Un pensionato su due sotto i mille euro al mese
Oltre 2,1 milioni di pensionati (il 13,4%) percepiscono meno di 500 euro al mese

“Nel 2013 quasi la metà dei pensionati (il 43,5%, pari a 6,8 milioni di persone), aveva un reddito pensionistico inferiore a 1.000 euro al mese”. Tra questi: “Oltre 2,1 milioni (il 13,4%) aveva un reddito inferiore ai 500 euro mentre quasi il 70% aveva meno di 1.500 euro al mese”. Il reddito pensionistico medio (inteso come la somma di tutti i redditi da pensione, sia di natura previdenziale che assistenziale, percepiti nell'anno) è risultato pari a 1.296 euro mensili; 1.080 euro per le donne e 1.546 euro per gli uomini.
É la drammatica realtà fotografata dall'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) e messa nero su bianco nell'ultimo Bilancio sociale che descrive la situazione di estrema difficoltà nella quale si trovano milioni di persone uscite dalla fase lavorativa della vita.
Dal bilancio presentato il 14 ottobre emerge che nel 2013 sono state erogate 21 milioni di pensioni per 267 miliardi, tra cui 17,3 milioni di invalidità, vecchiaia e superstiti, per circa 242 miliardi di euro, e 3,7 milioni di pensioni assistenziali (finanziate dalla fiscalità generale e costituite da pensioni e assegni sociali e prestazioni agli invalidi civili) per oltre 25 miliardi di euro, in aumento dell’1,5 per cento a causa del maggiore esborso per le prestazioni di invalidità civile. La spesa totale ammonta quindi a 267 miliardi, +2,2% rispetto al 2012.
Un quadro reso ancora più amaro dal crollo verticale degli occupati a cominciare dai dipendenti del settore privato i cui iscritti negli elenchi Inps sono diminuiti di 140.195 unità (-1,1%) rispetto al 2012; seguiti dai parasubordinati che hanno perso oltre 100.000 posti (-9,3) e dai lavoratori pubblici diminuiti di 64.491 unità (-2,1%) tra il 2012 e il 2013. Nel complesso risulta che nel corso di un solo anno gli iscritti sono diminuiti di 357.000 unità (-1,6%).
Per contro, la spesa per gli ammortizzatori sociali nel 2013 al netto dei contributi figurativi, è risultata pari 14.514 milioni, con un aumento di 1.982 milioni (+15,8%) sul 2012. Considerando i contributi figurativi (cioè le somme che l’Inps accredita sul conto assicurativo del lavoratore nei casi in cui, per malattia o disoccupazione, la sua attività si interrompe) risulta che nel 2013 erano a 9.077 milioni e quindi la spesa complessiva ammonta a 23.591 milioni di euro (+4,1%) rispetto al 2012. Da sottolineare che la spesa totale (inclusi i contributi figurativi) è finanziata per il 38,3% dai contributi a carico di imprese e lavoratori e, per il 61,7%, dagli oneri a carico dello Stato.
Nel 2013 la consistenza media annua dei lavoratori dipendenti privati (escluso il lavoro domestico e gli operai agricoli) è diminuita di quasi 313.000 unità ma la riduzione è imputabile soprattutto al crollo del numero degli operai (-229.700 con un -3,5%). Nonostante questa contrazione gli operai comunque rappresentano ancora il 52% dei dipendenti. Mentre il totale dei dipendenti privati nell'anno in considerazione erano 11.983.264 (-2,5%) rispetto al 2012.
Brutte notizie anche sul fronte finanziario da cui risulta che il saldo tra entrate e uscite dell'Inps nel 2013 è negativo con un disavanzo complessivo di 8,7 miliardi determinato per lo più dalla parte corrente e registra un miglioramento di circa 1 miliardo rispetto al disavanzo di 9,7 miliardi del 2012. Lo si legge nel bilancio sociale dell'Istituto. Le entrate sono state pari a 397,7 miliardi (+4,1%) mentre le uscite hanno raggiunto quota 406,4 milioni (+3,8%).

22 ottobre 2014