Dialogo con i lettori
Perché dite che Rizzo è un trotzkista e che Gramsci e Secchia non erano veri comunisti?

Cari compagni,
volevo replicare al documento critico su Marco Rizzo. Dal vostro punto di vista può essere anche giusto, come è giusta un'analisi critica. Tuttavia ci sono alcuni punti che mi vedono in completo disaccordo.
Primo dei quali, se sono iscritto al CSP PARTITO COMUNISTA è perché sono STALINISTA, quindi definizione di trotzkista a MARCO RIZZO non sussiste, lo dite solo voi; sono d'accordo con voi per quanto riguarda i tagli fatti all'intervista e filmati del PMLI di cui io comunque nutro grande rispetto, ma non è colpa di Rizzo. RIZZO ha detto che il PMLI è una formazione settaria? A dire il vero non è solo Rizzo ma anche alcuni compagni che al PMLI si sono avvicinati per poi allontanarsene, quando si sentono dire che GRAMSCI e SECCHIA non sono veri comunisti. Sono d'accordo su TOGLIATTI, anche se la politica adottata gli fu dettata proprio da STALIN per mettere fine all'ancora vivo fremito fascista e alla conseguenza dell'interventismo americano, non per paura, ma per evitare ulteriori stragi. Di TOGLIATTI non condivido la politica a seguire, ma non considerare GRAMSCI e SECCHIA del movimento comunista italiano lo trovo un po' grave. Una cosa che vedo contraddittoria è che annoverate il compagno MAO alla stregua del compagno STALIN.
Il compagno MAO più tardi, dal '72 se non erro in poi, non fu più quello della RIVOLUZIONE CULTURALE, DELLA LUNGA MARCIA, DEL LIBRETTO ROSSO, ma fu un MAO che aprì all'occidente, in particolar modo agli USA di NIXON, il peggiore dei presidenti che appoggiò le peggio dittature fasciste, vedi il CILE DI PINOCHET. E STALIN non lo avrebbe mai fatto.
Ritornando a RIZZO non è un dio è un compagno, uno che se non va bene va cambiato, perché il partito lo fanno le persone, a meno che non riteniate centinaia di persone così stupide da seguirlo e di abboccare come se nulla fosse; io almeno non sono di queste persone.
Di RIZZO sappiamo tutto, o quasi, proprio perché sta tutto alla luce del sole, compreso il suo vitalizio, ma di quest'ultimo tema non sappiamo nulla dei dirigenti del PMLI, perché gli introiti non vengono solo dal parlamento, compagni.
In definitiva per tutto quello che ho scritto alcuni vi citano come settari. Ora con tutto il rispetto per l'anziano compagno GIOVANNI SCUDERI, compagni non perdiamoci in un bicchiere d'acqua a stare lì come vipere accovacciate ad aspettare che il topino si muova per attaccarlo, il problema è la tv? se vogliamo dirla tutta anche i social network di cui anche il PMLI fa abbondantemente uso sono strumenti BORGHESI E IMPERIALISTICI.
Buona lotta
Fabrizio Franceschini
 
Caro compagno,
grazie per averci scritto e per averci detto francamente cosa pensi del PMLI e del nostro articolo su Agorà e Marco Rizzo. Naturalmente le nostre critiche a Rizzo in quell'articolo non riguardano assolutamente i militanti del CSP Partito comunista, e questo tu lo hai ben capito visto il tono franco e rispettoso che usi nei confronti del nostro Partito e del compagno Giovanni Scuderi, ma è comunque bene ribadirlo. Tra sinceri compagni dei vari partiti, gruppi e movimenti che si richiamano al comunismo non ci devono essere problemi a parlarsi francamente, nel supremo interesse del proletariato e della causa del socialismo.
Il fatto che Rizzo si proclami marxista-leninista e si richiami a Lenin e Stalin non dimostra di per sé che noi sbagliamo a definirlo un trotzkista. Non basta esaltare i grandi Maestri del proletariato internazionale a parole per essere fedeli e coerenti ai loro insegnamenti, bisogna anche dimostrarlo con i fatti e con le azioni. Anche il revisionista Kautsky e i controrivoluzionari menscevichi si proclamavano fedeli interpreti di Marx ed Engels, mentre Lenin veniva da loro tacciato di settarismo, ma poi la storia ha dimostrato chi erano i veri e i falsi marxisti. Anche Trotzki si spacciava per il vero erede di Lenin, Krusciov esaltava Stalin quando era ancora vivo e Lin Biao alzava il Libretto rosso delle citazioni di Mao. Eppure oggi sappiamo che costoro si mascheravano per nascondere la loro vera natura borghese e controrivoluzionaria.
