Reportage di un redattore de “il Bolscevico” da Mosca
Il popolo russo ama ancora Lenin e Stalin
Intervista esclusiva a Elena Zakharova curatrice della mostra temporanea sui due grandi Maestri: “L'ho fatto perché voglio che i giovani russi apprezzino la vita e l'opera di Lenin e Stalin”

di Ernesto Guidi
Era tanta la curiosità di vedere con i nostri occhi e palpare direttamente quale fosse oggi l'atteggiamento del popolo russo verso i grandi Maestri del proletariato internazionale Lenin e Stalin, verso il socialismo e l'esperienza storica della dittatura del proletariato e cosa fosse rimasto invece della deriva revisionista e antimarxista-leninista di Krusciov o del socialimperialismo inaugurato dall'era di Breznev, se infine il capitalismo governato da Putin avesse realmente fatto tabula rasa dei simboli e degli ideali che avvinsero la Russia e l'Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche dal '17 in poi. Queste le principali domande che mi hanno suggerito di spendere la poco più di una settimana di ferie dal lavoro professionale a Mosca, questa megalopoli di 11 milioni di abitanti che tutt'oggi ospita le tombe di Lenin e Stalin e che storicamente è stata il fulcro del movimento comunista russo e internazionale. La Direzione de “Il Bolscevico” ha appoggiato questo mio proposito e mi ha chiesto di scrivere un reportage per il giornale. Accompagnato da un giovane lettore e amico de “il Bolscevico”, che ringrazio per l'assistenza tecnica e fotografica, abbiamo scandagliato in lungo e in largo la capitale russa per visitare gli oltre venti siti del nostro programma iniziale e raccogliere le impressioni del popolo moscovita e russo, e dei turisti che da ogni angolo del mondo, soprattutto in estate, invadono la città.
La prova più tangibile di come il popolo russo ami ancora Lenin e Stalin ci è venuta dalla visita al mausoleo ai piedi del Cremlino sulla Piazza Rossa che abbiamo compiuto per due volte a distanza di una settimana. Il mausoleo di Lenin è aperto dalle 10 alle 13 cinque giorni alla settimana. Già dalle 9 del mattino troviamo la coda chilometrica dei visitatori che vogliono rendere omaggio al padre della Rivoluzione d'Ottobre; un vero e proprio serpentone che costeggia il bellissimo giardino Aleksandrovsky, composto da centinaia e centinaia di persone (saranno qualche migliaio ogni giorno) che diminuisce e si riallunga man mano che le guardie danno il via a blocchi di una ottantina di persone alla volta. Molti sono russi venuti da ogni angolo dello sterminato paese, da quelli di etnia europea a quelli caucasici e delle ex Repubbliche asiatiche, ma molti anche i visitatori da tutto il mondo compresa l'Italia. Si percepiscono una babele di lingue, famiglie che spiegano in maniera interessata ai figli o nipoti cosa e chi vedranno, i nomi di Lenin e Stalin rimbalzano ovunque. E' soprattutto con gli italiani che ci soffermiamo a parlare, molti di loro sono in vacanza con tour organizzati che naturalmente nel programma non avevano certo inserito la visita al mausoleo. Un gruppo di Roma ci dice con vanto che hanno costretto la guida a portarli lì, “Non possiamo venire fin qui e non vedere il grande Lenin”, altri addirittura avevano dei fiori rossi con tanto di targa “I compagni italiani”, scritto anche in inglese, da lasciare sulla tomba di Stalin. Il militare addetto al controllo col metal detector alla vista dei fiori e letta la dedica ci strizza l'occhio e ci alza il pollice in segno di assenso, è dei nostri anche lui.
La visita alla salma imbalsamata di Lenin dura si e no un minuto ma l'emozione è grandissima e ti rimane dentro per tutta la giornata. Per arrivare a vedere Lenin si devono scendere due ripide scale completamente al buio, essendo sotto il livello della Piazza Rossa e per motivi di conservazione della salma la temperatura è bassissima, ad ogni angolo vigila un militare che fa rispettare il silenzio assoluto, all'interno non si possono scattare foto né tenere le mani in tasca. E' permesso di rallentare il passo ma non di fermarsi davanti alla teca rossa illuminata dove dal 1924 riposa Lenin.
