Fede: “La storia di Berlusconi? Soldi, mafia, mafia soldi”

A partire da gennaio scorso i giudici di Palermo che indagano sulla trattativa Stato-mafia hanno aggiunto ai faldoni dell'inchiesta un nuovo fascicolo che riguarda gli inquietanti rapporti fra il neoduce Berlusconi, l'ex senatore e cofondatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, l'ex stalliere di Arcore, Vittorio Mangano, e Cosa nostra.
Dell'Utri è attualmente detenuto nel penitenziario di Parma dove sta scontando una condanna definitiva a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.
Mangano, il boss di Porta nuova, arrestato nel 1995, condannato all'ergastolo per omicidio, traffico di droga, ricettazione, sequestro di persona, tentata estorsione e riciclaggio, è invece deceduto il 23 luglio del 2000.
Il nuovo fascicolo, inviato per competenza a Palermo dai giudici di Monza, contiene alcune conversazioni dell'ex direttore del Tg4 e leccapiedi di Berlusconi, Emilio Fede (condannato in primo grado a 7 anni di reclusione nell'ambito del processo Ruby bis, insieme a Lele Mora e Nicole Minetti) registrate con il telefonino da Gaetano Ferri, personal trainer di Fede, nelle primavera del 2013 durante una passeggiata nel parco di Milano 2. Discorsi in cui Fede ricostruisce la storia di Berlusconi e dei suoi rapporti con Cosa nostra, parla dei conti correnti di Dell'Utri e del fiume di denaro arrivato dalla Sicilia per finanziare l'ascesa imprenditoriale e politica di Berlusconi. E poi ancora la corruzione, i ricatti, il bunga bunga e tutto lo squallore che caratterizzava i festini a luci rosse con particolare riferimento a quelli in cui la diciasettenne Ruby e il papi Berlusconi erano i protagonisti.
Il nuovo filone d'inchiesta nasce esattamente il 21 gennaio 2014 quando Ferri, in seguito alle pesanti minacce di Fede che gli intima di non parlare con nessuno e soprattutto di non rivelare il contenuto delle registrazioni a Berlusconi, decide invece di raccontare tutto ai carabinieri di Cusano Milanino a cui consegna i file audio e un paio di sms ricevuti dall’ex direttore del Tg4 in cui fra l'altro si legge. “Novità stanotte mi riceve a palazzo Grazioli, se conferma che vi siete incontrati riparto subito con due altri amici e vengo a cercarti, uno ti conosce bene, se credi avverti l’avvocato, questa volta non mi sfuggi, capito?”. Il messaggio è dell’8 dicembre 2013. Il secondo arriva due settimane dopo. “Appena dici una parola sbagliata vedrai se bleffo oppure no. Io sono morto due anni fa e ti permetti ancora di provocarmi”.
Fatti e circostanze ora al vaglio dei Pubblici ministeri di Palermo, Antonino Di Matteo e Roberto Tartaglia, che a maggio scorso hanno interrogato Fede chiedendogli in particolare perché tutte le volte che Dell'Utri si recava a Palermo doveva ricordarsi di “sostenere” la famiglia di Vittorio Mangano. Perché il sostegno alla famiglia Mangano era così importante al punto che, almeno in una occasione, per evitare che Dell'Utri se ne dimenticasse, Silvio Berlusconi in persona, si è adoperato per rammentarglielo.
Durante l'interrogatorio l’ex direttore del Tg4 ha parzialmente confermato fatti e circostanze e ha raccontato ai Pm di un incontro (avvenuto tra il '94 e il '96, Fede non ha saputo collocare con certezza l’evento nel tempo) tra Berlusconi e lo stesso Dell’Utri, appena rientrato a Milano dopo un soggiorno a Palermo. Ad Arcore, Fede si sta intrattenendo con l’ex premier, quando ecco che arriva Dell’Utri. “Mi alzai per allontanarmi” ha detto Fede agli inquirenti. “Lo scambio di frasi è stato brevissimo” aggiunge. E poi spiega che Berlusconi, ancor prima di salutare Dell'Utri, chiede con evidente apprensione: “Hai novità? Mi raccomando ricordiamoci della sua famiglia, ricordiamoci di sostenerla”. L'interessamento di Berlusconi al sostegno di Mangano lo spiega lo stesso Dell'Utri che, secondo quanto verbalizzato da Fede, risponde: “Chiedono riferimenti su di te” alludendo agli interrogatori in carcere in cui a Mangano veniva chiesto di chiarire i suoi rapporti con l’ex presidente di Publitalia e con Berlusconi.
