Rispetto all'IMU
La Tasi penalizza le abitazioni più economiche

 
Infatti già l’abolizione indiscriminata dell’IMU decisa lo scorso anno dal governo Letta fu un’operazione marcatamente classista, in quanto non tenne in alcun conto né il valore delle case né del reddito dei proprietari, premiando quindi soprattutto le famiglie e le case più ricche, poi la creazione contestuale ad opera dello stesso governo Letta della nuova imposta denominata Trise (tributo sui servizi), impostata sin dall’inizio per penalizzare soprattutto le famiglie più povere e con più figli e le prime abitazioni più modeste. La Trise a sua volta è un tributo composto da due distinte tasse, ossia la Tari - tassa sui rifiuti che sostituisce la vecchia Tares comunale - e la Tasi - che è la tassa sui servizi indivisibili erogati dai Comuni alla cittadinanza, come l’illuminazione pubblica, il servizio dei vigili urbani, la manutenzione delle strade, il servizio di nettezza urbana, la gestione dei cimiteri. La Tasi in realtà sotto molti aspetti non è altro che un’IMU mascherata, in quanto si calcola - come l’IMU - sul valore catastale dell’immobile con aliquote che la legge fissa all’1 per mille, che però può essere aumentato dai Comuni fino al 2,5 per mille senza obbligo di prevedere detrazioni. La Tasi va a sostituire l’IMU, ma quest’ultima resta in vigore sia per tutte le abitazioni oltre la prima sia per i locali commerciali, dove addirittura ad essa si affianca la nuova Tasi, anche se l’importo complessivo delle due tasse non può eccedere l’11,6 per mille del valore dell’immobile.
È chiara quindi la stangata che quest’anno colpirà sia le seconde case sia gli immobili commerciali, e ciò rispetto al 2013 in quanto c'è una tassa in più, ma anche rispetto al 2012 quando l’allora Tarsu (tassa sui rifiuti) era notevolmente più bassa della Tares introdotta da Letta.
Per quanto riguarda invece le prime case il governo Letta garantì un anno fa circa che il Trise di quest’anno - composto, come si è detto, da Tasi e da Tari - non avrebbe superato quanto complessivamente pagato dalle famiglie nel 2012 calcolando l’IMU e la tassa sui rifiuti, e questo sarebbe stato vero solo nell’ipotesi che tutti i Comuni italiani - nessuno escluso - avessero quest’anno applicato l’aliquota minima dell’1 per mille, un’ipotesi che si sarebbe poi dimostrata totalmente falsa.
Vi è poi nella Tasi un fattore fortemente penalizzante per le famiglie che vivono nelle abitazioni più economiche e in quelle che hanno figli a carico, ossia quelle più povere e numerose: infatti la Tasi non prevede le detrazioni di 200 euro per la prima casa e di 50 euro per ogni figlio convivente di età minore di 26 anni che erano concesse per l’IMU, con la conseguenza che la nuova tassa ha innescato un meccanismo regressivo destinato ad abbattersi già da quest’anno in modo inversamente proporzionale sulle abitazioni più modeste e sulle famiglie più povere e numerose.
Il governo Renzi ha dato poi, con un’altra spudorata operazione ragioneristica attuata per favorire la borghesia e massacrare le masse popolari, il colpo di grazia alle già nere prospettive dei meno abbienti riguardo al pagamento della Tasi: infatti il 28 febbraio scorso il Consiglio dei ministri da lui presieduto ha dato esecuzione a un accordo con l’Anci che permette ai sindaci di aumentare la Tasi di un ulteriore 0,8 per mille, il che ha gettato le premesse del fatto che l’aliquota possa schizzare al 3,3 per mille per le prime case e all’11,4 per mille sugli altri immobili, anche se in queste ultime due ipotesi sono previste detrazioni.
Mettendo a confronto la Tasi di una cinquantina di comuni capoluogo, che hanno già deliberato le aliquote, con l’IMU del 2012 su due tipologie di abitazione (una casa di medio livello da 70 metri quadrati e una signorile da 120), dal momento che l’aliquota della Tasi è più bassa di quella dell’IMU (che per le abitazioni principali poteva andare fino al 6 per mille) ma sono anche più basse le detrazioni, laddove siano comunque previste (per l’IMU c’erano 200 euro di detrazione ad abitazione più 50 euro per ogni figlio convivente), è evidente che la Tasi penalizza le case di valore più basso e risulta conveniente per quelle di maggior pregio, un ulteriore salasso per le masse popolari ed uno spudorato regalo alla borghesia in un periodo di crisi devastante. Nella media delle città considerate l’aggravio sull’abitazione è di 19 euro per le abitazioni di modesto valore, per quanto invece riguarda le case da 120 metri si risparmiano in media 53 euro, con una punta di ben 450 euro ad Olbia (ovvero in Costa Smeralda, che non è certo frequentata da operai) che ha deciso l’aliquota zero.
Se a tutto questo si aggiunge vergognosa esenzione dalla Tasi dagli edifici ecclesiastici, è evidente che prima Letta e poi Renzi hanno curato esclusivamente gli interessi della borghesia, oltre a quelli del clero, e il conto finale lo pagano i lavoratori e le masse popolari.
 

15 ottobre 2014