Usciti emozionati col groppo in gola per la visita risaliamo sulle mura del Cremlino dove ci sono le tombe con relativo busto di alcuni dirigenti dell'Urss. Qui si possono fare foto ma il tempo concesso è pochissimo. Per questo procediamo speditamente verso la tomba di Stalin che è l'ultima, non mancando di rilevare come la tomba di Breznev sia senza fiori e senza visitatori. Onoriamo fugacemente invece i compagni d'armi di Lenin e Stalin, Dzerzhinsky, Sverdlov, Kirov, Kalinin e Zhdanov. Tutti i gruppi si fermano davanti alla tomba di Stalin, quella con sempre fiori rossi freschi. “E' così per tutto l'anno” ci dicono, “è la più visitata e fotografata”.
A poche centinaia di metri dal mausoleo di Lenin uscendo dalla Piazza Rossa, un manifesto annunciava una mostra temporanea su Lenin e Stalin nelle sale esibizioni del museo storico di Stato, quello che fino al 1993 era il museo centrale Lenin. Un'occasione da non perdere. Iniziata il 26 marzo scorso la mostra andrà avanti fino al 13 gennaio del 2015. Dal titolo “Il mito dei leaders sovietici” l'esposizione, come si legge nel volantino che ci viene dato alla cassa, “mostra l'evoluzione dell'immagine di Lenin e del suo successore Stalin”. La visitiamo con curiosità e ne rimaniamo favorevolmente impressionati. Le grandi e luminose sale dedicate ai due Maestri del proletariato internazionale partono da immagini di vita familiare con quadri e busti, poi ci sono gli abiti e indumenti originali, gli oggetti, manifesti d'epoca che ripercorrono la vita e l'opera di Lenin e Stalin. Tra i tanti segnaliamo i celeberrimi cappelli di Lenin, eccezionale il colbacco nero col quale in una Mosca gelata nel 1918 fece il comizio all'inaugurazione del monumento a Marx e Engels, i suoi cappotti usati dall'esilio del 1910 in poi, il suo primo studio molto modesto, nonché le pipe di Stalin e le sue uniformi militari fino a quella indossata per la parata della vittoria sul nazifascismo del 9 maggio 1945. Eccezionale un quadro enorme che prende tutta una parete con Lenin che interviene al Congresso della Terza internazionale comunista del 1919, nonché altri che ritraggono Lenin e Stalin al lavoro fianco a fianco per la rivoluzione socialista e nell'edificazione del socialismo in Urss. Dei visitatori ci colpisce la presenza di diversi nonni con i nipoti, prodighi a mostrare e commentare ai più piccoli quello che stavano vedendo.
Soddisfatti, soprattutto per il taglio corretto dato alla mostra ne vogliamo sapere di più, tanto da chiedere un incontro con il responsabile dell'allestimento. Trattasi della signora Elena Zakharova a cui tramite la segreteria chiediamo la possibilità di un'intervista per “il Bolscevico”. Ci viene dato un appuntamento cinque giorni più tardi presso la sede della mostra. Puntuali ci presentiamo e Zakharova rimane particolarmente colpita dall'esistenza del PMLI e del suo organo di stampa. Ben volentieri accetta l'intervista che conduciamo in francese, non è la prima, ne aveva rilasciate alcune alle televisioni russe e internazionali satellitari ai tempi dell'inaugurazione ma di durata più breve e di carattere generale. “Nell'esposizione avete visto – ci dice – gli oggetti personali che appartenevano a Lenin e a Stalin, nonché i quadri le foto e i poster che mostrano tutta la storia del mito di Lenin e Stalin. Abbiamo voluto mettere in mostra oggetti nascosti per decenni e mai visti dal pubblico”. “Mi dispiace - ha continuato – che non avete potuto vederli tutti perché diverse stanze le abbiamo dovute togliere per far posto alla mostra temporanea sulla prima guerra mondiale (di cui quest'anno per la Russia cade il centenario, ndr)”.
