Tregua in Ucraina
La UE decide nuove sanzioni. Medvedev: “Pronti a chiudere i nostri cieli”

 
Il governo di Kiev ha approvato il 16 settembre alcune leggi speciali per i separatisti delle regioni dell'Est del paese, fra queste un progetto di legge che prevede uno status speciale per tre anni per alcuni distretti delle regioni di Donetsk e Lugansk e le elezioni locali anticipate il 7 dicembre. Approvato inoltre un progetto di legge di amnistia a determinate condizioni per i combattenti. Nei giorni precedenti “solo” diversi civili e una decina di separatisti erano morti negli scontri a Donetsk. Due notizie che dimostrano come la guerra nelle regioni a maggioranza russofona stia cedendo il passo alla diplomazia dopo l'accordo di tregua tra le parti ucraine definito il 5 settembre, una tregua che segna solo i primi passi di una strada da percorrere ancora lunga. E che ha come contorno l'acuirsi dello scontro imperialista tra i paesi occidentali e Mosca per il controllo del paese a colpi di riarmo dei paesi Nato confinanti con la Russia, di nuove sanzioni dell'Unione europea e di minacce di contromisure da parte del Cremlino.
L’accordo per il cessate il fuoco era stato raggiunto il 5 settembre a Minsk, mentre continuavano i bombardamenti su Donetsk e Mariupol con altri sette civili uccisi, con garanti l'ambasciatore russo a Kiev, Mikhail Zurabov, e l'incaricato dell'Osce Heidi Tagliavini. La delegazione del governo di Kiev guidata dall'ex presidente Leonid Kuchma e quella delle due autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, guidate rispettivamente da Alexander Zakharcenko e Igor Plotnitski, firmavano l'intesa che prevedeva anzitutto l'immediato cessate il fuoco. Fra gli altri punti il congelamento della situazione sul campo, il libero accesso ai convogli umanitari e lo scambio di prigionieri. I passaggi dell'intesa sono stati affidati a un monitoraggio internazionale formato da osservatori dell'Osce mentre una commissione di lavoro ad hoc era incaricata di continuare a definire altri punti di intesa.
Il presidente ucraino Petro Poroshenko ordinava il cessate il fuoco, definiva la tregua "preliminare" e assicurava che Kiev era pronta a garantire alle regioni russofone un ampio decentramento dei poteri e autonomia linguistica. Il leader dell'autoproclamata Repubblica di Lugansk, Igor Plotnitsky, rispondeva sottolineando che “il cessate il fuoco non significa la fine della nostra politica per l'indipendenza dall'Ucraina".
"Le nuove sanzioni dell'Unione europea contro la Russia potranno essere sospese se terrà l'accordo per il cessate il fuoco", affermava la cancelliera tedesca Angela Merkel al vertice della Nato. Il vertice quello dove l'alleanza militare imperialista guidata dagli Usa progettava tra l'altro il rafforzamento della sua presenza militare nei paesi membri dell'Est europa per accerchiare la concorrente Russia di Putin. Le nuove sanzioni economiche dell'Unione Europea (Ue) erano già state definite dagli ambasciatori dei 28 paesi, con la limitazione di scambi finanziari e commerciali, e la loro adozione era solo rinviata nel tempo. Erano varate il 12 settembre col placet degli Usa.
Nell'annunciarle il presidente uscente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy affermava che “il nuovo pacchetto di misure entrerà in vigore venerdì 12 settembre” ma anche che il Coreper, il comitato degli ambasciatori dei 28, “prima della fine del mese condurrà una revisione completa della messa in atto del piano di pace” e potrà eventualmente “presentare proposte per modificare, sospendere o abrogare il pacchetto di sanzioni in vigore, in tutto o in parte”. E il Consiglio “valuterà queste proposte urgentemente allo scopo di compiere azioni adeguate se del caso”. Come dire abbiamo aggiunto nuove sanzioni ma siamo pronti immediatamente a togliere e anzi a annullare anche le precedenti. Una posizione che esprimeva le preoccupazioni degli imperialisti europei per le ripercussioni economiche delle eventuali ritorsioni di Mosca.
Ritorsioni come quelle annunciate dal premier Medvedev che si diceva pronto a chiudere lo spazio aereo russo o quelle ventilate dal presidente Putin che il 12 settembre sosteneva che le sanzioni Ue contro la Russia “di fatto rappresentano passi che minano il processo di pace in Ucraina”, sottolineava che tali misure “non sono mai state efficaci come strumento di politica estera e non portano mai i risultati attesi - e minacciava - danneggiano coloro che vi fanno ricorso e quelle antirusse non sono un'eccezione”.

17 settembre 2014