Inciucio tra PD e FI alle province
A Ferrara la grande ammucchiata comprende anche la Lega e M5S, a Genova la lista va da Sel a Nuovo Centrodestra, a Vibo Valentia i renziani del PD non hanno avuto difficoltà a correre insieme ai fascisti di Fratelli d'Italia

Altro che “rispetto della sovranità popolare”; altro che “elezioni libere e democratiche”: alla chetichella, a partire dal 28 settembre e fino al 12 ottobre sindaci e consiglieri comunali sono impegnati nell'elezione degli organi di governo delle 64 nuove Province e 7 città metropolitane disegnate dalla controriforma del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Del Rio.
In totale sfregio perfino al tanto decantato “diritto-dovere” borghese di voto borghese un pugno tra sindaci, consiglieri comunali in carica e consiglieri provinciali uscenti, stanno nominando i rispettivi presidenti e uno stuolo di ben 986 consiglieri nei cosiddetti Consigli di secondo livello e negli organici delle città metropolitane.
Per spartirsi le ambite poltrone le cosche parlamentari hanno dato vita a un vergognoso inciucio nazionale che va dall'estrema destra alla “sinistra” borghesi e che vede insieme PD con Forza Italia e NCD e in alcuni casi anche Lega, Fratelli D'Italia, Sel e Movimento 5 Stelle. Un'ammucchiata che a livello locale ha prodotto accordi e ha assunto nomi a dir poco spregevoli come ad esempio “l'accorduni” di Vibo Valentia zeppo di indagati e impresentabili; o il “Patto dei cappellacci” a Ferrara dove la lista “Provincia insieme” comprende anche il sindaco pentastellato di Comacchio insieme a PD, FI e Lega.
Il 28 e il 29 settembre si è votato per 4 consigli metropolitani (Genova, Firenze, Bologna e Milano) e 6 province (Taranto, Vibo Valentia, Bergamo, Lodi, Sondrio, Ferrara). Entro il 12 ottobre si vota invece per le città metropolitane di Roma, Napoli, Torino e per altre 58 province.
Genova è stata la prima città metropolitana a rendere noti i risultati delle elezioni del Consiglio della Città Metropolitana con la vittoria del listone larghe intese “Costituente per la Città Metropolitana” che riunisce PD, Forza Italia, parte dell’Ncd, Sel e Lista Doria con 430 preferenze su 691 votanti (il 62,2% del totale, 13 consiglieri eletti su 18). La lista ‘Comuni e Comunità’ presentata dai consiglieri regionali Ezio Chiesa del Gruppo Misto e Armando Ezio Capurro della lista ‘Noi con Claudio Burlando che raccoglie diversi sindaci del Tigullio, Lega Nord e Udc, ha ottenuto 147 voti (21,4%, 3 consiglieri eletti) mentre le Liste Civiche Noi per l’Area Vasta-Liberi di Scegliere, che fa riferimento alla consigliera regionale del Gruppo Misto Raffaella della Bianca, a Fratelli d’Italia e alla Lista Musso, ha ottenuto 102 voti (14,6%, 2 eletti). 5 le schede bianche e 7 le nulle.
A Firenze ha stravinto il Partito democratico che ha conquistato 14 seggi su 19. Un seggio ciascuno per le altre cinque liste: Forza Italia, Movimento CinqueStelle, Città Metropolitana Territori Beni Comuni e Liste Civiche per la Città Metropolitana.