Molti di questi oggetti ci dice la curatrice sono rimasti nei magazzini del museo dal 1993, allorché Eltsin con decreto fascista chiuse il museo centrale Lenin. Ma lei non ha mai perso la speranza e dopo anni è riuscita a riportarli in visione di tutti grazie anche all'intervento di alcuni sponsor, tra cui il canale televisivo Russia 24, quotidiani e settimanali d'arte.
Alla domanda su quante possibilità ci fossero di trasformare la mostra da temporanea in permanente Zakharova ha risposto che dipende dal numero di visitatori e dalle richieste che giungeranno dalla Russia in tal senso. “Di sicuro chiederemo una proroga con ampliamento delle sale. Ma non abbiamo vita facile. Il curatore di una mostra sulle cosiddette 'purghe staliniane' qui a Mosca ha inveito sulla stampa contro la nostra iniziativa, ma abbiamo visto che abbiamo colpito nel segno. Noi ci vogliamo rivolgere in particolare ai giovani che non conoscono Lenin e Stalin, pensano che il primo fosse un satapro e l'altro un assassino, così fanno credere i media asserviti a Putin. Io voglio invece che apprezzino la vita e l'opera di questi due grandi leader”.
A noi la mostra ci è particolarmente piaciuta anche perché non viene dato spazio ai nemici del socialismo e del marxismo-leninismo. E la curatrice ce lo ha confermato andando a prendere il libro delle presenze, dove i visitatori scrivono le loro impressioni. “Vedete – ci legge con soddisfazione i commenti dei russi – questo dice che i verdetti della storia non si cambiano, Zinoviev, Kamenev e Bucharin erano nemici del popolo. Quest'altro inneggia a Lenin e Stalin e al socialismo. Altri -continua sfogliando il librone – ci dicono di non mollare e rendere permanente il museo di Lenin e Stalin”. Dopo quasi un'ora ci congediamo, rinnovando la nostra soddisfazione sull'iniziativa e salutando fraternamente la Zakharova che manda i suoi saluti al Partito e al giornale.
Un altro aspetto dell'attaccamento del popolo russo verso Lenin e Stalin lo abbiamo rilevato nelle visite ai musei e monumenti, dove il periodo dell'edificazione del socialismo autentico e integrale assume uno spazio nettamente preminente sulla deriva revisionista kruscioviana o sulla politica socialimperialista di Breznev, per non parlare della perestrojka gorbaciovana totalmente assente. In molti casi e significativamente questi siti, musei o monumenti assieme al tricolore nazionalista di Putin portano al vento le bandiere rosse.
Noi abbiamo iniziato dal museo di storia contemporanea che narra dalle sommosse del 1905 legate al 1917 con la Rivoluzione d'Ottobre dove si dà giustamente grande spazio a Lenin, per arrivare fino agli anni '80. Di grande interesse la collezione di manifesti di propaganda dell'epoca, le armi e le divise dei bolscevichi, la prima macchina da stampa per i volantini ed i primi numeri della “Pravda” nonché un trattore con tanto di bandiera rossa con falce e martello e scritte inneggianti alla rivoluzione e al socialismo. Tanti i quadri, drappi e bandiere dedicati a Lenin così come a Stalin, altrettanti quelli che ritraggono insieme i due Maestri. Per Stalin segnaliamo una splendida scultura che lo ritrae intento ad abbracciare i bambini che gli donano fiori, la prima copia della Costituzione dell'Urss del 1936 ricoperta di pelle rossa e con le scritte impresse con oro a caldo, il numero della “Pravda” uscito in edizione straordinaria che annunciava al Paese la sua morte nel '53.
Tante le targhe e le lapidi, e tutte ben curate, che ricordano Lenin e l'edificazione vittoriosa del socialismo. Le troviamo dappertutto camminando nelle maestose vie della capitale costeggiate da palazzi e strutture dell'epoca di Stalin molte delle quali ancora sormontate da grandi stelle rosse e falce e martello. Nei negozi di souvenir dalla nota via Arbat fino ai mercatini di Izmailovo, tazze, piatti, set di bicchieri da vodka, calendari, cartoline, manifesti, magliette, matrioshke, busti, statuette con Lenin e Stalin sono i più richiesti dai russi e dagli stranieri. Alla Lubijanka dove si trova la più grande libreria di Mosca a 8 piani Lenin e soprattutto Stalin hanno degli scaffali interi dedicati a loro. Ci ha colpito in particolare l'uscita recentissima di una grande quantità di testi, purtroppo tutti in russo, dedicati a Stalin, alla sua vita privata, allo scontro col rinnegato Trotzki, alla direzione della vittoriosa grande guerra patriottica.
