Accolto con fischi e lancio di uova. “Ecco il nuovo Berluschino”
Contestato Renzi a Ferrara: “Vattene”
Cartelli di protesta e slogan contro il Jobs act e le controriforme “fatte con Verdini”

Ovunque si presenti con il suo faccione beffardo a fronte della politica di lacrime e sangue che impone alle masse esplode l'insofferenza ed è contestazione per Renzi: questa volta a Ferrara, il 3 ottobre, dove era presente per un'intervista al festival giornalistico di “Internazionale”.
Lunghissimi e sonori fischi, urla: “Casa, lavoro, libertà”, “Buffone! Buffone!” e “Vattene via!”, “Ecco il nuovo Berluschino”, lancio di uova, e cartelli "No TTIP" (Transatlantic Trade and Investment Partnership, cioè Trattato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti, un accordo commerciale di libero scambio ultraliberista in corso di negoziazione tra l'Unione europea e gli Stati Uniti), “No F35, No War”, “No governo non eletto, Sì estensione articolo 18”, “Renzi Taci e ascolta” e un sonoro “NO” alle riforme fatte con Verdini (FI).
Decine i manifestanti presenti nella Piazza Municipale, allontanati dalle “forze dell'ordine” in borghese che hanno circondato il palco, per consentire al Berlusconi democrisitano di concludere l'intervista in corso.
Nel corso della repressione fascista del dissenso anti renziano, un manifestante è stato fermato per aver lanciato delle uova.
Nella sua sprezzante risposta il premier ha deriso i manifestanti “A chi non ha altri argomenti rispetto alle uova, noi continuiamo a rispondere con il sorriso” e, continuando con il medesimo atteggiamento arrogante, a una donna che dalla piazza gli gridava di non volere gli 80 euro: “Me li renda signora, non si preoccupi qualcuno a cui darli si trova”.
Renzi nell'intervista ha difeso a spada tratta i suoi provvedimenti di massacro sociale, ha attaccato l'articolo 18 e i sindacati che “devono cambiare”, visto che “il 54% degli iscritti sono pensionati”, insultando con questa battuta gli ex-lavoratori. I vertici sindacali hanno saputo soltanto dall'intervista rilasciata da Renzi a “Internazionale” che il martedì successivo sarebbero stati convocati a Palazzo Chigi. Un atteggiamento antisindacale di stampo mussoliniano al di fuori delle regole democratico-borghesi sui rapporti tra governo e sindacati. Da Palazzo Chigi nel tentativo di coprire lo scivolone del premier sono partite immediatamente dopo l'annuncio di Renzi, le convocazioni ufficiali ai sindacati ad appena 3 giorni dall'incontro.
Può continuare a “rispondere col sorriso” il Berlusconi democristiano alle sacrosante contestazioni e alle richieste che vengono dalle masse, la realtà è sotto gli occhi di tutti. Le manifestazioni di dissenso che che sta raccogliendo, nascono dalla coscienza sempre più forte tra le masse che egli sta portando avanti un attacco a tutto campo e senza precedenti ai diritti dei lavoratori e alle condizioni di vita di milioni di donne, giovani e meno giovani, lavoratori, studenti, disoccupati e immigrati.
A conferma di ciò basti guardare a come sta facendo carta straccia del diritto borghese del lavoro col famigerato Jobs Act che comprime ulteriormente i salari, aumenta lo sfruttamento e il ricatto padronale a cui si è sottoposti in nome della “flessibilità” in entrata e in uscita. E ancora la controriforma dell'istruzione che distrugge la scuola pubblica e il Piano Casa firmato dal ministro ex berlusconiano Lupi che risponde all'emergenza abitativa attaccando le famiglie in difficoltà.
Che allora si moltiplichino le manifestazioni e le contestazioni contro Renzi, cui vanno sturate le orecchie in ogni città, in ogni piazza, in ogni occasione possibile in risposta agli attacchi che egli sta sferrando alla classe operaia e alle masse popolari. Parallelamente è necessario comprendere che egli è una reincarnazione moderna e tecnologica di Mussolini e Berlusconi; che le sue “riforme” elettorali, istituzionali e costituzionali concordate con il neoduce Berlusconi sono golpiste, antidemocratiche e piduiste; che il suo nazionalismo è simile a quello di Mussolini che voleva dare all'Italia “un posto al sole” per farla contare nel mondo e tra le grandi potenze imperialiste.
Se non si ferma subito, Renzi durerà venti anni. Che si sveglino allora anche i vertici dei sindacati confederali, trattati a pesci in faccia e a calci nel sedere da Renzi e i “sindacati di base”, raccogliendo la richiesta di lotta che viene dalle piazze e proclamino unitariamente uno sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi.
 
 

8 ottobre 2014