Anche nel caso di Rizzo il nostro giudizio è basato sui fatti, e scaturisce dal suo passato e presente politico e dalle sue posizioni ideologiche, politiche e programmatiche. Egli milita infatti inizialmente nell'organizzazione “ultrasinistra” e trotzkista Lotta Continua, dopodiché nel 1981, con un'operazione entrista tipica dei trotzkisti, entra nel PCI revisionista, dove vi assume rapidamente diversi incarichi dirigenti fino alla sua liquidazione nel 1991.
Ora, nel 1981 i marxisti-leninisti esistevano già in Italia, il PMLI era stato fondato già da quattro anni (e quasi tutti i suoi fondatori erano già in campo dal 1967), ma il cripto “marxista-leninista” Rizzo non solo li ignora ma preferisce entrare nel PCI revisionista di Berlinguer (dopo, e non prima che questi aveva già rinnegato il socialismo e la Rivoluzione d'Ottobre schierandosi apertamente con la NATO, aveva fatto il “compromesso storico” e praticato la “solidarietà nazionale” con la DC): e comunque non per condurre una battaglia da sinistra al suo interno, di cui non è rimasta traccia, ma per costruirsi una carriera politica parlamentare, in un partito che intanto con Natta e Occhetto si sta trasformando da revisionista e socialdemocratico in liberale a tutti gli effetti, fino ad auto liquidarsi nel giro di un decennio.
Rizzo e il revisionismo
É vero che della sua militanza nel PCI Rizzo rivendica di aver fatto riferimento alla “cosiddetta corrente filosovietica del PCI del controverso Armando Cossutta che, nel complesso incontro/scontro con quei prestigiosi dirigenti “secchiani” (Alberganti, Vaia, Bera, Ricaldone, Cassinera ed altri) costituì negli anni ‘80 le fondamenta per tenere aperta la questione comunista in Italia” (dal sito di CSP, ndr). Ma come si fa a rivendicare come una medaglia di “sinistra” l'essere stati legati alla corrente filosovietica del PCI nell'era di Breznev e del socialimperialismo sovietico? Quando il XX Congresso del PCUS e la “destalinizzazione” kruscioviana erano già avvenuti vent'anni prima? Insomma, quand'è per Rizzo che il revisionismo va al potere in Unione Sovietica, se per lui c'era ancora il socialismo durante il regime di Breznev, che infatti appoggiava?
Non a caso nel documento congressuale di fondazione del Partito comunista si afferma che “la storia del primo Stato socialista terminerà nel 1991 con la restaurazione del capitalismo”. Ciò significa che, ammesso che esista davvero, non c'è autocritica che tenga se ancora oggi Rizzo continua ad essere ambiguo sulla restaurazione del capitalismo in URSS, postdatandola addirittura al 1991, quindi considerando ancora socialista, sia pure in fase morente, lo Stato governato dal rinnegato Gorbaciov. Anche questa ambiguità, che mentre da una parte esalta l'Unione Sovietica di Stalin, dall'altra cerca di conciliarla con L'URSS revisionista e socialimperialista di Krusciov e dei suoi successori, è una manifestazione tipica di trotzkismo.
In ogni caso Rizzo non solo resta nel PCI revisionista e liberale fino al suo auto scioglimento, ma è tra i fondatori del PRC trotzkista, che si propone di “rifondare” anch'esso il comunismo su basi più “moderne”, ossia di rifondare un partito neorevisionista per perpetuare quell'inganno durato 70 anni che è stato il PCI revisionista di Gramsci, Togliatti, Berlinguer e Occhetto. Nel 1998 lascia Rifondazione trotzkista per aderire al PdCI di Cossutta e Diliberto, nato da una scissione a destra del PRC appositamente per salvare il governo Prodi, dunque continua a restare con tutti e due i piedi dentro il neorevisionismo, e per di più nella sua frazione di destra, quella che sosterrà poi a spada tratta la partecipazione del governo D'Alema alla guerra imperialista della Nato nei Balcani e il secondo governo Prodi. E in un ruolo di tutto rilievo, tanto che è stato coordinatore della Segreteria nazionale del PdCI fino al 2004, presidente del gruppo parlamentare dal 2001, e parlamentare europeo dal 2004, scippando tra l'altro il posto a Cossutta.
