Renzi e Landini: che tramano i due?

 
Alla vigilia del famigerato Consiglio dei ministri del 29 agosto Renzi ha avuto il tempo per incontrare per un'ora e mezza il leader della Fiom, Landini a Palazzo Chigi. Il quale, ai giornalisti che gli chiedevano ragguagli sui temi trattati, rispondeva stizzito: “Non dico nulla”. Forse perché aveva già detto tutto nell'intervista al quotidiano filogovernativo La repubblica appena tre giorni prima: “Nelle condizioni di oggi non credo che si tratti di scioperare contro ma di mobilitarsi per un pacchetto di proposte. Noi come metalmeccanici lo faremo. Altre categorie lo faranno a loro volta. Questo è il modo per cambiare verso nelle fabbriche e negli uffici. E forse evitare l'esplosione sociale”.
L’ambiguo rapporto che intercorre tra il Berlusconi democristiano in camicia bianca Renzi e l’arci-opportunista segretario Fiom Landini, rapporto sbocciato improvvisamente alla vigilia delle primarie democratiche dell’8 dicembre 2013 stravinte da Renzi, sembra resistere alla prova del tempo. La posizione assunta da Landini, nonostante le politiche di lacrime e sangue del governo Renzi, non deve sorprendere noi marxisti-leninisti. Socialdemocratico e riformista borghese, Landini non ha mai voluto spingersi oltre al capitalismo, accettandone in tutto e per tutto le regole. Nell’ottobre 2013, in concomitanza alla grande manifestazione del 13, Landini si è posizionato in prima linea nel propinare alle masse illusioni costituzionali e riformiste osannando la Costituzione borghese del '48. Forte della sua posizione di segretario della Fiom, ha spinto le masse combattive nel pantano della Costituzione borghese, capitalista e anticomunista.
Dopo la vittoria del democristiano Renzi alle primarie il rapporto tra i due si è fatto sempre più stretto. Da questo ambiguo legame ciascuno di questi due imbroglioni ha da trarre, a discapito delle masse, ampi vantaggi. Landini, in rottura con il segretario generale della CGIL Camusso (soprattutto dopo l’accordo sulla rappresentanza del gennaio 2014), ha in Renzi un valido appoggio nel suo tentativo di scardinare l’attuale segreteria CGIL. A questo riguardo Landini si è di fatto dimostrato, all’interno della CGIL, il più collaborativo verso Renzi e il suo esecutivo. Nel corso dei mesi si sono ripetuti numerosi incontri tra i due. Landini ha ipocritamente cercato di mantenere, almeno nella forma, un linguaggio di “sinistra” ma nella sostanza ha dato pieno credito a Renzi nelle sue politiche liberticide ed antioperaie.
Renzi, inutile dirlo, trae dal legame con il segretario della FIOM vantaggi speculari. Indispensabile per il novello Mussolini avere all’interno della CGIL dei solidi punti di appoggio per potere scardinare il sindacato. Le aperture di Landini sono state pienamente corrisposte da Renzi. Nelle parole del rampante Berlusconi democristiano la Camusso è tacciata come vecchia politicante mentre Landini come giovane e dinamico. Della CGIL per Renzi l’unico a salvarsi è Landini. Clamorose le sue dichiarazioni: “non siamo d'accordo su tutto... ma ogni volta che ci parlo imparo qualcosa”.
Al congresso nazionale della Fiom di aprile Landini ha superato la soglia del ridicolo affermando che: “Il problema non è capire se Renzi sia di destra, di centro o di sinistra, e chi sta con lui o no: questa mi pare, per dirla come Fantozzi, una stronzata pazzesca”.
Come mai Landini non sta prendendo una chiara posizione nei confronti della “riforma” del mercato del lavoro che il governo Renzi sta portando avanti? Perché traccheggia e non ha ancora indetto lo sciopero nazionale di 8 ore? Landini sta apertamente coprendo la natura di destra del governo del nuovo Berlusconi democristiano Renzi e, in questa subdola manovra, sta strumentalizzando la combattiva Fiom, punta rossa all’interno della CGIL, tradendo in questo modo quella fiducia accordatagli dalla parte più avanzata e combattiva dei metalmeccanici e dei lavoratori.
 

17 settembre 2014