I governanti borghesi non possono mettere in discussione il capitalismo
Chiacchiere all'Onu sul cambiamento climatico
Occorre mettere al bando i combustibili fossili e sostituirli con energie pulite
Manganellati gli ecologisti che assediano Wall Street per denunciare il connubio “banche-petrolieri”

 
Il vertice Onu di New York sui cambiamenti climatici è stato aperto il 23 settembre dal segretario generale Ban Ki-moon che rivolgendosi ai 150 leader mondiali presenti ha affermato che “il mondo deve prendere un altro corso e vi chiedo di mettervi a capo di questo cambiamento”. Ban Ki-Moon li invitava a “intraprendere passi concreti” per limitare le emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra e del conseguente surriscaldamento del pianeta affermando che non agire oggi sul riscaldamento globale equivarrebbe a un tradimento delle generazioni future.
Un invito raccolto in particolare dal presidente americano Barack Obama che ha sottolineato: “il clima sta cambiando molto più velocemente dei nostri sforzi per affrontarlo. È la minaccia numero uno del secolo”. Nello stesso momento i caccia dell’imperialismo americano bombardavano in Siria le postazioni dello Stato islamico, la questione che al momento era classificata come la numero due del secolo. Quella definita la numero uno invece era solo affrontata con chiacchiere, soprattutto dai maggiori inquinatori del pianeta come gli Usa, o col boicottaggio del pur fumoso summit Onu da parte di altri paesi altrettanto responsabili come Cina e India.
Gli stessi paesi imperialisti sono stati fra i principali responsabili del fallimento dell’applicazione del protocollo di Kyoto, firmato nella città giapponese nel 1997, che pure era considerato del tutto insufficiente dalle organizzazioni ambientaliste per invertire i cambiamenti climatici; un protocollo che tra l’altro il congresso americano non ha mai ratificato per difendere gli interessi delle potenti multinazionali petrolifere. Sono gli stessi protagonisti del fallimento del vertice sul clima di Copenhagen del 2009, cui partecipò Obama all’inizio del suo primo mandato, che avrebbe dovuto definire altri interventi per tagliare le emissioni inquinanti.
Il prossimo appuntamento è il vertice in programma a Parigi alla fine del 2015 che secondo il segretario generale Ban Ki-Moon dovrebbe porre le basi affinché il mondo riduca a zero le emissioni dei combustibili fossili entro la fine del secolo. Date le permesse dei precedenti appuntamenti e di quanto sentito al summit di New York sarà un obiettivo molto difficile da raggiungere soprattutto perché i governanti borghesi continuano a sostenere lo sfruttamento delle risorse del pianeta, condotto senza alcuna regola se non quella del raggiungimento del massimo profitto da parte delle multinazionali energetiche e per fermarle dovrebbero mettere in discussione il capitalismo e le sue leggi; non lo possono fare.
Gli studi degli organismi internazionali e di centri di ricerca possono essere discussi nel merito se siano più o meno affidabili ma quello che è certa è l’accelerazione di un riscaldamento di cui non si trova traccia nelle registrazioni geologiche delle varie epoche della Terra. Per fermarla o quantomeno rallentarla significativamente occorre mettere al bando i combustibili fossili e sostituirli con energie pulite. Invece i paesi imperialisti emergenti come Cina e India non vogliono legacci che possano rallentare i loro livelli di crescita economica, tantomeno adesso in piena crisi, quelli più forti come gli Usa non vogliono perdere il primato. E nel mondo il comparto energetico gode di 600 miliardi di dollari di sussidi e incentivi pubblici contro i soli 100 a favore delle energie rinnovabili.
Al palazzo di vetro dell’Onu si è assistito quindi a promesse fumose come quella di Obama che ha ricordato le nuove normative varate a giugno dalla sua amministrazione per il contenimento delle emissioni e la riduzione del 30% entro il 2030 dell’inquinamento delle centrali termiche a carbone rispetto ai livelli del 2005. Una soluzione che equivale al tentativo di svuotare il mare con un cucchiaio. Senza contare che le promesse di limitare l’uso del carbone viaggiano di pari passo con l’autorizzazione di un numero record di esplorazioni in mare con nuove tecniche di estrazione super inquinanti come il fracking, la tecnica che prevede l’iniezione ad alta pressione in profondità di acqua e agenti chimici per aprire forzatamente la strada a giacimenti di metano e petrolio.
Una tecnica che ha permesso all’imperialismo americano di essere praticamente autosufficiente in campo energetico.
I paesi imperialisti vogliono essere in ogni caso loro a decidere se e quando puntare su energie alternative e non tollerano più di tanto pressioni da un largo movimento di difesa dell’ambiente, tanto più quando si permette di protestare sotto le finestre dei simboli del capitalismo come i palazzi di Wall Street. Al migliaio di ambientalisti che partecipavano all’assedio del cuore della finanza mondiale a New York, mobilitati dal movimento Occupy Wall Street per denunciare il connubio “banche-petrolieri”, il sindaco democratico della città, De Blasio riservava manganellate della polizia e un centinaio di arresti.

1 ottobre 2014