Rizzo non è credibile e affidabile
Insomma, quasi trent'anni di carriera politica borghese tutta vissuta all'insegna del revisionismo, del riformismo e del parlamentarismo finché, all'improvviso, nel 2009, dopo essere stato espulso dal PdCI, si proclama marxista-leninista, fonda Comunisti sinistra popolare (che nel 2012 partecipa alle amministrative) e infine, all'inizio di quest'anno, fonda il Partito comunista. Un partito che però nel suo programma non si propone la rivoluzione socialista e la dittatura del proletariato, ma l'attuazione della Costituzione democratica borghese e anticomunista del 1948 e la via elettorale e parlamentare al raggiungimento di una “democrazia per tutti”, quindi anche per i borghesi e i padroni. In altre parole non si propone l'abbattimento del sistema capitalista bensì la sua riforma in senso “democratico” e “popolare”.
Insomma, per noi Rizzo non è né credibile né affidabile, perché non solo non ha fatto una seria e profonda autocritica del suo passato revisionista, ma continua a richiamarsi ostentatamente al PCI revisionista, pur proclamandosi marxista-leninista, il che fa apparire la sua improvvisa conversione dal revisionismo e neorevisionismo al marxismo-leninismo più un fatto formale che reale. Altrimenti, prima di cercare di occupare lo spazio che i veri marxisti-leninisti presidiano dal 1977, per non parlare del decennio precedente di fase preparatoria, avrebbe dovuto confrontarsi francamente col PMLI nell'interesse del proletariato italiano, invece di liquidarci spocchiosamente e senza prove a Agorà come una “piccola setta” e degli “ammaestrati”.
Lo dimostra anche la risposta sciocca e derisoria con cui, prima ancora della fondazione del Partito comunista, il Fronte della Gioventù comunista diretto da Alessandro Mustillo replicò su “Senza tregua” a una nostra franca e circostanziata critica, pubblicata sul n. 46/2013 de “Il Bolscevico”, in cui chiedevamo conto del perché prima della sua fondazione non si fossero confrontati col PMLI e perché continuassero ad ispirarsi al PCI revisionista pur definendosi marxisti-leninisti. Chi è allora il settario, Rizzo o il PMLI? Le nostre critiche a Rizzo non sono per partito preso, ma perché non vogliamo che si crei un'altra trappola revisionista e trotzkista per imbrogliare i sinceri comunisti come te e ingabbiarli nel pantano del riformismo, dell'elettoralismo e del parlamentarismo. Comunque non abbiamo difficoltà a mettere a disposizione di Rizzo le pagine de “Il Bolscevico” per dargli la possibilità di confutare le nostre accuse su di lui.
Occorre un serio bilancio critico e autocritico
Se oggi il proletariato italiano ha solo una coscienza di classe in sé ed ha perso la coscienza di classe per sé, e deve essere rieducato a riacquistare il suo ruolo di classe dirigente rivoluzionaria a cui spetta il potere politico, ad aver di nuovo fiducia nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao e nel socialismo, la colpa è del lungo processo di deideologizzazione, decomunistizzazione e socialdemocratizzazione dei dirigenti revisionisti del PCI e dei loro successori. E per questo occorre che il proletariato faccia un bilancio critico e autocritico della storia del movimento operaio e del PCI, prendendo coscienza dell'inganno storico che è stato effettuato ai suoi danni, fino a portarlo allo stato attuale. Su questo pensiamo sarai d'accordo.
Ma non si può arrestare questo bilancio solo fino a Togliatti, come fa Rizzo, anzi solo fino al Togliatti dell'VIII Congresso del 1956, quello della “via italiana al socialismo”, per individuare le radici del grande inganno del revisionismo ai danni del proletariato italiano.
No, Stalin non ha “dettato” affatto la politica a Togliatti. Gli ha dato solo dei consigli tattici per arrivare a liquidare la dittatura fascista di Mussolini. Quel volpone invece li trasformò in linea strategica per infognare il proletariato nel capitalismo e nel sottometterlo alla borghesia.
