo, ed all’Italia di un sistema satellitare ottico ad alta risoluzione per l’osservazione della Terra (OPTSAT -3000) e di sottosistemi di comunicazione con standard Nato per alcuni velivoli dell’AMI”.
Quindi, l’Italia “non solo esporta ma anche importa armi da Israele, che negli ultimi due anni hanno superato il valore complessivo di 50,7 milioni di euro, la qual cosa ne fa il quarto fornitore del nostro ministero della Difesa”, conclude Beretta.
Di fronte a queste cifre la Rete Italiana Disarmo, che raggruppa le principali organizzazioni italiane impegnate sui temi del disarmo e del controllo degli armamenti, con un appello chiede che “Il governo italiano sospenda immediatamente l’invio di armi e sistemi militari a Israele e si faccia promotore di una simile misura presso l’Unione europea”.
L’ultimo esempio in ordine di tempo della lucrosa “collaborazione strategica” Italia-Israele risale a pochi giorni fa: durante il genocidio nazista nella striscia di Gaza, il gruppo italiano Alenia-Aermacchi (gruppo Finmeccanica) consegnava a Tel Aviv due M-346: “due aerei addestratori – spiega Francesco Vignarca, coordinatore nazionale di Rete Disarmo – e come tali sono stati venduti e acquistati, ma sappiamo dalle loro schede tecniche che possono essere anche configurati come bombardieri leggeri”. La consegna dei due velivoli è la prima trance di una commessa di 30 aerei frutto dell’accordo sopra citato del 2005.
“Risulta quindi fondata e concreta la preoccupazione che materiale d'armamento prodotto nel nostro Paese possa contribuire a rendere ancora più grave la situazione di un conflitto pluri-decennale e mai rimarginato - continua l'appello -. Tutto ciò avviene in aperto contrasto con la nostra legislazione relativa all'export di armamenti, che prevede (proprio nel suo primo articolo fondamentale della legge 185/90.) l’impossibilità di fornire armamenti a Paesi in stato di conflitto armato o i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'UE o del Consiglio d'Europa, e attribuisce al Ministero degli Esteri la facoltà di decisione sulle esportazioni di armamenti (tramite l’UAMA, Unità per le autorizzazioni dei materiali d’armamento)”.
Infine, la Rete chiede al Ministro Federica Mogherini “una decisione veloce e chiara in merito alla fornitura degli M346, che impedisca agli armamenti italiani di rendersi complici in futuro di atti di guerra e di violazione dei diritti umani di popolazioni già duramente colpite da decenni di conflitto”.
Ma cosa ci possiamo aspettare da Renzi e Mogherini e dall'intero governo neofascista e imperialista con indosso elmetto e camicia nera, macchiata dal rosso sangue innocente palestinese, che avalla tali accordi e “rispetta” lucrosi e milionari accordi invece della vita e la sopravvivenza di un intero popolo? L'Italia è corresponsabile col governo nazista di Tel Aviv della strage perpetrata ai danni del popolo palestinese e insieme agli altri esponenti politici europei non si distingue dai carnefici di cui arma le mani.
È necessario pretendere dal governo Renzi che ritiri subito ogni appoggio militare e politico ad Israele per fermare l'invasione di Gaza e il genocidio del popolo palestinese. Al bando i criminali governanti sionisti, stracciamo gli accordi militari e commerciali.

30 luglio 2014