No all'interventismo imperialista italiano contro lo Stato Islamico
L'Italia invia armi e militari in Iraq

 
Al summit del 14 ottobre a Washington dei comandanti militari dei 22 paesi della coalizione messa in piedi dall'imperialismo americano per combattere lo Stato islamico (Is) e al quale ha partecipato per l'Italia il capo di stato maggiore della Difesa, l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, era intervenuto in prima persona il presidente Barack Obama per sottolineare che gli Usa intensificheranno “l’azione contro obiettivi sia in Iraq che in Siria” oltre a continuare a fornire “armi e assistenza alle forze irachene e all’opposizione siriana” che combatte il regime di Assad. E invitava gli alleati a dare il loro contributo. Non sappiamo quali impegni abbia preso per l’Italia il capo di stato maggiore della Difesa ma a giudicare da quanto dichiarato dal ministro della Guerra Roberta Pinotti due giorni dopo in parlamento appare chiaro che l'imperialismo italiano vuol fare la sua parte nell'intervento contro lo Stato islamico, con al momento l'invio di armi e militari in Iraq.
L’Italia invierà armi e militari nella regione di Erbil in Iraq, per rafforzare “le capacità di autodifesa dei kurdi” contro l’avanzata delle forze dell’Is annunciava il ministro Pinotti, alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato lo scorso 16 ottobre. Non dei curdi siriani impegnati nella difesa di Kobane presso il confine turco, questa è una situazione delicata che si vogliono giocare in prima persona Ankara e Washington, ma di quelli iracheni della Regione autonoma del Kurdistan che sotto la presidenza del fedelissimo degli Usa Masoud Barzani stanno anche a guardia dei giacimenti sui quali si sono buttate le compagnie petrolifere americane e occidentali.
La Pinotti in parlamento ha dichiarato che l’Italia già dallo scorso settembre ha iniziato le consegne ai curdi iracheni di mitragliatrici dell'Esercito e di munizionamento di modello ex-sovietico conservato nel deposito di Guardia del Moro, in Sardegna, facente parte di materiale confiscato dall'autorità giudiziaria nel 1994. “Si tratta in particolare di munizionamento per mitragliatrice pesante, nonché di munizioni per sistemi contro-carro, dei tipi in uso da parte delle Forze curde”, il cui trasporto verso Erbil, nel Kurdistan iracheno, “è attualmente in corso con aerei militari”, ha precisato la Pinotti. “Ulteriori stock di munizioni”, saranno inviate in seguito e “dello stock potranno far parte anche armi, munizioni controcarro e blindati in uso all'Esercito italiano e giudicati cedibili”, quindi non solo le “vecchie” armi del 1994. Che andranno ai curdi iracheni.
L'interventismo dell'imperialismo italiano contro lo Stato islamico è ben più evidente nella lista di mezzi e uomini che saranno inviati in Iraq: “è stato già pianificato e si concretizzerà nei prossimi giorni l'invio di un velivolo Kc-767, per il rifornimento in volo degli aerei della Coalizione, di due velivoli a pilotaggio remoto tipo Predator, per la sorveglianza della regione” ha elencato la Pinotti in parlamento. Gli alleati bombardano, i soldati italiani spiano coi due droni, che probabilmente aumenteranno di numero, e riempiono i serbatoi degli aerei in volo. Che è comunque una partecipazione effettiva alla guerra contro l'Is.
Se negli stati maggiori americani si ragiona da tempo di un prossimo possibile intervento di truppe di terra, e non è detto che sotto la forma di addestratori, agenti sotto copertura o mercenari già non sia in atto, anche l'imperialismo italiano non si vuol far trovare impreparato. “Nelle prossime settimane – ha spiegato la Pinotti - potrà essere inviato personale per l'addestramento e la formazione delle forze che contrastano l'Isis, si tratta di un totale di circa 200 militari che andrebbero a operare presumibilmente a Erbil. Peraltro, sono in arrivo in Italia alcuni militari curdi che verranno addestrati all'uso dei sistemi d'arma che abbiamo già ceduto loro. Successivamente potremo inserire nel teatro operativo del personale con funzione di consigliere per gli Alti comandi delle Forze irachene”; sono previsti circa 80 militari, per un totale di 280 addestratori.
Completa il pacchetto interventista dell'imperialismo italiano l'invio “di una cellula di Ufficiali per le attività di pianificazione”. Una specie di comando sul campo per operazioni militari fra le quali ci possono stare anche quelle “coperte” delle forze speciali italiane, recentemente potenziate col nuovo comando unificato di Pisa.
Nel momento dei nuovi pesantissimi tagli previsti nella legge di stabilità non ci sono problemi per le “missioni di pace”, ovvero di guerra, precisava la Pinotti; il Decreto legge di proroga delle missioni internazionali già copre le spese di trasporto dei materiali da inviare e prevede pure la cessione di 24 veicoli da combattimento del modello Centauro alla Giordania, “un paese in prima linea nel contrasto allo Stato islamico'”.

22 ottobre 2014