Rimborsopoli piemontese
Chiamparino rinnova la fiducia a due assessori PD inquisiti per le spese pazze
Ennesimo scandalo per le corrotte istituzioni borghesi della regione

Non accenna a diminuire lo scandalo della rimborsopoli piemontese che, dopo avere assestato un colpo mortale alla giunta del fascio-leghista Cota (il colpo di grazia glielo ha poi assestato la vicenda delle firme false) sembra sia in procinto di travolgere anche la giunta del renziano Sergio Chiamparino. Le cose, se possibile, sono addirittura peggiorate con il cambio della guardia dei partiti borghesi alla guida della Regione. Gli inquisiti Aldo Reschigna (PD) e Monica Cerutti (SEL) all’epoca dei fatti erano soltanto, nel Piemonte a guida fascio-leghista, dei consiglieri di opposizione mentre ora sono degli assessori regionali con deleghe di peso. Monica Cerruti è attualmente assessore alle pari opportunità mentre Aldo Reschigna, oltre all’importante delega al bilancio è anche vicepresidente e quindi braccio destro dello stesso Chiamparino. Per entrambi l'accusa è di peculato per aver utilizzato impropriamente i fondi dei gruppi regionali. L’inchiesta, iniziata ai danni del governatore Cota e della sua maggioranza, nonostante le richieste di archiviazione dei pm della procura di Torino, si è estesa anche a chi allora stava all'opposizione e adesso governa. Una ventina i consiglieri ed ex-consiglieri, oltre ai due assessori, che si apprestano ad andare a giudizio.

Il marcio della corruzione nella giunta del renziano Chiamparino
Con le elezioni del 25 maggio scorso, elezioni che hanno visto la vittoria del centrosinistra borghese, il sistema della corruzione non è stato neppure scalfito anzi, se possibile, è ancora peggiorato nelle marce istituzioni regionali borghesi. Uno dei cavalli di battaglia di Chiamparino durante la campagna elettorale è stata la “differenza” che avrebbe caratterizzato la sua amministrazione: nessun pregiudicato e nessun inquisito in lista! Il tema della rimborsopoli piemontese è stato il vero cavallo di battaglia per Chiamparino il cui programma economico e sociale non si è discostato di una sola virgola da quello del centrodestra. Sull’assoluta equiparazione tra centrodestra e “centro-sinistra” borghesi si è espresso lo stesso Chiamparino il 21 ottobre scorso, in un’intervista al giornalista de La Stampa, Maurizio Tropeano. Al giornalista che gli chiedeva conto del suo spregiudicato utilizzo della tangentopoli in campagna elettorale, Chiamparino ha avuto l’indecenza di dichiarare: “Non ho mai pensato che esista una diversità del centrosinistra scritta nel Dna o definita per natura (…) c'è stato un cambiamento e trovo sia coerente, opportuno e di buon senso confermare la mia fiducia nei due assessori e lasciare che si arrivi al dibattimento. Per motivi morali e politici, ho chiesto ai miei amministratori di restare. Non farlo sarebbe stato un delitto. Credo che nemmeno la magistratura sarebbe lieta se gli si desse il potere di fare e disfare amministrazioni che stanno lavorando” Al colmo dell’ipocrisia, degna davvero della peggiore classe dominante borghese, in un’altra occasione ha minimizzato il capo delle imputazioni in quanto: “(…) qui stiamo parlando nel caso peggiore di un uso improprio del denaro pubblico per attività politica e non per fini privatistici.” Solidarietà totale ai propri assessori a dispetto di tutto. Questo il leitmotiv ripetuto fino alla nausea dal caporione Chiamparino.
Il capo d’accusa fissato dal gip (giudice per le indagini preliminari) di Torino Roberto Ruscello, dopo avere respinto le richieste di archiviazione presentate dai pm, è di peculato. Leggere le imputazioni che gravano sui due assessori in carica fanno letteralmente accapponare la pelle, soprattutto nell’attuale crisi capitalistica che sta succhiando fino all’ultima goccia di sangue dalle masse affamate. I consiglieri regionali indagati ora divenuti assessori hanno avuto l’indecenza, si legge nel verbale del gip, di chiedere rimborsi per decine di coppette gelato, cappuccini, brioche e cibi da fast-food. A quanto pare prima di ogni consiglio, e durante le sue numerosissime pause, era abitudine consumare spuntini di ogni tipo, inclusi spumanti e liquori tra i più pregiati. Mentre le masse popolari piemontesi sono in ginocchio e vengono via via private dei propri diritti sociali quali sanità, assistenza e scuola i caporioni borghesi si strafogavano nei più prestigiosi ristorante di Torino.
Per i gruppi consiliari, prosegue l’inchiesta, erano organizzati banchetti a base di tartufo. Sembra incredibile ma l’indecenza degli inquisiti si è spinta al punto tale da farsi rimborsare centinaia di gratta e vinci, una decina di confezioni di gorgonzola piccante e persino una cuccia di cane. Ogni natale erano decine e decine i regali messi nel conto spese della Regione. Le note spese complessive superano le diverse centinaia di migliaia di euro, soldi rubati dalle casse della Regione e quindi sottratti alle masse popolari piemontesi.
La vicenda ha scatenato un vergognoso scambio di accuse, tipica commediola del pantano della partitocrazia borghese. “La sinistra è specializzata nel fabbricare a suo uso e consumo una doppia morale e nell'utilizzo sistematico della strumentalizzazione” questo il commento del presidente del gruppo regionale della Lega Nord, Gianna Gancia. Il Movimento 5 Stelle chiede che Chiamparino sia coerente e ritiri le deleghe agli assessori Reschigna e Cerutti. Il capogruppo di Forza Italia in Regione, Gilberto Pichetto ha affermato che: “(…) è indicativa la coerenza del governatore e del Partito democratico che hanno utilizzato il tema di rimborsopoli in campagna elettorale.”

