Reddito e consumi continuano a diminuire secondo il Rapporto diffuso da Confcommercio
Le famiglie stanno peggio di 30 anni fa

Il “miracolo” degli 80 euro promesso dal nuovo “uomo della provvidenza” Matteo Renzi non si è verificato. I consumi sono praticamente fermi: si spende meno e solo per il necessario con il reddito disponibile che è tornato quello di 30 anni fa. Mentre all'orizzonte già si profila la nuova stangata col via libera ai nuovi tributi sulla casa.
L'ultima fotografia sullo stato comatoso dei bilanci delle famiglie popolari italiane è fornita dalla nota di aggiornamento del Rapporto consumi diffuso il 10 settembre da Confcommercio elaborata sulla base dei dati Istat.
“Sembra che l’effetto 'Renzi+80 euro' abbia migliorato il sentimenti dei consumatori tra marzo e maggio producendo però solo modesti effetti sui comportamenti di spesa tra aprile e luglio; la crescita di altre imposte come quelle immobiliari e la stessa incertezza sull’entità, sui tempi e sulle modalità di pagamento dei suddetti tributi, costituiscono nuovi ostacoli a un pieno dispiegarsi dei potenziali effetti benefici della parziale - se non del tutto apparente - riduzione del carico fiscale per un gruppo di contribuenti”.
L'anno scorso la spesa delle famiglie ha registrato una flessione del 2,5%, con una contrazione del 7,6% in otto anni, durante i quali il reddito disponibile reale pro capite è sceso del 13,1%, pari a un ammontare di 2.590 euro a testa. Quest'anno secondo la Confcommercio l'andamento sarà praticamente piatto: la chiusura dei consumi dovrebbe attestarsi su un fragile +0,2%, mentre il prossimo anno se si dovessero confermare le previsioni la crescita raggiungerà uno striminzito +0,7% (a fronte di +1% di Pil).
Secondo i dati di Confcommercio: “La progressiva compressione del reddito disponibile delle famiglie - nel 2013 si è registrato il sesto calo consecutivo con una contrazione dell’1,1% in termini reali (-2,2% pro capite) - ha portato lo scorso anno ad un ulteriore ridimensionamento dei consumi. Rispetto al 2007, nel 2013 il reddito disponibile reale pro capite è sceso del 13,1%, pari a un ammontare di euro 2.590 a testa ai prezzi del 2013. Nel 2014 il reddito reale dovrebbe crescere dello 0,4% in aggregato, pari a una variazione nulla nella metrica pro capite.
La spesa delle famiglie, dopo essere diminuita in quantità nel 2012 del 3,8%, ha registrato nel 2013 una flessione pari al 2,5%, cumulando una contrazione del 7,6% rispetto al 2007, anno pre-crisi”.
Lo stato attuale dei consumi oltre che a risentire della profonda crisi che ha investito il Paese negli ultimi anni ha radici anche più profonde. In poco più di 20 anni i consumi degli italiani sono infatti cresciuti complessivamente soltanto del 12,3% e questa crescita è dovuta esclusivamente alla dinamica positiva dei servizi. Fenomeno che i commercianti indicano come «la terziarizzazione dei consumi», vale a dire che le famiglie sono costrette sempre di più a privilegiare i servizi rispetto ai beni. I primi, infatti, coprono ormai il 53% della spesa totale (dal 41,8% del 1992), mentre i secondi sono precipitati dal 58,2 al 47%. La prova più evidente di questo spostamento riguarda la fruizione a esempio di servizi come la telefonia cellulare o internet che hanno preso il posto di consumi una volta privilegiati come l'abbigliamento o l'alimentazione.
Non solo: secondo la nota di Confcommercio i consumi cosiddetti "obbligati" (dalla casa alla benzina, dall'assicurazione alla sanità) coprono ormai il 41% del totale: per la casa, spesa obbligata per antonomasia, si è passati dal 17,1% al 23,9% del totale. Alla fine quindi la cifra che ogni famiglia ha a disposizione per tutto il resto, e su cui ha pertanto libertà di scelta, si è ridotta: l'indice delle possibilità effettive di consumo è infatti crollato a 10.900 euro dai 14.300 del 1992. Un terremoto che ha cambiato il modo in cui apriamo e chiudiamo il portafogli. Nel 2013 gli italiani hanno rinunciato soprattutto ai pasti fuori casa (-4,1%) e in particolare per l'alimentazione domestica (-4,6%), ai viaggi e alle vacanze (-3,8%), alla cura del sé e alla salute (-3,5%). Con un vero tracollo della spesa per l'abbigliamento e le calzature (-6,3%).
Il dato di partenza resta quello della difficoltà di arrivare a fine mese: il reddito disponibile delle famiglie italiane è infatti fermo ai livelli di 30 anni fa. Nel 2014 il reddito è pari a 17.400 euro (come il 2013), mentre nel 1986 era a 17.200 euro.
“E’ evidente – conclude Confcommercio - che l’ennesima riduzione della spesa pro capite reale per l’alimentazione domestica esprime il progressivo peggioramento del benessere fruito dalle famiglie italiane e contribuisce a spiegare la caduta in povertà assoluta di altri 1,2 milioni di persone nel solo anno 2013. I poveri assoluti sono ormai più di sei milioni”.

24 settembre 2014