L'accusa è di concorso esterno in associazione camorristica e turbativa d'asta
Chiesto l'arresto del deputato FI Cesaro
“Patti con la camorra per appalti milionari”

Una vera e propria bufera si è scatenata sul deputato di Forza Italia ed ex presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro che ha portato, lo scorso mercoledì 23 luglio, all’arresto dei fratelli del parlamentare, i costruttori Raffaele ed Aniello, nonché dell’ex consigliere regionale dell’Udeur di Mastella, Nicola Ferraro, e dell’ex sindaco di Lusciano (un comune della provincia di Caserta) Isidoro Verolla. Le accuse lanciate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e condivise dal giudice per le indagini preliminari, Alessandra Ferrigno, sono concorso esterno in associazione camorristica e turbativa d’asta, per cui è stata chiesta la misura cautelare per Cesaro con il contemporaneo deposito della richiesta alla Camera, sulla quale dovrà pronunciarsi la Giunta per le autorizzazioni a procedere prima della chiusura estiva dei lavori parlamentari.
Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dai sostituti Antonello Ardituro, Giovanni Conzo, Marco Del Gaudio e Cesare Sirignano, riguardano due gare d’appalto svolte nel 2004, una per il Piano d’insediamento produttivo e l’altra per il centro sportivo dedicato al nuoto. Si tratta di gare pilotate unilateralmente dal famigerato e sanguinario clan dei Casalesi tramite il boss Luigi Guida: “quando Guida aveva già incontrato uno degli imprenditori – racconta uno dei pentiti - ed aveva iniziato a muovere i suoi contatti presso la amministrazione luscianese per garantire, nell’interesse del sodalizio, la futura aggiudicazione dei lavori del Piano agli imprenditori, interviene Nicola Ferraro che incontra Guida Luigi prospettandogli la disponibilità di altra impresa a garantire ai clan profitti ben maggiori di quelli che avrebbe potuto garantire l’imprenditore”. L’altra impresa di costruzioni concorrente e fiduciaria del clan è quella della famiglia Cesaro che non ha i necessari requisiti per aggiudicarsi l’appalto, ma che supera gli steccati della gara promettendo una cospicua percentuale ai Casalesi, esattamente il 7%, che sbaraglia d’un colpo la strenua concorrenza dei restanti imprenditori. Sarà uno scherzo, a quel punto, aggiudicarsi l’appalto, grazie anche al tramite fondamentale, tra la famiglia Cesaro e il clan, dell’ex consigliere regionale Nicola Ferraro.
Il Gip Ferrigno, nelle 329 pagine che contrassegnano l’ordinanza di custodia cautelare emessa contro il parlamentare di FI, tratteggia la figura di Luigi Cesaro nella vicenda: “ha partecipato ad un incontro con i vertici del sodalizio casalese: questo significa che ha inteso spendere in quella sede il proprio peso politico, la propria immagine pubblica; la sua presenza a quell’incontro non può avere alcuna altra plausibile spiegazione e perciò con la sua presenza ha inteso indirizzare i termini dell’accordo collusivo con la criminalità”. “L’operazione – continua il magistrato – è stata condotta in sinergia con i fratelli, quasi che ciascuno di essi abbia curato e sia intervenuto in momenti diversi dell’evolversi della vicenda in ragione delle proprie competenze e del “peso” personale di ciascuno”. La durezza dell’ordinanza si spinge oltre e racconta a che la campagna elettorale perseguita nel paese di origine, Sant’Antimo, in provincia di Napoli, da parte di Cesaro: secondo il collaboratore di giustizia ed ex imprenditore Gaetano Vassallo, il deputato FI aveva l’abitudine di tagliare una banconota da 50 euro in due pezzi, una la consegnava all’elettore al momento della promessa di voto, l’altra dopo, a scrutinio ultimato, se si accertava che la promessa era stata mantenuta. Lo stesso Vassallo chiarisce che Cesaro, molto legato al plurinquisito Giulio Di Donato (ex PSI e coinvolto nella Tangentopoli napoletana), abbia avuto un ruolo importante e decisivo nel passaggio della dirigenza e dei quadri della provincia di Napoli del PSI a Forza Italia, creando, con il tempo, una vera e propria corrente con Nicola Cosentino, anche lui arrestato, in una inchiesta dello scorso anno, per concorso esterno in associazione camorristica.
Un gruppo politico, quello di Cesaro e Cosentino, che primeggiava in tutta la provincia di Caserta e Napoli e poteva contare su centinaia di migliaia di voti e forti influenze sul territorio campano, grazie anche alle influenti amicizie con i clan camorristici, primo fra tutti quello dei Casalesi. Amicizie nell’ambito camorristico non nuove per Cesaro che in un vecchio processo degli anni Ottanta del secolo scorso confermò ai giudici napoletani di aver avuto rapporti stretti con la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, quando raccontò di aver chiesto una "raccomandazione" a Rosetta Cutolo, sorella del boss, per far cessare le richieste estorsive di uno dei maggiori capibastone cutoliani, Pasquale Scotti, personaggio tuttora ricercato ed inserito nell'elenco dei latitanti più pericolosi d'Italia. Da ricordare che in una non molto lontana intercettazione ambientale del 2011 nel carcere di Terni, Raffaele Cutolo parla a sua nipote di Cesaro in questi termini: “Questo, ora, è importantissimo. Io non ci ho mandato mai nessuno, ma è stato il mio avvocato e mi deve tanto. Faceva il mio autista, figurati”. Il boss raccomandava a una sua nipote di mandare il fratello, con sua sorella Rosetta Cutolo, da Cesaro per ottenere lavoro.
Mentre l’attuale presidente della provincia di Napoli e delfino di Cesaro, Antonio Pentangelo, parla del deputato di FI come una “persona limpida, onesta e sempre rispettoso delle istituzioni”, gli fa eco anche il parlamentare socialista Marco Di Lello che annuncia che “voterà contro le manette: non mi piace la custodia cautelare”, nonostante nello stesso partito del neoduce Berlusconi si evitano commenti o si rilasciano interviste, visto l’evidente imbarazzo per la vicenda. Una vicenda, appunto, che conferma l’intreccio tra le cosche camorristiche e settori sempre più ampi del regime neofascista, in un coacervo tra affari loschi e mafiosi che vedono agire impunemente deputati o senatori del parlamento nero, a dispregio persino delle ormai desuete ed inefficaci regole borghesi e ai danni delle masse popolari.
 

30 luglio 2014