Occorre andare a fondo e indietro nel tempo per fare un bilancio di classe critico e autocritico, altrimenti si continua a credere alle svolte improvvise e cadute dal cielo, mentre il revisionismo è un processo più lungo e graduale che, come ci insegna Mao, è sempre presente come corrente della borghesia all'interno del Partito del proletariato e dello Stato socialista: e va combattuto incessantemente, altrimenti riesce a prendere il sopravvento, come è successo in Unione sovietica e in Cina.
Per questo ti invitiamo a riflettere sul fatto che il PCI non è mai stato un vero partito marxista-leninista fin dalla sua fondazione nel 1921: a cominciare dalla direzione settaria e opportunista di “sinistra” di Bordiga, e subito dopo da quella opportunista di destra e revisionista di Gramsci nel '24, seguita poi da quella di Togliatti. In sintesi l'anima revisionista di Gramsci va cercata nelle sue teorie liberal-riformiste che sostituivano la costruzione dei Consigli operai a quella del partito marxista-leninista, il concetto di “blocco storico” a quello di lotta di classe, il concetto di “egemonia” (non come la concepiva Lenin) a quello della dittatura del proletariato, e il concetto di “guerra di posizione” a quello di insurrezione rivoluzionaria per il socialismo. E sono queste sue teorizzazioni che posero per prime le fondamenta revisioniste del PCI, poi riprese e sviluppate da Togliatti nel dopoguerra con la “via italiana al socialismo”, che a sua volta ha portato alla terza fase storica del PCI, quella della “svolta” liberale e della sua liquidazione. Se Gramsci fosse stato un vero comunista come mai settori della borghesia e del trotzkismo lo considerano ancora adesso uno dei loro punti di riferimento, in Italia e all'estero?
Svolgere tutto il filo nero del revisionismo
Finché c'erano Lenin, Stalin, la III Internazionale e Mao, quest'anima revisionista della direzione del PCI veniva combattuta ed era costretta a camuffarsi e restare al coperto. Il revisionismo di destra di Gramsci fu capito e isolato di fatto dalla direzione del movimento comunista internazionale guidato da Stalin. Lo stesso Togliatti dovette a lungo rimanere coperto all'ombra di Stalin, preferendo portare avanti le sue trame dietro le quinte. Per poi uscire più allo scoperto solo dopo la svolta di Salerno, e soprattutto dopo la morte di Stalin, con l'VIII Congresso del 1956, tenutosi non a caso subito dopo il XX Congresso del PCUS. Secchia rappresenta solo una variante trotzkista e di “sinistra” del revisionismo togliattiano, tutta interna al PCI, e non ha mai rappresentato una reale alternativa marxista-leninista alla direzione opportunista di destra di quel partito. Nemmeno lui voleva la rivoluzione socialista.
Se non si individua questo unico filo nero che lega tutta la storia del gruppo dirigente del PCI non si riesce a capire come siamo arrivati all'attuale situazione, e soprattutto si rischia di ricadere continuamente nello stesso inganno. Non a caso, secondo noi, Rizzo è volutamente reticente e ambiguo sulla critica della storia del PCI, e ne salva tutta la prima e seconda fase (fino all'VIII Congresso), perché sono quelle che più si prestano a confondere marxismo-leninismo e revisionismo, creando una zona grigia in cui lui può sguazzare recitando due parti in commedia: quella del riformista, da esibire nei salotti televisivi, sia Rai sia Mediaset, in cui viene spesso e volentieri invitato (al contrario di noi, lo ammetterai compagno, e ci sarà pure una ragione); e quella marxista-leninista e perfino stalinista, da mostrare di fronte ai sinceri comunisti.
Il fatto stesso che Rizzo escluda Mao tra i grandi Maestri del proletariato internazionale la dice lunga sulla sua reale adesione al marxismo-leninismo, che oggi non si può separare dal pensiero di Mao, in quanto lo mutilerebbe di tutto il fondamentale sviluppo storico della lotta contro il revisionismo moderno e della continuazione della rivoluzione nei paesi socialisti. Non è un caso che Rizzo non abbia mai appoggiato la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria in Cina e la lotta di Mao contro la cricca revisionista di Krusciov.