A Taranto è stato eletto presidente della provincia il sindaco berlusconiano di Massafra Martino Tamburrano (Forza Italia) rinviato a giudizio per abuso d'ufficio. Tamburrano ha conquistato 277 preferenze contro le 174 del candidato del “centro-sinistra”, il sindaco di Laterza Gianfranco Lopane (PD). In seguito al mancato accordo fra PD, FI e NCD, cui stavano lavorando il deputato democratico pugliese Michele Pelillo e il consigliere regionale Michele Mazzarano (già indagato nelle inchieste su Giampaolo Tarantini) a sostegno del sindaco forzista di Massafra Martino stoppato da Sel e dalla minoranza del congresso straordinario del PD locale in cui il segretario regionale Michele Emiliano, ora divenuto renziano, aveva giurato che mai avrebbe appoggiato alcun inciucio, i democratici hanno quindi candidato Lopane che a quanto pare è stato tradito nel segreto dell’urna. Non a caso, lo sfidante di Emiliano alle primarie regionali Guglielmo Minervini accusa il segretario regionale di aver fatto “un inciucio di dimensioni massicce e organizzate” in vista delle elezioni regionali.
Tamburrano ha ottenuto circa il 64 per cento delle preferenze (61.954 voti ponderati, giacché ogni scheda è stata poi moltiplicata in base al punteggio prestabilito per la popolazione del singolo comune) contro il 36 per cento del suo avversario (35.146 voti ponderati). Sono state tre le schede nulle e due le bianche.
Andrea Niglia, sindaco di Briatico, fresco tesserato FI e molto chiacchierato per parentele e frequentazioni “discutibili” è il nuovo presidente della Provincia di Vibo Valentia. L'ha spuntata sul deputato Bruno Censore candidato dei cuperliani e sostenuto anche da diversi impresentabili come Salvatore Vallone, ex assessore del comune di Mileto sciolto per mafia, e Leoluca Curello indagato negli anni '90 per estorsione e usura nonché parente dei Barba di Vibo in odore di mafia e vicina alla cosca dei Mancuso di Limbadi. Niglia ha ottenuto 456 voti alla guida della lista “Insieme per la Provincia di Vibo Valentia Adesso” che in una sorta di tutti contro tutti vede insieme i renziani del PD (che fanno capo all’ex presidente della Provincia Francesco De Nisi), esponenti NCD (che fanno riferimento all’assessore regionale della Calabria, Nazzareno Salerno), di Forza Italia e di Fratelli d’Italia.
A Bergamo eletto presidente Matteo Rossi. L’esponente del PD ha vinto sull’altro candidato, Beppe Pezzoni, sindaco di Treviglio con il 59,15% delle preferenze. I sindaci e i consiglieri dei 242 comuni bergamaschi chiamati a votare erano complessivamente 2.851.
A Bologna il PD ha ottenuto dodici seggi; tre sono gli eletti per la lista “Uniti per l’alternativa” mentre un seggio a testa è andato al Movimento 5 stelle, Rete Civica e Sinistra per i beni Comuni.
A Ferrara ha vinto la lista del sindaco della città estense Tiziano Tagliani con la lista Provincia insieme” formata da PD, Forza Italia, Lega e M5S con il sindaco di Comacchio Marco Fabbri. Quest’ultimo non avrebbe dovuto correre (Grillo lo aveva vietato impedendo una lista unitaria anche al sindaco di Parma Pizzarotti), ma non ha obbedito, ed è perfino risultato il secondo degli eletti. Evidentemente i consiglieri 5 stelle che avevano annunciato l’astensione non hanno resistito al fascino delle poltrone e hanno subito cambiato idea.
Il 12 ottobre tocca a Torino, dove il Pd ha fatto un accordo con Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Moderati. L’hanno chiamato "patto costituente” in vista della nascita della città metropolitana, lo hanno fatto - spiegano i democratici - per poter rappresentare meglio il territorio, visto che col meccanismo del voto ponderato il capoluogo rischiava di schiacciare realtà come Ivrea o la Valsusa. Il capogruppo di Sel in comune Michele Curto però la racconta diversamente: "I motivi sono solo due. Piero Fassino vuole scegliersi i suoi 18 consiglieri, e l’attrazione delle larghe intese è stata irresistibile".
E meno male che le larghe intese dovevano essere solo una forma provvisoria dettata dall'emergenza e che, a detta del Berlusconi democristiano Renzi, lo scempio della Costituzione che sta facendo dovrebbe servire proprio a evitarle in futuro!

15 ottobre 2014