La corruzione è la regola non l'eccezione nei lavori per Expo2015
Indagato per corruzione il responsabile del padiglione Italia
L'ex dirigente Fininvest e poi direttore generale del Comune di Milano con la Moratti, Acerbo, avrebbe favorito l'assegnazione dell'appalto in cambio di tangenti
Cancellare subito l'esposizione universale

Dal nostro corrispondente della Lombardia
A meno di un anno dall'inaugurazione (prevista per maggio prossimo) e a soli tre mesi dalla retata di maggio che ha portato in carcere tra gli altri vecchi protagonisti di tangentopoli come l'ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio, l'ex funzionario PCI Primo Greganti, l'ex senatore PDL Luigi Grillo, l'ex esponente ligure UDC-NCD Sergio Cattozzo, l'imprenditore vicentino Enrico Maltauro e il manager di Expo Angelo Paris: il 17 settembre una nuova inchiesta giudiziaria si è abbattuta su Expo2015.
Questa volta il mercimonio: appalti in cambio di tangenti, riguarda le “Vie d’acqua”, un progetto di nuovi canali fortemente contestato dalla popolazione e dai comitati locali che con le loro lotte sono riusciti a ridimensionarlo rispetto all’idea faraonica iniziale. I Pubblici ministeri (Pm) Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio hanno perquisito e iscritto nel registro degli indagati Antonio Acerbo, 65 anni, direttore Construction del Padiglione Italia e commissario delegato di Expo 2015 per il progetto “Vie d’acqua” che riguarda l'apertura di un canale fra il sito Expo e il Naviglio Grande, ponti e collegamenti riservati ai pedoni e alle biciclette. All'ex dirigente Fininvest e poi direttore generale del Comune di Milano con la giunta berlusconiana di Letizia Moratti, vengono contestati i reati di corruzione e turbativa d'asta in quanto, questa è l'ipotesi, avrebbe ricevuto tangenti dall'imprenditore Maltauro per pilotare la gara 'Progetto via delle acque'. I reati, secondo l’accusa, sono stati commessi a Milano “fino al 10 luglio 2013″.
L’indagine su Acerbo deriva da intercettazioni e accertamenti svolti in seguito ai risultati del primo filone d'inchiesta che a maggio scorso ha portato in carcere anche il costruttore vicentino Enrico Maltauro già invischiato negli appalti per le architetture di servizio di Expo2015, come bar e ristoranti. Messo con le spalle al muro l’imprenditore ha confermato agli inquirenti che esiste una vera e propria “cupola degli appalti Expo2015” foraggiata con 1,2 milioni di euro tra cui spicca anche quello relativo alle “Vie d’acqua” del valore di oltre 100 milioni di euro anche questo aggiudicato alla Maltauro spa. Acerbo, all’epoca dei fatti presidente della commissione aggiudicatrice degli appalti sulla realizzazione dei canali, in cambio di tangenti ha favorito, secondo l’accusa, il suo amico imprenditore Maltauro, il quale, a sua volta, scrivono i Pm nell'avviso di garanzia: “trova un modo per far arrivare delle utilità economiche ad Acerbo”.
La sezione di polizia giudiziaria della Finanza infatti ha condotto altre perquisizioni a carico di persone ritenute “strumenti” e intermediari della corruttela. Le Fiamme gialle sono entrate anche nelle sedi di Expo, di Metropolitana Milanese e della Tagliabue spa, componente dell’Associazione temporanea di imprese capeggiata da Maltauro nel milanese, e hanno chiesto “l’esibizione degli atti e dei documenti”. Ciò lascia supporre che il numero degli indagati e delle persone coinvolte nello scandalo potrebbe aumentare nelle prossime settimane.
Del resto è lo stesso Maltauro che in un’intercettazione si vanta della sua conoscenza trentennale con Acerbo anche in relazione all’appalto per le architetture di servizi, vinto sempre dalla Maltauro e al centro della prima inchiesta. L’imprenditore, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ha cercato in un primo tempo di sfruttare i suoi contatti con Acerbo. Poi, però, si sarebbe rivolto all’ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio che sarebbe intervenuto su Angelo Paris, ex manager Expo finito in carcere a maggio.