Non fermarsi alla superficie dei problemi
A questo proposito ti invitiamo anche a non fermarti alla superficie del problema sulla questione della “apertura” di Mao agli Usa quando Nixon fu invitato in Cina. Già Lenin e Stalin avevano insegnato che i rapporti diplomatici ed economici tra Stati socialisti e Stati capitalisti vanno considerati distinti dai rapporti internazionalisti tra i partiti comunisti e i proletariati dei medesimi paesi. Ti ricordiamo infatti che l'8 febbraio 1924 il governo di Mussolini riconobbe e stabilì relazioni diplomatiche con l'URSS di Stalin, preceduto solo di sei giorni, tra le grandi potenze capitalistiche, dal governo della Gran Bretagna. Cosa avrebbe dovuto fare Stalin, rifiutare il riconoscimento che di fatto rompeva l'isolamento a cui l'URSS era sottoposta dai paesi capitalistici? Ciò impedì forse che l'URSS continuasse ad aiutare la lotta antifascista in Italia e in tutta Europa? Lo stesso vale per la Cina di Mao, per la quale la venuta a Canossa del capofila dell'imperialismo rappresentò una grande vittoria storica, perché segnò la fine della politica americana delle “due Cine”, restituendo alla Cina il legittimo seggio al Consiglio di sicurezza dell'Onu usurpato fino ad allora dal governo fantoccio di Taiwan.
Non si può minimamente dubitare dell'antimperialismo di Mao, in particolare di quello americano. Basta andarsi a rileggere la sua dichiarazione del 20 maggio 1970 dal titolo “Popoli di tutto il mondo, unitevi per sconfiggere gli aggressori americani e tutti i loro lacché”. Essa contiene, tra l'altro, un attacco personale a Nixon, con queste parole: “Le atrocità fasciste di Nixon hanno acceso le fiamme ardenti del movimento rivoluzionario di massa negli Stati Uniti... L'amministrazione Nixon è dilaniata da difficoltà interne ed esterne: nel paese regna il caos più completo, e nel mondo essa è estremamente isolata ”.
Riguardo agli introiti dei dirigenti del PMLI, caro compagno, essi non sono stipendiati dal Partito, e a parte i disoccupati e gli studenti, hanno tutti una loro professione o sono pensionati quindi vivono esclusivamente in base al loro salario o pensione. Ciò è solo una realtà, non un bene, in quanto ci sarebbe un gran bisogno di rivoluzionari di professione per lo sviluppo del nostro amato Partito, che invece come certo saprai è estremamente povero, tanto da essere stato costretto a sospendere la pubblicazione cartacea de “Il Bolscevico”.
Tu dici che “il PMLI fa abbondantemente uso dei socialnetwork che sono strumenti borghesi e imperialistici”, in realtà non è così. Il nostro Partito ha solo il sito www.pmli.it, il resto non ci appartiene, è di elementi e gruppi sconosciuti che si spacciano come PMLI. Comunque, se ne avessimo le forze potremmo benissimo e senza problemi utilizzare anche i socialnetwork, privilegiando però sempre il megafono alla tastiera. Non ci si sporca certo le mani se usiamo pure gli strumenti ideati e prodotti dalla borghesia e dagli imperialisti, se essi servono al proletariato, alla lotta di classe e alla causa del socialismo.
Pensi veramente anche tu che siamo settari? Perché lo dicono certi elementi arrivisti e opportunisti espulsi dal PMLI e comprati da Rizzo? Ti sembra che possa essere una prova credibile?
Tutta la storia del nostro Partito dimostra che non siamo delle “vipere accovacciate ad aspettare che il topino si muova per attaccarlo”. Facciamo solo il nostro dovere rivoluzionario e marxista-leninista come hanno fatto e ci hanno insegnato Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, quello di denunciare i riformisti e i revisionisti di destra e di “sinistra” che corrompono la coscienza di classe del proletariato, che minano la lotta di classe contro il capitalismo e per il socialismo.
Speriamo di essere riusciti almeno in parte a rispondere con altrettanta franchezza alle tue franche domande, come si usa tra compagni che al di là di alcune differenze di posizione e di punti di vista hanno a cuore la causa comune del proletariato e del socialismo. Da parte nostra ti facciamo i nostri più calorosi saluti marxisti-leninisti e siamo pronti a continuare ed approfondire il dialogo iniziato con te su questi e su ogni altro tema che riterrai utile.
Buona lotta, che sia marxista-leninista.

26 novembre 2014