Per isolare i razzisti e i fascisti
Riqualificare le periferie. Casa agli occupanti
Basta con i manganelli e gli sgomberi

In questi giorni le immagini drammatiche dei disordini scoppiati nella periferia romana, e degli sgomberi forzati di case occupate nella periferia milanese, hanno rimesso all'ordine del giorno il tema dell'invivibilità delle periferie urbane delle grandi città. Una situazione critica che non si è creata all'improvviso, ma che covava da lungo tempo e a cui è bastata una scintilla per esplodere in tutta la sua virulenza.
A Roma, nel quartiere degradato di Tor Sapienza, la scintilla è stata il tentativo di stupro denunciato da una donna da parte di alcuni rumeni: decine di abitanti inferociti, anche sobillati e pilotati dai razzisti fascisti di Casa Pound, hanno sfogato la loro rabbia contro i rifugiati del locale “centro di accoglienza”, scontrandosi con la polizia e costringendo alla fine le autorità a trasferirli altrove. Il sindaco del PD, Marino, dopo una latitanza durata per giorni, si è deciso ad andare nei quartieri in rivolta ma è stato duramente contestato dalla folla. Una manifestazione di 62 rioni con un corteo di protesa contro Marino e la giunta è stata effettuata il 15 novembre in città, chiaramente egemonizzata dall'ex sindaco fascista Alemanno e dai suoi scherani di Casa Pound e Forza Nuova.
Quasi contemporaneamente, a Milano, in quartieri come Giambellino e Corvetto, si intensificavano improvvisamente gli sgomberi forzati di case popolari appartenenti all'Aler regionale e al comune e occupate da famiglie indigenti, talune anche da anni. Sgomberi effettuati con metodi brutali anche su donne e bambini dalla polizia intervenuta in forza e in assetto antisommossa, la quale non risparmiava manganellate, lacrimogeni e idranti per stroncare la resistenza delle famiglie occupanti disperate e le manifestazioni dei giovani dei centri sociali intervenuti per difenderle. Al punto che una donna incinta rumena ha avuto un aborto dopo aver denunciato di essere stata manganellata sulla pancia da un poliziotto mentre cercava di soccorrere una bambina caduta.
Da cosa nasce una tale situazione esplosiva nelle grandi periferie urbane, che a Roma assume anche forti connotazioni razziste? La causa principale sta nel degrado e nell'abbandono che da decenni caratterizzano le periferie delle grandi città, e che negli ultimi anni è precipitata a causa della crisi economica e sociale, della disoccupazione crescente che getta nella miseria sempre più famiglie e della mancanza di lavoro e di prospettive per i giovani.
Periferie ridotte a quartieri dormitorio, male illuminati e con scarsi trasporti pubblici; privi di negozi perché quei pochi che c'erano sono costretti a chiudere uno dopo l'altro dalla crisi e dal proliferare dei centri commerciali; senza servizi per la popolazione, per i quali è costretta a recarsi in città con lunghi ed estenuanti viaggi; senza centri ricreativi, culturali e di svago, per cui i giovani non li frequentano e non li vivono. Quartieri pieni di sporcizia, con il poco verde pubblico invaso dai rifiuti, dove proliferano sempre più la prostituzione, lo spaccio e la piccola delinquenza. Periferie abbandonate di cui i politicanti e i media borghesi si ricordano soltanto in occasione di elezioni, o in situazioni di emergenza come questa, per poi dimenticarsene regolarmente subito dopo.
La trappola della guerra tra poveri
E' in questo degrado e abbandono che si crea, come in questi giorni a Roma e a Milano, il terreno favorevole al razzismo e alla xenofobia contro rifugiati, immigrati e Rom, additati come falsa causa dei mali che affliggono le periferie e su cui soffiano ad arte i fascisti e i leghisti, che non a caso ultimamente hanno stretto un'alleanza politica. Una trappola in cui è facile per loro far cadere la parte più arretrata delle masse di sottoproletari e semiproletari delle periferie, favoriti enormemente dal ritiro dai quartieri popolari dei partiti della “sinistra” borghese, che ormai, vedi il PD di Renzi, non hanno più legami con le masse popolari e vivono solo sui media e nei talk show.
