Al vertice Apec a Pechino
La Cina socialimperialista, con l'appoggio di Putin, ottiene più spazio nel Pacifico a spese dell'imperialismo americano
Xi: “Guideremo il nuovo ordine asiatico”
Varata la nuova Via della Seta alternativa al progetto degli Usa

 
Nell'intervento al 25° vertice della Cooperazione economica dell’Asia Pacifico (Apec, dall’inglese Asia Pacific economic cooperation), che si è tenuto a Pechino il 10 e 11 novembre, il presidente cinese Xi Jinping ha affermato che “la Cina potrebbe stimolare la crescita e migliorare le infrastrutture in tutta la regione per contribuire a realizzare un sogno dell’Asia e Pacifico: con l’aumento della nostra forza nazionale complessiva, la Cina ha la capacità e la volontà di fornire un maggior numero di beni pubblici per la regione Asia-Pacifico e per il mondo intero”. “Spetta al popolo dell’Asia – ha sottolineato - gestire gli affari dell’Asia, risolvere i problemi dell’Asia e difendere la sicurezza in Asia”, invitando i paesi asiatici a “far avanzare il processo di sviluppo comune e l’integrazione regionale”. Sotto la guida della Cina socialimperialista e mettendo fuori della porta il concorrente imperialismo americano.
Proprio dalla tribuna dell'Apec, il forum composto da 21 paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico e creato dagli Usa nel 1989 per costruire una alleanza economica tra giganti il cui interscambio è quasi la metà del commercio mondiale che nel tempo è diventato lo strumento per affermare la leadership dell'imperialismo americano in Asia, contenere l’espansionismo della concorrente Cina e tenere sotto controllo le aspirazioni di rivincita della Russia, Xi ha ufficializzato l'obiettivo di Pechino di guidare “il nuovo ordine asiatico”, con l'appoggio della Russia.
Un ribaltamento dei rapporti di forza nel continente che nei piani di Pechino sarà costruito su un accordo di libero scambio in Asia e Pacifico, su una banca come l'Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib) con una dotazione da 100 miliardi di dollari e con sede a Pechino e su un fondo da 40 miliardi di dollari per dar corpo alla nuova “Via della Seta”, un moderno collegamento commerciale e non solo verso Europa e anche l'Africa. Ben sapendo che un più stretto collegamento col mercato asiatico è vitale alla superpotenza europea se non vuol essere confinata allo scenario del Vecchio continente dove, spinta anche dagli Usa, cerca di aprirsi spazi a Est contro la Russia, vedi il braccio di ferro sull'Ucraina, ma senza poter andare a fondo per non mettere in pericolo il cordone ombelicale dei rifornimenti energetici.
La banca di investimenti Aiib, assieme alla nuova banca creata dai Brics, il gruppo delle potenze emergenti che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, rappresenta la prima sfida istituzionale consistente all’ordine economico mondiale stabilito a Bretton Woods 70 anni fa con al centro il dollaro e gli Usa. Stessa sfida Xi lanciava con la proposta di dare il via alla costituzione della Free trade area of the Asia Pacific (Ftaap), un’area di libero scambio alla cui definizione Pechino lavora fin dal 2004. Il vertice Apec approvava e metteva in cantiere uno “studio strategico collettivo” i cui risultati saranno noti nel 2016.
L’Ftaap è la risposta cinese alla Trans-Pacific partnership (Tpp), lo strumento economico della strategia degli Usa, denominata Pivot to Asia, per isolare economicamente la Cina che non partecipa ai negoziati. La metà dei 21 paesi dell'Apec è interessata dai negoziati sulla Tpp che però non procedono come sperato da Obama che ha inutilmente cercato di dargli una spinta anche a margine del vertice. A Pechino i partner asiatici hanno preferito vedere le carte presentate da Xi rispetto a quelle di Obama, pur soffrendo l’invadenza economica cinese.
Di fronte a 1.500 imprenditori invitati al summit Obama ha riaffermato la necessità della leadership globale del suo paese e il suo status di “potenza del Pacifico”; Xi ha snocciolato le cifre che fanno emergere il crescente peso della Cina nell’economia mondiale, dagli investimenti in uscita pari a 1.250 miliardi dollari nei prossimi 10 anni alla previsione di una crescita economica media definita da un incremento annuo del pil attorno al 7%, meno del 10% degli ultimi trent’anni ma sempre un miraggio per le principali concorrenti imperialiste.
