Intervista de “Il Bolscevico” agli operai della ThyssenKrupp in trasferta alla Leopolda di Firenze per mettere con le spalle al muro Renzi
“Renzi smetta di attaccare l'art. 18 e si impegni a salvare i posti di lavoro”

Il 26 ottobre gli operai della ThyssenKrupp di Terni, reduci dalla grandiosa e storica manifestazione nazionale della CGIL a Roma, erano in diverse decine a Firenze davanti alla Leopolda, dove si stava svolgendo l'incontro dei golpisti istituzionali e costituzionali, antipopolari ed antioperai seguaci del nuovo Berlusconi democristiano Renzi, alla presenza di quest'ultimo. L'obbiettivo raggiunto dagli operai era quello di incastrare e costringere a un incontro lo sfuggente Renzi, che in tutti questi mesi non ha mosso un dito per risolvere il problema della chiusura della fabbrica.
La presenza degli operai della ThyssenKrupp davanti alla Leopolda ha portato una ventata di aria pulita che ha dissolto, fin quando sono rimasti a presidiare i cancelli, il fetore piduista che si levava dall'assemblea dei renziani.
Gli operai, tenuti lontani dai cancelli da un minaccioso schieramento di poliziotti in assetto antisommossa, non si sono lasciati intimidire e hanno scandito la parola d'ordine: “Lavoro! Lavoro”!
Ai renziani che passavano per andare a rendere omaggio al loro boss gli operai urlavano; “A lavorare, andate a lavorare. A lavorare andate a lavorare!”, “Merde”! E “Magnacci”!
Quando gli operai urlavano le parole d'ordine dalla Leopolda la musica veniva alzata a tutto volume per coprire la protesta.
Ma gli operai hanno vinto ugualmente. Hanno acchiappato Renzi per l'orecchio e l'hanno costretto a sedersi al tavolo e ad incontrare le RSU. Queste ultime uscendo hanno riferito che hanno rinfacciato a Renzi di aver fatto solo proclami e se che l'azienda è strategica, come ha affermato, deve impegnarsi concretamente.
Le RSU hanno chiesto a Renzi di impegnarsi perché il piano industriale venga cambiato e sostituito con un piano industriale che consenta di dare continuità allo stabilimento e che come primo atto faccia ritirare alla ThyssenKrupp l'atto unilaterale dell'abbassamento della turnazione sull'area a caldo che a tutt'oggi costituisce il primo passo verso l'attuazione del piano industriale di dismissione.
Renzi non sapeva (sic!) che gli operai di Terni sono in sciopero permanente e che a novembre rischiano di non prendere neanche un euro e gli hanno chiesto che mercoledì 29 ottobre, nell'incontro che ci sarà con l'amministratore delegato, il ministro Guidi chieda il ritiro dell'atto e consenta agli operai di rientrare in fabbrica.
Renzi ha promesso che si impegnerà in prima persona e sarà pronto a riconvocare, tra venerdì e lunedì, il tavolo a seconda di come andrà la riunione di mercoledì.
Non appena hanno finito di parlare le RSU, gli operai hanno urlato “I fatti! Vogliamo i fatti, non le parole” e si sono allontanati verso il pullman, svolgendo un breve blocco stradale, mentre scandivano la parola d'ordine “L'acciaieria non si tocca la difenderemo con la lotta”! e cantavano “Siamo noi, siamo noi, la città dell'acciaio siamo noi”!
In occasione di questa protesta abbiamo intervistato gli operai della ThyssenKrupp
Sono una giornalista de “Il Boslcevico”, organo del PMLI, posso farvi qualche domanda?
Sì, certo.
Sei un sindacalista?
Sì della FIOM
Ieri eravate a Roma alla manifestazione nazionale della CGIL e dal palco avete denunciato con forza la situazione degli operai della ThyssenKrupp di Terni. Può dirci chiaramente e in poche parole cosa sta succedendo nella vostra fabbrica?
