Provenienti dalle regioni del Sud su invito della Fiom. La Sicilia e la Sardegna manifesteranno successivamente
Oltre 30mila metalmeccanici in piazza a Napoli
Il grande corteo applaudito lungo il percorso. Landini attacca duramente Renzi, che strumentalizza una sua frase “infelice”. Sulle magliette dei cassintegrati e licenziati di Pomigliano: “Renzi e Marchionne alle catene. Operai in Paradiso”. Studenti e precari aprono un confronto con la Fiom. Il PMLI fa corpo unico con i metalmeccanici. Gli operai della Merid Bulloni di Castellammare tengono alta la bandiera del PMLI
Il 12 dicembre tutti in piazza per suonarle al nuovo Berlusconi antioperaio e antisindacale

Redazione di Napoli
È stato un autentico successo lo sciopero di 8 ore indetto dalla FIOM-CGIL a Napoli venerdì 21 novembre per protestare contro le politiche sul lavoro antipopolari del governo del Berlusconi democristiano Renzi, in particolare il famigerato Jobs Act. Un corteo in cui dominava il rosso di 30mila presenze, e forse più, ha attraversato il centro cittadino invadendo in maniera pacifica, ma ferma e dura, il capoluogo campano, con la classe operaia assoluta protagonista del corteo con adesioni allo sciopero che sfioravano in molti casi il 90% (come la Fincantieri di Castellammare di Stabia) o vi si avvicinavano come Alenia Capodichino, Alenia Nola, Ansaldo Breda di Napoli, Merid Bulloni di Castellammare, Fiat Pomigliano (con in prima fila i cassintegrati e licenziati), Iris Bus di Avellino, Ikea Afragola, TRW Elettrlyx, Finmeccanica, le operaie Whirlpool, l’Eutelia, ma anche le Acciaierie di Terni, l’Ilva di Taranto e altre fabbriche, medie e piccole, provenienti da tutta la Campania per opporsi alla tracotanza e all’arroganza dell’esecutivo del nuovo Berlusconi.
“Il Mezzogiorno sta pagando un prezzo doppio rispetto alle altre parti d’Italia – afferma un operaio – vogliamo subito una politica di rilancio degli investimenti pubblici per creare sviluppo”. Prima della manifestazione gli operai cassintegrati della Fiat di Pomigliano affittavano una limousine partendo alla volta di Napoli e presentandosi indossando alcune magliette con su scritto: “Renzi e Marchionne alle catene. Operai in paradiso” e sulla fiancata: “Renzi e Marchionne sulle catene di montaggio per 700 euro al mese”, con le risate e gli applausi di approvazione dei manifestanti.
Il concentramento previsto a piazza Mancini sotto la statua di Garibaldi, “travolto” dalle bandiere rosse della Fiom, viene accompagnato fino alla partenza con il canto di “Bella Ciao” intonata a squarciagola dalle operaie e dagli operai, ma anche dai precari (soprattutto del settore sottopagato e supersfruttato dei call center ), dai disoccupati, dai giovani dei Centri sociali, dalle studentesse e dagli studenti medi e universitari e da decine di comitati civici territoriali in lotta contro lo Sblocca-Italia (in particolar modo l'Associazione “Mai più amianto” di Bagnoli con i familiari vittime dell’Eternit con cartelli contro la vergognosa sentenza della Corte di Cassazione assolutoria dei vertici criminali svizzeri, e il Comitato “Stop Biocidio”).
Come un pesce nell’acqua nel corteo i marxisti-leninisti, provenienti da alcune città della Campania, formavano un combattivo spezzone guidato dal compagno Andrea, Segretario della Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del Partito, coadiuvato dal compagno Gianni Vuoso, dell’Organizzazione di Ischia del PMLI. Le compagne e i compagni diffondevano sin dall’inizio il volantino “Il potere politico spetta di diritto al proletariato” con il quale si invitano i partecipanti a leggere il discorso del compagno Loris Sottoscritti “Mao e la missione del proletariato” tenuto alla commemorazione di Mao del 7 settembre scorso a Firenze a nome del Comitato centrale del Partito. Il volantino riscontrava un buon successo tra gli operai e le masse in lotta, soprattutto riguardo la nostra posizione contro Renzi e il suo nero esecutivo.