E poi ancora la metropolitana, con ben 12 linee e che ogni giorno muove oltre 9 milioni di persone, di cui ogni stazione è un vero e proprio museo ed un osanna a Lenin, con statue, dipinti e mosaici a lui dedicati, al socialismo, alla resistenza e alla vittoria sul nazifascismo, al lavoro e alla vita delle Repubbliche socialiste sovietiche. Voluta fermamente da Stalin per alleviare le difficoltà di movimento della popolazione in una città immensa fu inaugurata nel 1935 grazie soprattutto allo sforzo eroico degli oltre 10.000 giovani del Komsomol (l'organizzazione della gioventù sovietica). Fu dedicata a Lenin ed all'ingresso di ogni stazione una grande scritta ce lo ricorda. Così come dedicata a Lenin è la maestosa Biblioteca di Stato, una delle più grandi del mondo.
Entusiasmante e bellissima la visita al museo delle ferrovie dove con emozione siamo saliti sul treno che il 23 gennaio 1924 trasportò la salma di Lenin a Mosca per i funerali di Stato. La locomotiva e il vagone che trasportava Lenin sono splendidamente conservati come ci hanno tenuto a spiegare le custodi del museo, visibilmente soddisfatte della nostra ammirazione.
Addirittura anche nel museo della vodka i nostri Maestri la fanno da padroni. Una gran testa di Lenin all'ingresso accanto ad una guardia bolscevica in uniforme e una sezione dedicata a Stalin con il documento da lui firmato che sospendeva la direttiva proibizionista in vigore sulla vodka durante la guerra patriottica antinazifascista per permettere ai soldati al fronte di combattere il gelido inverno russo. Per questo un particolare tipo di vodka fu dedicato a Stalin che compare sull'etichetta.
Emozionanti sono state le visite al museo della grande guerra patriottica e al museo centrale delle forze armate. In ambedue sono ricostruiti tutti i passaggi della seconda guerra mondiale ed esce prepotente il ruolo decisivo del popolo russo guidato da Stalin. Innumerevoli i manifesti che ritraggono Stalin presente in tutti i momenti decisivi della resistenza alla belva nazifascista, così come i quadri. Ci ha colpito particolarmente la ricostruzione della parata della vittoria avvenuta il 9 maggio 1945 con delle teche che contengono tutte le insegne naziste che quel giorno furono portate ai piedi del mausoleo di Lenin su cui stavano Stalin e i generali dell'Armata rossa vittoriosa. Mentre gli schermi giganti posizionati ai lati mandavano continuamente le immagini a colori di quella indimenticabile giornata per il popolo russo e tutti i popoli della terra. Così come abbiamo potuto ammirare la bandiera rossa originale che fu issata sul Reichstag di Berlino.
Una enorme statua di Lenin posta di fronte ad una porta con i simboli di tutte le Repubbliche socialiste sovietiche apre tutt'oggi l'Esposizione delle conquiste dell'economia nazionale, un centro lungo due chilometri e largo uno dove tutte le Repubbliche ai tempi del socialismo avevano una rappresentanza. I padiglioni, che abbiamo visto uno ad uno, presentano un'immensa varietà di stili architettonici, simbolo del contributo dei diversi gruppi etnici e artistici alla causa comune del socialismo. Un effetto d'insieme grandioso e spettacolare, con mosaici ritraenti Lenin, Stalin e immagini delle conquiste del socialismo. Un luogo che anche oggi richiama molti giovani sposi di Mosca che lo scelgono per farsi le foto.
Per tutto quanto descritto, seppur sinteticamente e non in maniera completa, torniamo dal soggiorno moscovita felici e arricchiti personalmente dell'esperienza vissuta e confortati dal fatto che il popolo russo e non solo ama ancora i nostri grandi Maestri Lenin e Stalin e che la loro vita e opera non potranno mai essere cancellate dalla storia.

3 settembre 2014