Una crescita che sarà sostenuta anche dall'investimento iniziale di 40 miliardi di dollari nel fondo per lo sviluppo infrastrutturale dedicato alla Silk Road Economic Belt, il progetto infrastrutturale che collegherà la Cina all’Europa attraverso una rotta terrestre, che ripercorre quella storica “Via della seta” passando per Asia Centrale e Medio Oriente, e una marittima, da costruire ex novo per uscire dalle rotte commerciali finora controllate dagli Usa. Che implica anche un maggior attivismo non solo economico del socialimperialismo cinese nei paesi e nelle crisi lungo il percorso.
La Via della Seta Marittima del 21° secolo è stata di recente così battezzata da Xi nel suo viaggio in Indonesia e la sua realizzazione è basata sulla costruzione o l’espansione di porti e aree industriali in tutto il Sud-Est asiatico, in Africa a cominciare dal Kenya e fino all'Europa dove Pechino ha messo già un piede al Pireo in Grecia. L’obiettivo è intanto quello di incrementare il commercio cinese con il sud-est asiatico fino a mille miliardi di dollari entro il 2020, più del doppio di quello del 2013.
Il percorso terrestre è già in parte stato costruito con gli accordi commerciali speciali definiti o confermati nel maggio scorso dai vertici di Pechino con Turkmenistan, Kazakistan e Azerbaijian. Ma prima ancora con lo sviluppo dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) che fondata nel 2001, da Cina, Russia, Kazakistan, Tagikistan, Uzbekistan e Kirghizistan ha progressivamente legato a sé l'India, l'Iran, la Mongolia, il Pakistan, l'Afghanistan e la Turchia. Il tentativo di Pechino di stringere accordi per la fornitura di petrolio da parte del governo di Baghdad è fallito con la defenestrazione dell'interlocutore, l'ex premier Maliki, silurato da Washington anche per questa ragione. Il petrolio dell'Iraq è territorio riservato dell'imperialismo americano e del sodale imperialismo britannico.
Al vertice Apec Xi ha portato a casa anche un importante trattato di libero scambio bilaterale con la Corea del Sud e avviato lo scongelamento dei rapporti col Giappone di Shinzo Abe, pur restando intatto il contenzioso sulla sovranità sulle isole Senkaku/Diaoyu, che si trovano sulla via dei commerci marittimi. Accordi con due paesi pilastri della politica Pivot to Asia di Obama. Altrettanto significativo l'accordo bilaterale col Canada che comprende il primo contratto finanziario miliardario non in dollari ma nella moneta cinese, lo yuan, di tutto il Nord America. E quello col fantoccio governatore Leung di Hong Kong che da metà novembre ha dato il via agli scambi e alle quotazioni incrociate tra la borsa cinese e quella dell'isola. “La decisione contribuirà a fare di Hong Kong un luogo ideale in cui basare attività e risorse finanziarie, potenziandone il ruolo di hub di elezione per l'utilizzo dello yuan”, ha chiosato Leung.
L'alleanza tra Cina e Russia è stata consolidata da Xi e Putin con la firma di nuovi accordi per la cooperazione energetica, tra i quali una dichiarazione d’intesa per lo sviluppo di una seconda rotta per il trasporto di gas russo dalla Siberia occidentale alla Cina dell’Ovest, in parallelo a quella concordata nei mesi scorsi che è già in costruzione e dovrebbe entrare in funzione nel 2018. La Cina ha fatto da sponda alla Russia messa in difficoltà dalla crisi Ucraina e dalle sanzioni occidentali.
“Russia e Cina devono resistere alle pressioni di Washington e rimanere unite, nell'interesse del mondo intero”, soprattutto di loro due, affermava Xi e Putin sottolineava che “l'alleanza del futuro” si basava sull'accoppiata yuan-rublo e il conseguente abbandono del dollaro da parte dei due paesi intanto nel settore dell’energia. L'appoggio di Putin serve alla Cina socialimperialista per ottenere più spazio nel Pacifico a spese degli Usa e per rilanciare la sfida globale all'imperialismo americano.

19 novembre 2014