Mao su Mao

In occasione del 38° Anniversario della sua scomparsa vogliamo onorare il grande Maestro del proletariato internazionale Mao pubblicando alcune sue citazioni autobiografiche. Da cui escono confermati ed esaltati il suo grande amore verso le masse e verso lo studio, e la sua modestia marxista-leninista. Più volte Mao rimarca che bisogna imparare dalle masse e di quanto sia indispensabile per un marxista-leninista “continuare ad essere il loro allievo” non staccandosi mai da esse. Con modestia proletaria Mao spiega in più occasioni perché dobbiamo incessantemente studiare le opere dei Maestri del proletariato, giacché nessuno nasce materialista o marxista-leninista, e solo con il costante studio possiamo diventarlo e continuare a esserlo, alimentando giorno dopo giorno la nostra coscienza politica in senso marxista-leninista come egli sostiene in un incontro con alcuni membri del partito comunista giapponese nel 1964 “La mia storia personale va dall'ignoranza al risveglio, dall'idealismo al materialismo, dalla fede in esseri supremi all'ateismo. Pretendere che io sia sempre stato un marxista, non sarebbe una cosa giusta. Dire che sia sempre stato al corrente di tutto, nemmeno questo sarebbe vero. Quest'anno compio 71 anni, eppure vi sono ancora tante cose di cui non so nulla, ogni giorno continuo a studiare. Se non si studia, se non si fanno ricerche e indagini, non c'è alcuna programmazione politica né alcuna politica corretta (…)”. Impariamo da Mao a non smettere mai di studiare se vogliamo rimanere sempre rossi e continuare a progredire nella lunga marcia verso l'Italia unita,rossa e socialista.

Imparare dalle masse
Oggi sento ancora vivamente la necessità di uno studio minuzioso della situazione cinese e internazionale; ciò si spiega con il fatto che le mie conoscenze in questo campo sono ancora insufficienti. Non posso assolutamente affermare che so tutto, e che gli altri non sanno niente. Imparare dalle masse insieme con tutti i compagni del Partito, continuare a essere il loro allievo; questo è il mio desiderio.
(Da Prefazione e poscritto a “Inchiesta sulle campagne”, marzo 1941, Opere scelte, vol. 3, pp. 9-10 )
 
Bisogna comprendere che i veri eroi sono le masse, mentre noi siamo spesso infantili e ridicoli; se non comprendiamo questo, non potremo acquisire neppure le nozioni più elementari.
(Da Prefazione e poscritto a “Inchiesta sulle campagne”, marzo 1941, Opere scelte, vol. 3, p. 9)
 
Continuare a imparare attraverso la lotta e dalle vaste masse popolari.
(Da Messaggio di congratulazioni per conto del CC del PCC alla Conferenza nazionale degli eroi combattenti e alla Conferenza nazionale degli operai, contadini e soldati modello, 25 settembre 1950, Opere scelte, vol. 5°, p. 36.)
 
Il Partito comunista dovrà lottare duramente, dovrà mettersi al servizio del popolo con tutto il cuore e non solo con metà, o con due terzi.
(Da Perseveriamo in una vita semplice e in una lotta ardua e teniamo rapporti stretti con le masse, marzo 1957, Opere scelte, vol. 5°, p. 602)
 
Io sono un cinese per mancanza di altro.
(Lettera a Chiang del 6 luglio 1966)
 
 
 

Lo stile marxista-leninista
La cosa essenziale è che noi siamo per uno stile di vita semplice e di dura lotta, che questo stile ci caratterizza politicamente.
(Da discorso alla seconda sessione plenaria dell'VIII Comitato centrale del Partito comunista cinese, 11 novembre 1956, Opere scelte, vol. 5, p. 463)
 
Dobbiamo mantenere la stessa energia, lo stesso ardore rivoluzionario, lo stesso spirito di sacrificio che ci hanno animato negli anni della guerra rivoluzionaria, e portare fino in fondo il nostro lavoro rivoluzionario.
(Citata da Chan alla Prima Sessione della IV Assemblea popolare nazionale della Repubblica popolare cinese 31 gennaio 1975)
 