Nell’intercettazione ambientale, agli atti dell’indagine, Maltauro spiega a Frigerio di avere un appuntamento con l’ex manager di Expo Angelo Paris (anche lui ai domiciliari) e Acerbo. Quando Frigerio gli dice che il commissario delegato “è un mio vecchio amico!” , l’imprenditore replica: “Ma io Acerbo, pensi che Acerbo.., non c’è nessuno che è più vecchio amico di me con Acerbo”. Frigerio poi fa notare che “è un vecchio democristiano“, mentre Maltauro ricorda:”Sì ma lui lavorava in Montedison, da ragazzo (…) e io l’ho conosciuto… Ho fatto un lavoro per Montedison dove lui era Direttore dei Lavori… e abbiamo avuto un grande successo… lui ha fatto anche un po’ di carriera attraverso ‘sto lavoro nell ’82…”. E riferendosi alla nomina di Acerbo come dg del Comune di Milano datata luglio 2010 durante la giunta Moratti, Frigerio aggiunge: “Il city manager del Comune di Milano … è uno bravo uno serio… eh”.
E in virtù di questa amicizia più che trentennale Maltauro ha raccontato ai pm di aver fatto ottenere al figlio di Acerbo (il manager era direttore generale a Palazzo Marino dal luglio 2010 nell'era di Letizia Moratti) un contratto di consulenza con la sua impresa costruttrice da circa 30mila euro. Contratto su cui inquirenti e investigatori stanno lavorando, ipotizzando possa essere una delle presunte utilità economiche ricevute dal manager. Anche in relazione all'appalto Expo per le 'architetture di servizi', fra l'altro, vinto sempre dalla Maltauro e al centro del primo troncone d'inchiesta, l'imprenditore avrebbe cercato in un primo tempo di sfruttare i suoi contatti con Acerbo. Poi, però, si sarebbe rivolto all'ex dc Frigerio, che sarebbe intervenuto su Paris.
Il nome di Acerbo, inoltre, era già emerso negli atti dell'inchiesta su Infrastrutture Lombarde che aveva portato in carcere l'ex dg della società pubblica Antonio Rognoni, di cui è stato anche candidato alla successione. E fu anche tra i commissari della procedura ristretta per l'affidamento dell'appalto per la realizzazione della cosiddetta 'Piastra', gara al centro di un'altra inchiesta aperta in Procura.
Il governatore lombardo, il caporione fascio-leghista Roberto Maroni, già indagato con il reato di concussione per induzione per aver piazzato due sue fedelissime all'Expo, appena appreso dell'indagine contro Acerbo, ha pensato bene di lavarsene le mani dichiarando che la questione, a suo dire, riguarderebbe unicamente la spa Expo 2015 e non la Regione Lombardia.
Come il PMLI ha denunciato fin da subito, l’Expo2015 non ha mai costituito un'“opportunità” per migliorare le condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari ma è un evento che risponde unicamente a enormi interessi speculativi e affari del capitalismo. Ciò che giorno per giorno si va scoprendo sul marcio di tutti gli imprenditori e i politicanti borghesi che ne reggono le sorti conferma che la corruzione è la regola e non l'eccezione negli appalti miliardari per l'esposizione universale. Una corruzione diffusa a tutti i livelli politici e istituzionali e che nemmeno il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, a cui Renzi ha dato più ampi poteri d’intervento proprio in seguito alla prima “puntata” dello scandalo Expo e all’inchiesta Mose, è riuscito ad arginare.
Di fronte a tutto ciò non sono sufficienti né le dimissioni di Acerbo, richieste dal neopodestà di Milano Giuliano Pisapia e dal Movimento 5 Stelle, né nuovi “strumenti per realizzare le opere in tempi certi” come dice il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Se si vuole evitare ulteriori sperperi di denaro pubblico e porre fine a questo mercimonio l'unica cosa da fare è cancellare immediatamente l'Expo2015.

24 settembre 2014