Un brutto segnale
La Fiom firma l'accordo della Ducati che introduce il lavoro domenicale
Il modello Marchionne arriva nella fabbrica bolognese travestito da “modello tedesco”

 
L’azienda motociclistica Ducati e Cgil, Cisl e Uil hanno firmato il settembre scorso un accordo che riguarda i lavoratori delle officine meccaniche: 66 persone su un totale di oltre mille dipendenti impiegati nello stabilimento di Borgo Panigale, alle porte di Bologna. L’accordo è stato siglato da tutte e tre i maggiori sindacati, anche da chi era inizialmente contrario come i metalmeccanici della Fiom-Cgil, in seguito ratificato dai lavoratori interessati; da registrare comunque un 30% che ha votato no a dimostrazione di un dissenso piuttosto ampio.
Il fatto non ha avuto una grande eco sui mass-media ma chi se n’è occupato ha messo in risalto come i lavoratori si siano adeguati alle esigenze dell’azienda, la Fiom abbia piegato la testa e ha fatto sperticati elogi a quest’accordo presentandolo come un modello da seguire sia per quanto riguarda le relazioni industriali, sia per il rilancio e la produttività delle aziende italiane. In testa i fogliacci della destra come il Giornale e Libero ma anche quelli della sinistra borghese hanno rappresentato l’intesa come un buon esempio di accordo sindacale, lo stesso è avvenuto sull’informazione on-line. Chi ha fatto qualche obiezione, specialmente sul web, è stato subito apostrofato come fannullone, privilegiato e antitaliano.
Ma vediamo la questione nel concreto andando al di là della propaganda fatta dai mezzi d’informazione borghesi che presentano l’accordo vantaggioso soprattutto per i dipendenti che andranno a lavorare per 3 giorni a cui seguiranno 2 di riposo (3+2) per cui staranno in fabbrica in media 10 ore a settimana in meno guadagnando oltretutto 100 euro in più al mese. L’azienda però pretende di lavorare a ciclo continuo sabato e domenica compresi, 7 giorni 7, 24 ore su 24, come se si trattasse di un altoforno da tenere sempre acceso. In base al cambiamento dei turni, questi non saranno più 3 per 5 giorni (totale 15) ma 3 per 7 (totale 21).
Insomma non è oro tutto quel che luccica e lo stesso referendum si è svolto sotto il ricatto dei nuovi padroni della Ducati, i tedeschi del gruppo Volkwagen-Audi, che avevano minacciato di trasferire in Brasile e Thailandia parte delle lavorazioni se non venivano soddisfatte le esigenze aziendali. Anche sulle 30 ore pagate 40 servirebbe conoscere meglio il testo dell’intesa poiché vengono usate anche riduzioni d’orario già acquisite, mentre è il lavoro festivo, anche notturno, a contribuire ad alzare il salario. Per ora l’accordo è provvisorio ed entrerà a regime solo se entro la fine del 2015 sarà raggiunto un accordo integrativo aziendale per tutti i lavoratori della Ducati.
Altro che modello tedesco, oltretutto in Germania il lavoro festivo è proibito in maniera molto più restrittiva che in Italia. Qui si tratta di modello Marchionne, dove le esigenze del padrone sono sacre e intoccabili mentre quelle del lavoratore non contano nulla. Mangiare questa minestra o saltare la finestra è stata la linea della Ducati alla quale la Fiom, pur con qualche perplessità, si è adeguata mentre in un primo momento aveva chiesto aiuto persino al vescovo di Bologna per convincere l’azienda a non toccare la domenica. Molto più entusiasta Landini: per lui questa intesa è il suo modo di “cambiare verso” al sindacato, sembra davvero un adesione al motto reazionario renziano! Non a caso che il leader della Fiom non si è ancora pronunciato per lo sciopero generale di 8 ore.
Ma soprattutto è un brutto segnale perché è un punto a favore della deregolamentazione del rapporto di lavoro. A Pomigliano la Fiat ha decretato che il dissenso sindacale e diritti come le pause e la mensa possono essere cancellati, a Bologna la Ducati ha deciso che la domenica si lavora, il tutto in nome dello sfruttamento dei lavoratori e della competitività capitalistica. Dopo il commercio si vuole estendere a tutte le categorie la libertà padronale di scegliere sia gli orari sia il lavoro di domenica e per le festività. Le possibilità ci sono già adesso potendo derogare (ovvero non rispettare) il contratto nazionale, come del resto è avvenuto nel caso della Ducati.
Il riposo domenicale, la settimana corta di 5 giorni lavorativi, le festività, così come la giornata di 8 ore sono tutti diritti acquisiti con lunghe e sanguinose lotte dei lavoratori che hanno caratterizzato il secolo scorso e che si vuole nuovamente togliere tornando indietro a quando il rapporto di lavoro non aveva alcuna norma se non l'arbitrio del padrone. Il diritto al riposo settimanale (e ferie annuali retribuite) è sancito dalla Costituzione (articolo 36, comma 3) e regolamentato dal Codice Civile (art. 2109), dal Dlgs 66/2003 e successive modificazioni e sancisce appunto la domenica, normalmente, come giornata di riposo a meno di particolari situazioni che richiedono la presenza dei lavoratori nei giorni festivi e certamente la produzione di motociclette non rientra in questi casi particolari.
 

8 ottobre 2014