Secondo la Procura ricevette: “150 mila euro per le bonifiche di Porto Marghera”
L'ex ministro Matteoli indagato per un'altra tangente

 
Il Bolscevico si è già occupato abbondantemente quest’anno (n. 24 del 19 giugno, n. 25 del 26 giugno e n. 29 del 24 luglio 2014) di quel pozzo senza fondo di corruzione affaristica e di delinquenza istituzionale che si chiama Mose: nell'inchiesta era già emerso il nome del senatore di FI Matteoli in quanto i magistrati veneziani avevano inviato parte degli atti dell’inchiesta al Tribunale dei ministri perché valutassero la sua incriminazione per avere ricevuto dall’imprenditore Mazzacurati la cospicua tangente di 400.000 euro per i lavori del Mose sulla Laguna di Venezia quando era ministro prima dell’Ambiente e poi delle Infrastrutture.
Come se non fosse bastata la tangente per il Mose, secondo la procura della Repubblica di Venezia ci sono altri 150.000 euro che il caporione berlusconiano avrebbe ricevuto per le bonifiche di Porto Marghera: nella relazione trasmessa dai pm al Tribunale dei ministri i primi giorni di ottobre Matteoli viene descritto come “asservito alle politiche del Consorzio Venezia Nuova ” che gestisce il progetto Mose, in quanto l’uomo politico avrebbe imposto l'affidamento di una parte della bonifica di Porto Marghera all’imprenditore Erasmo Cinque, titolare della Socostramo srl, che avrebbe ricompensato Matteoli con la tangente di 150.000 euro.
Il nome di Cinque non è nuovo a inchieste sulla corruzione, in quanto era spuntato nelle intercettazioni dell’inchiesta Bertolaso-G8 e la sua impresa si è associata alla Mantovani per la costruzione della Piastra dell’Expo di Milano, altro luogo nel quale la corruzione impera sovrana. Inoltre anche da un punto di vista strettamente politico Erasmo Cinque è da sempre vicino prima al Movimento Sociale e poi ad Alleanza Nazionale, per la quale si è occupato in Toscana dell’ufficio studi e coordinamento proprio nel periodo in cui Matteoli è stato coordinatore del partito in quella regione.
A chiamare in causa Cinque e Matteoli sono stati due imprenditori che, messi alle strette dalla procura della Repubblica di Venezia, hanno deciso di vuotare il sacco: il primo è Piergiorgio Baita, ex amministratore delegato della Mantovani, che è stato arrestato lo scorso il 28 febbraio 2013 per fatture false, e ha iniziato già a giugno del 2013 a raccontare il meccanismo poi confermato alcuni mesi dopo dal secondo imprenditore, l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, arrestato il 12 luglio 2013 nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti truccati. 
I magistrati poi hanno cercato riscontri alle dichiarazioni dei due imprenditori, e li hanno trovati nella deposizione che il responsabile amministrativo della Mantovani Nicolò Bruson, il quale ha confermato a febbraio di quest’anno la tangente di 150.000 euro
I progetti del Mose e quello della bonifica di Porto Marghera sono strettamente collegati, in quanto l’affidamento degli appalti per la salvaguardia della laguna e la sua bonifica furono affidati da quel covo di banditismo istituzionale che si chiamava Magistrato alle acque (ora soppresso perché travolto dagli scandali del Mose) proprio al Consorzio Venezia Nuova che ricevette a suo tempo l’appalto per la realizzazione del Mose.

12 novembre 2014