Nuovo record della disoccupazione, più 4,6% rispetto al 2013
3,2 milioni senza lavoro
Metà delle donne non lavorano
I giovani disoccupati sono raddoppiati

 
È un bollettino di guerra, una guerra che vede come vittime milioni di proletarie e proletari che ogni giorno perdono il proprio posto di lavoro, la propria dignità, il proprio futuro insieme alle loro famiglie, a causa dell'iniquo sistema economico capitalista, e del governo del Berlusconi democristiano Matteo Renzi, totalmente impegnato per conto della grande Borghesia italiana e dell'Unione Europea imperialista, nelle riforme di fascistizzazione dello Stato, e di distruzione degli ultimi diritti dei lavoratori nei luoghi di lavoro (leggi Job Act), senza al contempo muovere un dito per arrestare l'emorragia occupazionale.
È questo il drammatico quadro sociale che ci mostra l'istituto nazionale di statistica (Istat) in riferimento al tasso disoccupazione che continua a salire.
A luglio, si è attestato al 12,6%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,5 punti nei dodici mesi. Il dato cancella la flessione registrata il mese precedente e riporta il tasso dei senza lavoro ai livelli di maggio, appena sotto i massimi storici.
“L’anemico tasso di crescita in Italia implica che la disoccupazione resterà elevata per il resto dell’anno”. Si prevede infatti che quest’anno in Italia la percentuale di disoccupati raggiunga il 12,9%, Nel 2007, il tasso di disoccupazione era al 6,1%.
A luglio il numero di disoccupati era pari a 3 milioni 220 mila in crescita del 2,2% rispetto al mese precedente (+69 mila) e del 4,6% su base annua (+143 mila). In termini spiccioli gli occupati a luglio sono calati a un ritmo di oltre 1.000 al giorno.
Angoscianti, poi, i numeri relativi al Mezzogiorno, dove nel primo trimestre il tasso di disoccupazione generale è volato al 21,7% (+1,6%) e tra i giovani (15-24 anni) ha raggiunto addirittura il 60,9%. Proprio sul fronte giovanile l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha fatto una panoramica sui dati sulla disoccupazione nel 2013, mettendoli a confronti con quelli del 2007, ovvero del periodo antecedente la crisi economica, le percentuali italiane sono piuttosto pesanti: l’Ocse fa sapere infatti che la disoccupazione degli under 25 in Italia nell’intero 2013 ha toccato quota 43,7%. Nel 2007, la percentuale era ferma al 20,3%. Non solo quindi è più che raddoppiata ma, cosa ancora peggiore, è che non si prevedono risultati migliori nell’anno in corso.
Entrando nel dettaglio dei dati, emerge che a fare le spese di questa situazione sono più le donne che gli uomini: il 41,4% degli under 25 senza lavoro sono donne e il 39% sono uomini. Anche per chi un lavoro l’ha ottenuto, la situazione non è delle migliori. Più della metà dei giovani italiani under 25 (il 52,5%) ha un contratto di lavoro precario. Nel 2007, la percentuale era del 42,3% e nel 2012 del 52,9%. Nel 2013, il 36,3% degli under 25 italiani occupati è rimasto nel suo posto di lavoro per meno di 12 mesi. Percentuale che sale al 40,2% per le giovani donne.
In Italia, la quota di neoassunti con un contratto precario è al 70%: una delle più elevate tra i Paesi Ocse. Al Nord più disuguaglianza tra ragazzi e ragazze nel mondo del lavoro. Quanto al divario di genere, per gli uomini l’indicatore è passato dall’11,9% all’attuale 12,9% e per le donne dal 13,9% al 14,5%. Per quanto riguarda i giovani, nel Centro Italia la disoccupazione colpisce maschi e femmine allo stesso modo (tasso al 42,9% per entrambi), mentre al Nord e al Sud le ragazze sono più penalizzate. Anzi, paradossalmente soprattutto al Nord: qui il tasso dei senza lavoro è del 40,9% tra le giovani donne e solo del 32% tra i coetanei uomini, mentre nel Mezzogiorno si attesta rispettivamente al 61,6 e 60,4%.
Sul fronte femminile il tasso di inattività è un altro parametro che la dice lunga, su quanto le donne non lavorino, schiacciate spesso in una condizione familiare che impedisce loro di trovare convenienza in un lavoro diverso da quello domestico. Se infatti il tasso di inattività tra i 15 e i 64 anni è del 26,7% tra i maschi, quasi raddoppia, arrivando al 46,1%, tra le donne. Significa brutalmente che a fronte di 5 milioni di inattivi maschi, in Italia ci sono quasi 10 milioni di femmine che non sono impegnate in alcuna attività, e che hanno smesso pure di cercarla. Le cause sono, come sempre, molteplici: ma ci sono problemi oggettivi di infrastrutture che mancano. In Italia solo il 18% dei bambini trova posto negli asili nido pubblici, rendendo difficile coniugare impiego e famiglia. La statistica Eurostat non lascia spazio a dubbi: dopo il primo figlio, in Italia la metà delle donne non lavora più per accudire i figli e questo la dice lunga sullo stato de servizi sociali nel nostro paese sul sostegno del governo dato alle madri lavoratrici.
A questo sfacelo dell'occupazione che il Governo Renzi così come tutti i governi borghesi che l'hanno preceduto non ha intenzione di arrestare, bisogna opporsi con risolutezza organizzandosi in un largo fronte unito che comprenda i disoccupati, i precari, gli studenti e che con alla testa gli operai si batta nelle piazze, per dire un secco no a disoccupazione e precariato, e sì al diritto al lavoro e alla piena occupazione.
 

17 settembre 2014