Tra i 10 e i 16 anni specie al Sud
Due studenti su dieci abbandonano la scuola
2,4 milioni di minori in povertà relativa

 
La crisi capitalista ogni giorno miete nuove vittime, migliaia di famiglie proletarie perdono posti di lavoro e di conseguenza il sostentamento. A questa situazione già di per sé insopportabile si aggiunge un dato ancora più agghiacciante.
Infatti a causa dell'indigenza delle famiglie, dall'inizio della crisi, ogni anno in Italia oltre 600 mila ragazzi tra i 10 e 16 anni, 2 su 10, abbandonano la scuola senza ottenere un titolo di studio e una formazione superiore alla scuola media inferiore.
Questo è quanto emerge da una ricerca realizzata dall'Ong WeWorld Intervita, dall'Associazione Bruno Trentin della Cgil e dalla Fondazione Giovanni Agnelli. Il numero dei ragazzi che in Italia lasciano i banchi di scuola prematuramente è pari al 17%, nettamente più alto rispetto alla media europea dell'11,9%. Il risultato italiano peggiora se si guarda al Sud e Isole, dove ci sono regioni ben lontane dalla media europea (Sardegna 25,5%, Sicilia 24,8%, Campania 21,8% e Puglia 17,7%). Il Molise è, invece, la regione con più ragazzi che completano gli studi, infatti la percentuale di abbandono è solo del 10%, mentre tra le regioni in cui il successo formativo rischia di essere un miraggio è la Valle d'Aosta con il 21,5%.
Questi dati si allineano a quelli diffusi dall'organizzazione Save the Children che a fine settembre rilevava come sia in forte aumento la povertà minorile con oltre 1 milione e 400 mila minori in povertà assoluta e quasi 2,4 milioni in povertà relativa. Dal 2012 al 2013, l'anno peggiore della crisi, il numero di minori in povertà assoluta è aumentato di 400 mila unità, mentre quello della povertà relativa è aumentato di 300 mila unità nello stesso anno.
La colpa di questa drammatica situazione è da imputare al sistema capitalista che nel nome del massimo profitto non esita a licenziare lavoratori e delocalizzare aziende condannando milioni di persone alla miseria, la borghesia, che è la classe sociale dominante in Italia è che è la principale artefice di questo disastro economico, e ultimi ma non ultimi, i governi nazionali che si sono succeduti negli anni e che per conto della borghesia, con le loro politiche anti operaie e anti popolari hanno distrutto ogni diritto fondamentale sul fronte lavorativo e scolastico.
Come può una famiglia operaia oggi come oggi, con un genitore o addirittura entrambi, in cassa integrazione o peggio disoccupati, permettersi di mandare a scuola i propri figli, pagargli i libri, i costi dei trasporti, le mense scolastiche e assicurargli la prospettiva di un futuro dignitoso?

22 ottobre 2014