Ma la bocca del boss di Porta Nuova, resta cucita. Ed è per questo che all'indomani della sua morte Berlusconi e Dell'Utri indicano in Mangano il loro “eroe” personale. Perché se avesse parlato, Mangano di cose da raccontare ne avrebbe avute parecchie a partire dai primi anni ’70, quando si trasferisce con la famiglia ad Arcore, dove ogni mattina accompagna a scuola i piccoli Marina e Piersilvio, che poi ogni pomeriggio giocano con sua figlia Cinzia, oggi detenuta a sua volta per mafia.
Un filo nero che lega indissolubilmente il neoduce di Arcore ai boss di Palermo e che continua ancora oggi come confermano le dichiarazioni di Giovanni Brusca secondo cui il ritorno di Mangano a Milano nel '93, il suo incontro con Dell'Utri e di lì a pochi mesi la nascita di Forza Italia e la discesa in campo di Berlusconi fanno molto comodo a Cosa nostra che in quel momento attraversa una fase di grave difficoltà con Riina in carcere, la trattativa a suon di bombe con lo Stato non ha portato i risultati sperati e le condizioni carcerarie per i boss detenuti in regime di 41 bis sono sempre più difficili.
“Sono arrivate le arance” sarebbe, secondo Brusca, il messaggio in codice per comunicare ai piani alti di Fininvest che Mangano era a Milano, negli stessi mesi in cui secondo la procura di Palermo viene siglato il nuovo Patto Stato-mafia.
Ed è a dir poco sospetto che proprio a partire dall'indomani dell'arresto di Mangano nel '95, Berlusconi cominci a chiedere con sempre maggiore insistenza all’amico Dell'Utri, che nel '96 finisce a sua volta indagato per mafia, di ricordarsi sempre della famiglia Mangano. Di sostenerla.
I motivi e soprattutto con quali mezzi sostenere Mangano si possono immaginare ma per il momento non è dato saperli con certezza. Domande che però potrebbero ben presto avere una risposta dagli inquirenti di Palermo proprio alla luce delle confidenze di Fede registrate dal suo personal trainer Ferri. Fede infatti spiega al suo interlocutore alcuni passaggi dei collegamenti tra Arcore, Dell’Utri e Cosa Nostra. In un brano sembra fare riferimento all’incontro Berlusconi-Dell’Utri citato nella deposizione ai pm. “Mangano era in carcere. Mi ricordo che Berlusconi arrivando… ‘hai fatto?’…’sì sì..gli ho inviato un messaggio… gli ho detto a Mangano: sempre pronto per prendere un caffè’”. Poi Fede aggiunge: “C’è stato un momento in cui c’era timore e loro avevano messo Mangano attraverso Marcello” e quando Ferri chiede conferma del fatto se fosse “tutto Dell’Utri che faceva girare”, Fede conferma: “Sì, sì era tutto Dell’Utri, era Dell’Utri che investiva”. Quindi prosegue Fede: “Chi può parlare? Solo Dell’Utri. E devo dire che in questo Mangano è stato un eroe: è morto per non parlare... Guarda a Berlusconi cosa gli sta mangiando. Berlusconi è stato costretto a farlo senatore. Perche’ lui e’ l’unico che sa. Ti rendi conto che ci sono 70 conti esteri, tutti che fanno riferimento a Dell’Utri?... I due (Berlusconi e Dell’Utri, ndr) a un certo punto hanno iniziato a mettersi insieme per l’edilizia... Dopodiché è nata quella che poi è diventata un’azienda… Berlusconi non c’aveva una lira e Dell’Utri lo ha appoggiato... Dell’Utri era praticamente quello che investiva, allora cosa succede? Qui c’è stato un investimento di soldi mafiosi. Ora riescono ad arrivare a delle prove? È lì il problema. Chi può parlare? Solo Dell’Utri. Quando Dell’Utri tornava avevano il segnale criptato, perché Mangano è in carcere. Mi ricordo che Berlusconi arrivando Dell’Utri da Palermo chiede hai fatto? Sì, sì gli ho dato un messaggio… naturalmente per quanto riguarda a Mangano sempre pronto per prendere un caffè che era il messaggio per rassicurare lui per certe cose che io non so… capito. E devo dire che questo Mangano veramente è stato un eroe è morto in carcere per non parlare se no li rovinava tutti e due”.
Insomma conclude Fede: “La vera storia della vicenda Berlusconi? Mafia, mafia, mafia, soldi, mafia”.

30 luglio 2014