In particolare il PD a Roma ha lasciato campo ai fascisti di Casa Pound e di Forza Nuova, che da anni scorrazzano indisturbati nei quartieri e nelle borgate, aggredendo studenti e giovani dei centri sociali, e non a caso a Tor Sapienza si è assistito a un via vai di esponenti della destra fascista e leghista, come Borghezio, Alemanno, la Meloni, per non parlare della presenza fissa dei principali caporioni di Casa Pound, Forza Nuova e altre formazioni fasciste. A Milano e in altre zone del Nord sono i leghisti a fomentare la campagna razzista e xenofoba contro migranti e i campi Rom, e ora anche ad incitare a sgomberare le case occupate, con il caporione fascioleghista Salvini che invoca l'intervento dell'esercito e il governatore lombardo Maroni che chiede 200 sgomberi la settimana dalle case gestite dall'Aler.
Ma anche il neopodestà Pisapia, che capeggia la giunta comunale milanese di “centro-sinistra”, si muove sostanzialmente nella stessa logica, invocando il “rispetto della legalità” borghese per giustificare gli sgomberi delle case popolari occupate gestite dal comune. Eppure a Milano, dei 90 mila alloggi popolari, di cui 61 mila dell'Aler e 29 mila del comune, le case occupate “abusivamente” sono solo poco più di 4 mila, mentre quelle vuote e non assegnate perché inagibili, cioè lasciate andare in rovina, sono quasi 10 mila. Ci sarebbero dunque i margini per trovare un alloggio alle famiglie occupanti disagiate senza metterle in mezzo alla strada con la forza.
Invece i cosiddetti “sindaci arancioni”, come Pisapia, DeMagistris e Marino, che tante aspettative e speranze avevano suscitato nell'elettorato popolare, si stanno rivelando essere addirittura i nuovi poliziotti, quelli che mettono la legalità borghese e le regole del mercato davanti ai bisogni vitali delle masse. Il fatto è che sta per entrare in vigore il decreto Lupi che consentirà a Comuni e Regioni di mettere all'asta a prezzo di mercato le case popolari ex Iacp, e forse questo spiega il perché di questa improvvisa impennata degli sgomberi a Milano. Mentre Marino, pensando solo a salvarsi la poltrona traballante e a recuperare credibilità, va a Tor Sapienza a fare dichiarazioni equivoche che lisciano il pelo ai sentimenti razzisti e xenofobi ora prevalenti nel quartiere.
Lottare per la casa e per città più vivibili
D'altra parte il governo Renzi, come i governi che l'hanno preceduto, non fa assolutamente nulla per iniziare a risolvere i gravi problemi delle periferie urbane che stanno alla base delle drammatiche vicende scoppiate in questi giorni. La sua unica risposta è quella poliziesca, che non fa che aggravare ulteriormente i problemi. Non a caso, mentre Renzi se ne sta zitto occupandosi d'altro, come ha fatto per l'alluvione di Genova, a parlare per il governo è solo Alfano, il quale fa la voce dura e proclama che “andremo avanti con gli sgomberi”.
Invece bisogna dire basta agli sgomberi e alla guerra tra poveri fomentata da razzisti, fascisti e leghisti, basta con i manganelli, i lacrimogeni e gli idranti, basta con l'abbandono e il degrado delle periferie. Non a caso questi fatti drammatici accadono nelle periferie più povere, abbandonate e degradate delle grandi città, e non nei quartieri centrali o semi periferici più ricchi e serviti e nei piccoli centri della provincia. Occorre perciò riqualificare le periferie urbane, dare la casa agli occupanti indigenti e, come indica fra l'altro il Programma d'azione del PMLI, occorre finanziare piani comunali per il riuso e il risanamento di vecchi edifici, l'utilizzo delle case sfitte e la costruzione di nuove case popolari con fitti accessibili a tutti, immigrati e Rom compresi. E occorre ristrutturare i quartieri-ghetto delle grandi città (come Napoli, Roma, Milano, ecc.) per ricostruire un ambiente vivibile, attrezzato di servizi e dotato di verde pubblico.

26 novembre 2014