Presenti quasi tutti i partiti parlamentari di “centro-sinistra” che si sono ben guardati dal portare striscioni o cartelli a favore dello sciopero; alcuni assessori della giunta antipopolare De Magistris, tra cui il vicesindaco falso comunista Tommaso Sodano, non facevano altro che una “passerella”, probabilmente perché si avvicinano le elezioni regionali primaverili del 2015. Opportunisticamente anche l’ex governatore della Campania e rinnegato del comunismo, Antonio Bassolino, partecipava all’evento per recuperare un poco della credibilità persa con le sue politiche antipopolari che hanno affossato Napoli in venti anni di governo locale e regionale. L’accoglienza delle masse in lotta è stata di completa indifferenza, mentre si faceva da parte e non era presente nessun papavero del PD che temeva ovviamente delle contestazioni da parte delle operaie e degli operai.
La manifestazione attraversava tutta Corso Umberto raggiungendo prima piazza Nicola Amore e poi piazza Borsa; molti, attratti dal passaggio dagli slogan contro Renzi e dal colore dei manifesti e delle bandiere applaudiva convinta o addirittura si univa ai partecipanti. Particolarmente intenso è stato il momento del passaggio del corteo nei pressi dell’Università “Federico II” e delle facoltà occupate con applausi, slogan a favore della classe operaia e striscioni che inneggiavano allo sciopero generale. Bella l’immagine di solidarietà tra studenti occupanti, da una parte, e operai e precari dall’altra, con una apertura di un serio confronto – siglato con abbracci e strette di mano – teso ad iniziare un percorso comune fin dalle prossime iniziative di sciopero e di lotta. Il corteo proseguiva compatto e unito per via Sanfelice per poi raggiungere il concentramento finale a piazza Matteotti dove veniva data la parola prima ad Antonio Frosolone, operaio della Fiat di Nola che diretto e senza mezzi termini tratteggiava la sua situazione di cassintegrato: “dopo sei anni di cassaintegrazione ho pensato di farla finita anch’io: ho rinunciato ad acqua, cibo, farmaci per la mia patologia cardiaca: mi ha salvato solo la solidarietà”. Ricorda Frosolone il suicidio e le tragedie di due operai, Pino e Maria, distrutti dalla miseria e dai debiti dovuti a licenziamenti e cassintegrazione da parte dei pescecani padronali: “ho perso la dignità, non mi resta niente dei mille euro al mese di cassintegrazione, devo pagare l’affitto e mantenere mia figlia minorenne e sostenere l’altra mia figlia all’università: nell’ultimo anno nella mia fabbrica ci sono stati ben 45 tentativi di suicidi tra i 316 operai e operaie in cassintegrazione”. Le toccanti dichiarazioni di Frosolone con cui si apre dal palco il momento degli interventi continuava con quelle altrettanto forti e decise di Luisa Pastore dell’Associazione “Mai più amianto” impegnata in un processo a Napoli come parte civile contro le vecchie giunte antipopolari guidate da Iervolino e Bassolino: “Il mio è un grido di dolore: sono figlia di due operai dell’Eternit morti più di 20 anni per aspersosi polmonare e io stessa dall’età di 27 anni ho dovuto affrontare ben due tumori. Quasi tutta la mia famiglia è stata sterminata: a Bagnoli abbiamo pagato un prezzo troppo alto”. Luisa deve interrompere il suo intervento per un attimo per un pianto improvviso e l’emozione forte del momento, ma riprende con più vigore: “L’altro giorno con la sentenza della Cassazione siamo stati schiaffeggiati, siamo morti di nuovo: e alle istituzioni locali che ci hanno abbandonato dico che il sindaco De Magistris ci deve delle scuse, anzi le condoglianze, perché lo stesso giorno della sentenza, lui faceva un’intervista sulle luminarie, mentre io sono a lutto”.