La corruzione è intrinseca al sistema capitalista
La corruzione, in Piemonte come in Italia, in questi ultimi anni ha assunto dimensioni impressionanti. La Corte dei conti, all’avvio del corrente anno giudiziario, ha valutato la perdita economica causata dalla corruzione in ben 60 miliardi l'anno, senza contare i danni indiretti, pagati in primo luogo dalle masse lavoratrici, in termini di cattivo funzionamento della pubblica amministrazione, dei servizi e delle opere pubbliche. Lungi da essere propria solo di questo o quel governo borghese la corruzione è intrinseca al sistema capitalista e alla proprietà privata che rappresenta e di cui cura gli interessi, e pertanto è inestirpabile finché non saranno aboliti il capitalismo e la proprietà privata. Quanto avvenuto in Piemonte non deve quindi stupirci, ci conferma anzi che le corrotte istituzioni borghesi sono marce fino alle radici e non possono in alcun modo essere riformate. Egoismo, individualismo, carrierismo, sete di arricchimento, disprezzo del pubblico ed esaltazione del privato: ecco i valori del sistema della dittatura della borghesia! Un sistema culturale e morale profondamente reazionario e corrotto, e il caso piemontese ne costituisce solo l’ennesima prova, non può essere per definizione "onesto", "etico", rispettoso di "regole". La corruzione non è una sua anomalia, ma un suo costituente indispensabile, senza il quale la sua economia e la sua macchina statale non potrebbero funzionare. Il capitalismo ha il suo motto: "arricchitevi"! Dobbiamo stupirci se i suoi beceri tirapiedi e lacchè seguono le sue indicazioni? Il proletariato e le masse lavoratrici devono essere coscienti che solo con la conquista dell'Italia unita, rossa e socialista è possibile creare le premesse per sradicare una volta per tutte questo grave fenomeno dalla società e dagli individui. Come ha magistralmente spiegato il Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi: “il proletariato, la classe più rivoluzionaria apparsa nella storia, che produce l'intera ricchezza del Paese, è l'unica classe capace di sradicare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e le cause economiche che generano le classi, le guerre imperialistiche, le ingiustizie sociali, la disoccupazione, la miseria, il razzismo e la disparità territoriale e di sesso; capace anche di sradicare la cultura e la moralità borghesi fondate sull'individualismo, l'egoismo, l'arrivismo, l'arricchimento personale, il predominio dell'uomo sulla donna, la sopraffazione del più forte sul più debole, la corruzione.”
 

5 novembre 2014