Salvini cacciato da Bologna
Fallisce la provocazione del segretario razzista e neofascista della Lega nord al campo nomadi Sinti italiani. Due giovani, investiti dalla sua auto, finiscono all'ospedale. Denunciati sei antirazzisti
Dura contestazione anche a imola

Il Segretario della Lega nord in persona, Matteo Salvini, noto per le sue posizioni razziste e neofasciste, sabato 8 novembre s'era recato davanti ai cancelli del campo di nomadi Sinti a Bologna con l'evidente intenzione di imbastire una provocazione nei confronti delle famiglie che vi alloggiano. Un'azione ad effetto studiata per raccogliere voti razzisti per le regionali del 23, fallita, come, già qualche giorno prima, l'analoga iniziativa della consigliera leghista Lucia Borgonzoni che, infiltratasi nello stesso campo nomadi, senza alcun mandato e autorizzazione e con l'intenzione di verificare non si sa che cosa, veniva giustamente presa a schiaffi da una donna Sinti.
La tensione al campo nomadi fomentata dai leghisti era salita. Diverse organizzazioni, tra cui l'Anpi avevano chiesto al prefetto di vietare la seconda visita provocatoria, ma le istituzioni non sono intervenute e Salvini s'è recato davanti ai cancelli del campo per tenere addirittura un comizio elettorale all'interno. Un intollerabile oltraggio ai danni della comunità nomade, che subisce da decenni l'esclusione sociale e politica, è vittima di razzismo e ha pagato col sangue i soprusi nazifascisti. Contro i nomadi Salvini è riuscito a rinnovare i peggiori sentimenti razzisti della destra neofascista, confermata dalla dichiarazione di Simone di Stefano, vicepresidente di CasaPound pochi giorni prima della visita: "Se gli serve una mano, noi ci siamo anche in forma privata per andare nel campo rom".
Giusta e vincente l'azione di un centinaio di giovani antifascisti e antirazzisti che, quando Salvini, sulla cui auto viaggiavano anche Alan Fabbri, candidato alla presidenza della Regione per Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia, e la provocatrice già sberlata, Lucia Bergonzoni, hanno picchettato i cancelli e sbarrato la strada. Il conducente dell'auto dei leghisti, incurante di cosa avrebbe potuto succedere, ha accelerato, investendo due manifestanti finiti all'ospedale.
“Non è successo un qualcosa di grave per pura fortuna – ha raccontato un manifestante – bastava non avere prontezza e finivamo sotto il cofano, abbiamo rischiato di finire con la testa sotto le ruote. Nostri modi non pacifici? La nostra è stata una reazione dopo che hanno buttato giù dieci persone”.
L’auto di Salvini assalita dai manifestanti inferociti si è poi dileguata inseguita a piedi da manifestanti. Incredibilmente non vi sono denunce a carico degli investitori dei giovani che si erano disposti disarmati davanti all'auto di Salvini, ma ve ne sono ben sei a carico dei giovani che hanno difeso il campo nomadi.
Le intimidazioni della Lega non hanno fermato gli antifascisti e gli antirazzisti. Infatti qualche giorno dopo anche ad Imola, un gruppo di manifestanti ha protestato contro la provocatoria presenza in città di Salvini andato a raccogliere voti sulla pelle dei richiedenti asilo, ospitati nella ex-scuola Pascola. Benché protetto da un imponente dispiegamento di “forze dell'ordine”, che ha soffocato per ore la zona Matteo Salvini e i caporioni della Lega Nord sono stati contestati e sonoramente fischiati dagli antirazzisti che occupavano tutte le vie d'accesso di fronte al Centro di Accoglienza.
Il PMLI esprime solidarietà alla comunità nomade italiana aggredita dalla Lega, ai richiedenti asilo e agli attivisti antirazzisti feriti e denunciati. Auspichiamo inoltre che venga avviata un'inchiesta sul comportamento del caporione leghista e del suo autista che hanno lanciato l'auto sui manifestanti incuranti delle possibili conseguenze.

12 novembre 2014