La sessione plenaria del VII Comitato centrale adottò alcune norme che non sono state scritte nella risoluzione.
Prima, non celebrare i compleanni. Queste celebrazioni non procurano longevità. L'essenziale è far bene il proprio lavoro. Seconda, niente regali. Almeno nel Partito. Terza, fare meno brindisi. Quarta meno applausi. Non proibiteli, quando vengono dall'entusiasmo delle masse non bisogna smorzarlo con docce fredde. Quinta, non dare ai luoghi nomi di persona. Sesta, non mettere compagni cinesi sullo stesso piano di Marx, Engels, Lenin, Stalin. I nostri rapporti con loro sono tra studenti e maestri, e così deve essere.
Rispettare queste norme significa avere un atteggiamento di modestia.
(Combattere le idee borghesi all'interno del Partito, 12 agosto 1953, Opere scelte, vol. 5°, p. 123)
 
Il Comitato centrale del Partito decise che questo sistema ideologico corretto dovesse chiamarsi “pensiero di Mao Zedong”, ma non significava che sia soltanto il mio pensiero individuale.
Esso racchiude molti pensieri.
Per dirla correttamente, il “pensiero di Mao Zedong” è il pensiero che racchiude le idee corrette della nostra generazione di rivoluzionari proletari solo che usa il mio nome. (…) chiaramente, può essere che il mio contributo a questo sistema ideologico corretto sia un po' più esteso.
(Manoscritti di Mao Zedong successivi alla fondazione della Repubblica popolare cinese, vol. 2, Pechino, Casa editrice della letteratura del CC, 1988, p. 423)
 
 

Continuare a studiare se si vuol progredire
Un tempo io avevo una quantità di idee non marxiste e solo in seguito ho assimilato il marxismo. Ho studiato un po' di marxismo sui libri iniziando così a trasformare la mia ideologia, ma la trasformazione si è realizzata soprattutto nel corso di una lotta di classe prolungata. Ed io devo continuare a studiare se voglio ancora progredire, altrimenti tornerei indietro.
(Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo, 27 febbraio 1957, Opere scelte, vol. 5°, p. 559)
 
Ci sono molte cose che io non ho studiato. Io sono una persona con molti difetti, non sono affatto perfetto. Ci sono spesso dei momenti che non mi piaccio. Non mi sono impadronito di tutti i vari campi della scienza marxista. E, per esempio, non conosco bene le lingue straniere. Soltanto da poco ho cominciato lo studio di opere economiche. Compagni, io però studio con determinazione e continuerò a studiare fino a quando morirò, smetterò quando morirò! Insomma, fino a quando sarò vivo, studierò ogni giorno.
Creiamo un ambiente di studio. Penso che anch'io posso imparare qualcosa, altrimenti, quando verrà per me il momento di incontrare Marx, mi troverò piuttosto imbarazzato. Come farò se mi farà qualche domanda e non sarò capace di rispondergli! Certamente egli è molto interessato a tutti gli aspetti della rivoluzione cinese. Io non sono molto ferrato nemmeno in scienze naturali né in ingegneria.
Ci sono tante cose da studiare ora. Come ce la faremo? Semplicemente andando avanti allo stesso modo, imparando un po', perseverando e penetrando un po' più a fondo. Io dico che se avete veramente intenzione di farlo, potete certamente imparare, che siate giovani o vecchi.
(Sessione allargata della Commissione per gli affari militari e della Commissione per gli affari esteri, 11 settembre 1959)
 