È la volta di Maurizio Landini, Segretario generale della FIOM, che non si risparmia nelle critiche contro l’attuale esecutivo: “al Sud ci sono meno di sei milioni di persone che lavorano, un livello così basso mai raggiunto dagli anni Cinquanta del secolo scorso. L’industria, sia nel pubblico che nel privato, ha ridotto gli investimenti del 54%, con un livello di disoccupazione peggiore della Grecia”. Accolto dagli applausi dei partecipanti in presidio, Landini rincara la dose: “E il governo cosa fa? Non interviene sulle ragioni della crisi, ma taglia le spese per i servizi quando invece dovrebbe far ripartire gli investimenti: noi oggi scioperiamo per dare un futuro al paese”. Il duro attacco al Berlusconi democristiano continua per tutto l’intervento: “questo governo non ha il consenso della maggioranza delle persone che per vivere devono lavorare, i precari e i giovani: noi siamo la parte onesta del paese che paga le tasse, mentre Renzi non ha l’appoggio delle persone oneste”. Questo passaggio destava “scandalo” nei vertici nazionali del PD con richiesta di scuse da parte di Landini per la frase “infelice” perché “offende milioni di lavoratori”. Il leader Fiom ritirerà in serata la frase perché “una cavolata”, anche se ribadirà tutto il resto del discorso fatto in piazza Matteotti: “la protesta, gli scioperi, i cortei dei lavoratori ci sono e il governo Renzi non può nasconderla: i toni duri di questi giorni sono dovuti alla completa mancanza di dialogo di Renzi che divide chi lavora”.
Al concentramento conclusivo giungevano in prima fila le rosse bandiere del PMLI che facevano corpo unico con gli operai e operaie metalmeccaniche, in un clima fraterno e di lotta, sventolando per tutta la durata dell’evento che si concludeva nel primo pomeriggio accolto da un bellissimo sole autunnale. Tant'è che gli operai della Merid Bulloni di Castellammare hanno con fierezza tenuto alta la bandiera del PMLI in un momento del corteo.
Il riuscito e partecipato sciopero generale di 8 ore della FIOM non deve rimanere un fatto isolato; anzi. Non si deve dare tregua al governo antipopolare, antioperaio e antisindacale del Berlusconi democristiano Renzi ma anzi bisogna decuplicare le forze per suonargliele di nuovo allo sciopero CGIL del 12 dicembre prossimo. I marxisti-leninisti faranno la loro parte a sostegno della classe operaia e dei suoi alleati precari, disoccupati, pensionati, studenti, tenendo alte le insegne rosse per il lavoro, l'articolo 18 e il socialismo, contro il Jobs Act, il governo del nuovo Berlusconi Renzi e il capitalismo.
Nel messaggio di ringraziamenti inviato alle compagne e ai compagni partecipanti dai dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi si legge fra l'altro: “Pur con forze ridottissime avete fatto del vostro meglio per dimostrare concretamente ai metalmeccanici del Sud che il PMLI è dalla loro parte e che si batterà fino in fondo insieme a loro contro il Jobs Act, la legge di stabilità, i licenziamenti e la politica antioperaia e antisindacale del governo del Berlusconi democristiano Renzi. Abbiamo apprezzato molto la vostra disponibilità e il vostro spirito di sacrificio, specie delle compagne e dei compagni venuti da fuori Napoli. (...) Complimenti al fotografo e a voi tutti. Una gioia rivoluzionaria vedervi in mezzo agli operai e così combattivi. Grande la compagna Michela che è riuscita a coinvolgere gli operai Merid Bulloni di Castellamare. Un evento vedere gli operai alzare e stendere bene la bandiera del PMLI”.

26 novembre 2014