Riguardo l'emendamento all'art. 4 della legge delega sul lavoro
L'Associazione Giuristi democratici denuncia una “plateale violazione delle regole costituzionali”

Pubblichiamo ampi stralci della lettera inviata dall'Associazione Giuristi democratici al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e per conoscenza ai Presidenti di Senato e Camera, ai gruppi parlamentari, alle forze politiche e sindacali e agli organi di informazione.
Caro Presidente, apprendiamo dalle agenzie di stampa le Sue dichiarazioni a favore di "politiche nuove e coraggiose per la crescita e l'occupazione, dirette soprattutto e più efficacemente ai giovani" su cui non possiamo che consentire.
Ma proprio per questo ci permettiamo di segnalarLe come lo scorso 17 settembre la Commissione Lavoro del Senato, impegnata nell’esame del Disegno di Legge Delega 1428, abbia approvato l’emendamento proposto dal Governo in persona della sottosegretaria On. Bellanova riguardo l’art. 4 di detto testo. Tale emendamento, tra le altre questioni, dà mandato al Governo in veste di legislatore delegato di inserire per i neo assunti un "contratto a tutele crescenti". L’estrema vaghezza del testo, però, ha portato il medesimo giorno la relatrice dell’emendamento On. Bellanova a dichiarare che con tale testo il Governo ha programmaticamente escluso di voler modificare l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori; mentre il relatore della Legge, Sen. Sacconi, ha dichiarato esattamente il contrario, richiamandosi a sua volta a dichiarazioni precedentemente rese alla stampa dal Presidente del Consiglio in tale senso.
Senza entrare ora nella dirimente questione su quali siano "politiche nuove e coraggiose per la crescita e l'occupazione, dirette soprattutto e più efficacemente ai giovani", tra una normativa che per la prima volta da decenni limiti se non proprio escluda il ricorso ai contratti precari costruendo un graduale percorso di effettiva e reale stabilizzazione (come pare prospettare - ancorché vagamente - la sottosegretaria Bellanova) e una norma che alla pletora di contratti precari aggiunga che anche quei pochi giovani che riusciranno fine a giungere al contratto a tempo indeterminato avranno comunque e per sempre un contratto senza alcuna reale stabilità (come afferma con sicurezza il Sen. Sacconi), siamo certi che concorderà con noi nel rilevare che nessuna positiva riforma possa nascere da una plateale violazione delle regole costituzionali.
Infatti, ricordiamo prima di tutto a noi stessi come l’art. 76 della Carta imponga che "l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principî e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti": limite all’evidenza violato da un testo che consente al relatore dell’emendamento e al relatore del DDL di affermare lo stesso giorno che la delega assegnata al Governo abbia contenuti diametralmente opposti.
Così come ricordiamo a noi stessi che il successivo art. 77 consente al Governo di emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria solo "in casi straordinari di necessità e d'urgenza", che non possono certo essere rappresentati dall’intenzione delle Camere di espletare in modo non solo formale la propria funzione legislativa.
La preghiamo quindi - nel Suo ruolo di garante della Costituzione quotidianamente impegnato in un ruolo di moral suasion nei confronti degli altri attori istituzionali- di voler pronunciare con assoluta urgenza una parola di chiarezza, non certo sul merito dei provvedimenti, ma sul doveroso rispetto da parte delle Camere del disposto dell’art. 76 e sul doveroso rispetto da parte del Governo delle prerogative del Parlamento ai sensi dell’art. 77 della Costituzione.
Questo è oggi il vero tema del confronto e non certo lo scontro tra presunti innovatori da una parte e "corporativismi e conservatorismi" dall’altra che pure Lei ha stigmatizzato, con ciò però contribuendo - di certo involontariamente - a rendere più oscuro il problema e più lontana la sua soluzione nel rispetto del testo costituzionale. E ciò si dice anche e soprattutto alla luce delle prime dichiarazioni dell’On. Renzi successive al Suo intervento in ordine all’intenzione di attuare le riforme “violentemente”, dimenticando come le riforme del lavoro in questo paese hanno purtroppo già visto talvolta scatenarsi la violenza omicida, così nuovamente ed irresponsabilmente evocata.
Avv. Roberto Lamacchia, Presidente Associazione nazionale Giuristi Democratici

1 ottobre 2014