Nel 1911 ho preso parte alla rivoluzione democratico-borghese, guidata da Sun Yat-sen. A quell'epoca eravamo soldati. Poi ho studiato per tredici anni: sei li ho sprecati nella lettura di Confucio e per sette anni ho letto le opere del capitalismo. Ho preso parte al movimento studentesco facendo opposizione al governo di allora. Ho organizzato movimenti di massa e ho partecipato all'opposizione contro l'aggressione straniera. Ma non avevo mai pensato di organizzare un qualche partito. Non conoscevo né Marx né Lenin. Perciò non avevo l'idea di organizzare un partito comunista. Mi fidavo dell'idealismo, di Confucio e del dualismo di Kant. Più tardi la situazione mutò. Nel 1921 organizzammo il partito comunista. Allora in tutto il paese vi erano settanta membri del partito, che elessero dodici delegati, nel 1921 fu tenuto il primo Congresso del Partito al quale io partecipai come delegato (…)
La mia storia personale va dall'ignoranza al risveglio, dall'idealismo al materialismo, dalla fede in esseri supremi all'ateismo. Pretendere che io sia sempre stato un marxista, non sarebbe una cosa giusta. Dire che sia sempre stato al corrente di tutto, nemmeno questo sarebbe vero. Quest'anno compio 71 anni, eppure vi sono ancora tante cose di cui non so nulla, ogni giorno continuo a studiare. Se non si studia, se non si fanno ricerche e indagini, non c'è alcuna programmazione politica né alcuna politica corretta (…).
Ho perduto molte battaglie, e ho commesso non pochi errori. Queste battaglie perdute, questi errori mi hanno educato e anche gli errori di altre persone sono state per me istruttivi. Mi ha educato soprattutto quella gente che voleva “rettificarmi”.
(Incontro con i signori Sesakikoro, Kuroda Hisao, Hoosako Kanemitsu e altri del partito socialista giapponese, 10 luglio 1964)
 
In tutte le cose l'uno si divide in due. Anche in me l'uno si divide in due. Ero un maestro elementare; quando ero piccolo credevo anch'io a dei e spiriti e andavo in pellegrinaggio con mia madre ai templi della montagna. Prima della Rivoluzione d'Ottobre non sapevo assolutamente niente di Marx, di Marx sentii parlare solo più tardi.
(Osservazioni durante un colloquio – 24 marzo 1964)
 
La coscienza delle masse viene elevata gradualmente. Anche la nostra coscienza cresce passo a passo... Anche la mia coscienza si è elevata passo a passo. Quando frequentavo la scuola media non sapevo che esisteva il marxismo. Il mio apprendimento ha attraversato due fasi. Durante la prima fase ho studiato le opere di Confucio in una scuola privata.
Durante la seconda fase ho frequentato la scuola media e credevo all'idealismo di Kant e al dualismo che sono le basi dell'ideologia capitalista. La situazione oggettiva spingeva verso il marxismo la gente tra cui vivevo...
Non avevo la qualificazione per frequentare l'università. Non avevo i soldi per studiare. Le circostanze non mi permettevano di continuare lo studio. Perciò mi sono iscritto a un istituto per insegnanti. Dovevo diventare insegnante in una scuola elementare. Sono diventato persino direttore di una scuola elementare. Come insegnante ho lavorato moltissimo in quel periodo. Non avevo ancora preso particolarmente in considerazione la possibilità di diventare membro del partito comunista. A quei tempi la lotta era soprattutto lotta contro i signori della guerra e per la democrazia. Si boicottavano i prodotti giapponesi. A un certo punto ho letto il giornale Gioventù nuova . Allora non era un giornale comunista. Successivamente non potevo più lavorare come insegnante, dovevo occuparmi del movimento studentesco e del movimento sindacale. Fu allora che nacque il Partito comunista.
(Colloquio con una delegazione di scrittori giapponesi, 21 giugno 1960)
 
Io in origine ero un intellettuale borghese ed ero influenzato dalle pratiche sociali borghesi e dell'educazione borghese. Io credevo nel buddismo, in Kant e nell'anarchismo. Tutto ciò equivale all'idealismo anarchico e quindi io ero un intellettuale borghese.
(In un discorso a “Un'assemblea di dirigenti di partiti democratici e di personalità democratiche” del 30 aprile 1957 non pubblicata nelle Opere scelte)

3 settembre 2014