Il 12 dicembre contro la legge di stabilità e il Jobs Act
Viva lo sciopero generale della CGIL
Si uniscano anche Cisl e Uil e i “sindacati di base”
Occorre una manifestazione nazionale a Roma

Alla fine lo sciopero generale è stato proclamato. Mercoledì 12 novembre il direttivo nazionale della Cgil, riunito a Roma, ha indicato la data del 5 dicembre, con un ordine del giorno votato da quasi tutti i componenti ad eccezione di tre che hanno votato il documento alternativo presentato da Mario Lavazzi per il Sindacato è un'altra cosa-Opposizione Cgil. Successivamente la data concordata con la UIL è stata spostata al 12 dicembre.
Era una decisione attesa e per certi versi scontata dopo che la Camusso aveva indicato, in mancanza di sostanziali cambiamenti da parte del governo, la scelta dello sciopero generale entro la prima metà del mese di dicembre. Non poteva certo tornare indietro dopo tanti proclami e di fronte all’arroganza del Berlusconi democristiano Renzi.
Gli attacchi al sindacato erano iniziati fin dal suo insediamento a palazzo Chigi quando iniziò a mettere bocca nel congresso della Cgil che era in svolgimento, accusandola di essere un organismo vecchio e superato, come la sua leader, che proteggeva i “privilegiati”, intesi come lavoratori a tempo indeterminato, trovando un’insperata sponda in Landini.
Poi il Jobs Act e l’attacco frontale allo stesso diritto borghese del lavoro hanno tolto qualsiasi alibi a chi voleva ancora presentare il governo Renzi come un governo di sinistra, seppur borghese, e anche chi negava l’evidenza ha dovuto prendere atto che questo è un esecutivo che risponde alla Confindustria e ai capitalisti italiani, all’unione europea e alla BCE, e porta avanti le controriforme della P2 in pieno accordo con il neoduce Berlusconi tramite il Patto del Nazareno.
Ma non si tratta solo di un rapporto definitivamente incrinato tra il gruppo dirigente della Cgil e Renzi e la maggioranza del PD. Sono stati soprattutto i lavoratori, assieme ai precari, disoccupati, studenti, movimenti contro le grandi opere e per i beni comuni, che gradualmente hanno messo nel mirino il neofascista in camicia bianca che oramai è indicato come il principale nemico dei lavoratori e delle masse popolari e combattuto in tutte le piazze d’Italia che registrano la ripresa della lotta di classe.
Vogliamo dire che la Cgil è stata in qualche modo costretta allo sciopero generale. Da una parte Renzi ha subito fatto capire che lui andava avanti per la sua strada nonostante i sindacati a cui dava l’unica possibilità di allinearsi, dall’altra le sollecitazioni e la pressione dei lavoratori che chiedevano di andare fino in fondo nella lotta per la difesa dell’articolo 18, dei diritti dei lavoratori e contro la macelleria sociale del governo.
E’ stata soprattutto la grandiosa manifestazione del 25 ottobre il punto di svolta. Essa ha dimostrato che la rabbia tra i lavoratori era tanta e aspettava solo l’occasione giusta per esplodere. A quella storica manifestazione sono seguite quella dei pensionati del 5 novembre e quella dei lavoratori del pubblico impiego (assieme a Cisl e Uil) dell’8, quella del 14 della Fiom tutte molto partecipate e combattive, a cui vanno aggiunte quelle organizzate dai “sindacati di base” e dagli studenti nell'ambito dello sciopero sociale. Chi vi ha partecipato direttamente avrà visto che la parola d’ordine più usata nei cartelli, striscioni, slogan gridati incessantemente è stata “sciopero generale”.
Quindi Viva lo sciopero generale del 5 dicembre!
Anche in quest’occasione non sono mancate affermazioni fascistoidi di Renzi e dei suoi tirapiedi, come Ernesto Carbone. Costui, allineandosi alle calunnie di “Libero” e “Il Giornale”, in un twitter, riferendosi al fatto che il lunedì successivo allo sciopero è festivo, ha scritto “il ponte è servito”, offendendo i lavoratori che subiscono la crisi capitalistica da 6 anni, mentre chi sciopererà perderà anche una giornata di lavoro. La Cgil è libera di scegliere il giorno che ritiene più favorevole per favorire la partecipazione.
Casomai noi critichiamo che si è aspettato troppo per proclamare lo sciopero generale. Ma soprattutto che questo non prevede una manifestazione nazionale a Roma bensì iniziative in 100 piazze d’Italia. Ci pare una scelta del tutto insufficiente che disattende totalmente la volontà dei lavoratori. Usare uno sciopero dell’intera giornata per delle manifestazioni che avranno una dimensione provinciale significa dare una risposta non all’altezza dell’asprezza dello scontro in atto.
Pur “menomata” dalla modalità territoriale questa è un'altra occasione per sferrare un altro pugno rosso al Berlusconi democristiano Renzi e ha fatto bene la Cgil a invitare a convergere sulla data del 5 dicembre anche gli altri sindacati confederali anche se la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, ha già declinato l’invito mentre la Uil ha poi concordato lo spostamento al 12 dicembre. Ma una parte degli iscritti Cisl potrebbe partecipare, come hanno fatto per l’ultimo sciopero della Fiom.
Anche i “sindacati di base” dovrebbero unirsi alla Cgil. Pur nelle divergenze questi sono in prima fila nel combattere il governo e quantomeno scegliere la stessa data darebbe ancora maggiore rilevanza allo sciopero, come ha dimostrato la giornata di lotta del 14 novembre che ha visto manifestare contemporaneamente, seppur in piazze diverse, Fiom, USB, Cobas e studenti.
Scioperiamo tutti uniti per spazzare via il governo del Berlusconi democristiano Renzi.

19 novembre 2014