Sta succedendo che stanno chiudendo la fabbrica. Piano piano stanno attuando il piano industriale e nessuno li ferma. Noi siamo riusciti con tutti i lavoratori della fabbrica ad aprire un tavolo con il governo, ma il governo invece di fare il buon arbitro non ci ha aiutato, ci ha lasciato completamente soli. Noi vogliamo semplicemente che Renzi si sieda a questo tavolo, perché l'azienda ha iniziato ad attuare il piano industriale di chiusura. Dà gli incentivi agli operai per andare via, ha ridotto le turnazioni. Con la chiusura di un forno, dopo pochi anni è certo che si chiude anche l'altro. Perciò noi cerchiamo in tutti i modi di rendere partecipe colui che fino ad adesso doveva fare l'arbitro e invece si dilegua. Come abbiamo detto noi, un po' di puzza di fabbrica non gli farebbe male per capire come vanno le cose. Ma come vedi, non ci vogliono neanche ascoltare, non possiamo dire niente che subito alzano la musica per nasconderci. Deve rimanere tutto nascosto.
Quanti sono i posti di lavoro a rischio?
I posti di lavoro a rischio sono duemiladuecento solo in Thyssen. Più quelli dell'indotto che sono oltre mille. Ma noi non parliamo solo di posti di lavoro. Bisogna considerare anche le famiglie di questi lavoratori. Dire 3.5000 persone a rischio sminuisce il problema. Ci sono 15 mila persone che rischiano di rimanere senza un sostentamento. Sarebbe una strage. Adesso non ci pagano. Il 27 non ci danno gli stipendi. E' l'ennesima provocazione. Noi qui il 27 dobbiamo pagare i mutui. La maggior parte di noi ha i mutui. Però nessuno dice niente e Renzi non fa nulla.
Significa la distruzione della vita di 15mila persone, la distruzione dell'economia della città...
Sì, ma anche la distruzione dell'economia della regione, perché l'Umbria è molto dipendente dall'acciaieria anche fuori provincia. Significa non avere un futuro e chiudere l'acciaieria a Terni significa non far rimanere assolutamente niente nella regione.
Quali sono le più forti iniziative di lotta che avete svolto in questi mesi e quelle che avete in programma?
E' da luglio che stiamo facendo iniziative su iniziative. La più forte è stata lo sciopero generale a Terni il 17 ottobre a cui ha partecipato tutta la città. Eravamo oltre 30 mila. Tutta la città ha partecipato e anche la provincia con la solidarietà di tutti. Continueremo con le proteste. Adesso siamo in sciopero permanente. Abbiamo occupato il comune a Terni e la Prefettura e nuove iniziative le stiamo valutando in questi giorni. C'è anche la possibilità di andare a Roma e stiamo cercando forme di protesta che possano renderci visibili di fronte a tutta Italia e a tutto il mondo, anche se spesso ci riprendono e poi non fanno vedere le immagini o ci intervistano, ma ci tagliano e quello che diciamo non viene neanche riportato.
Cosa chiedete dunque oggi a Renzi alla Leopolda?
Un incontro, quello che non ci ha mai voluto dare. Un incontro solo ed esclusivamente un incontro perché ci dica quello che pensa. Di quello che pensa abbiamo saputo solo dai giornali, ma non c'è stato mai un confronto. E' andato ad Assisi, ma non è venuto a Terni. La puzza di fabbrica gli farebbe bene sentirla, ma non la sopporta.
Cosa ne pensate del Jobs Act e della legge di Stabilita? Che conseguenze avrebbero sulla vostra fabbrica e sulla città di Terni?
Sarebbe una possibilità in più per chiudere altre fabbriche, non solo la siderurgia ma tutti i settori. Dicono delle cose e poi ne scrivono altre. Parlano di rilanciare il lavoro e fanno provvedimenti per distruggerlo.
Noi vogliamo solo avere solo avere visibilità e risolvere i nostri problemi. Non più tardi di ieri sono usciti articoli che dicono che in Germania il governo ha aiutato la Thyssen con investimenti per industrie che dovevano chiudere e che invece sono state salvate. Gli operai ora sono certi di lavorare fino al 2020. Noi vogliamo che si faccia lo stesso in Italia e non che Renzi parli sempre e solo di articolo 18. Siamo stanchi, siamo stanchi...
Anche se in realtà l'attacco all'artciolo 18 è micidiale
Sì c'è un attacco durissimo, Loro vogliono che tu non ti possa più difendere in nessun modo. Qualcuno dice che il governo debba difenderci. Ma qui è il primo ad attaccarci e siamo noi a doverci difendere.
Grazie per l'intervista vi porto la solidarietà del PMLI che appoggia la vertenza degli operai Thyssen ed auspica che essa si possa risolvere al più presto senza la perdita di un solo posto di lavoro.

29 ottobre 2014