Al festival della “Repubblica” a Palermo
Giannini: “E' giusto licenziare i professori che non lavorano”
Gli studenti contestano la ministra dell'istruzione

"Dobbiamo entrare in un nuovo modello di istruzione che, innanzitutto, dia certezza e stabilità agli insegnanti precari, poi li avvii a una formazione permanente, quindi alla possibilità di essere valutati. La nuova scuola dovrà offrire incentivi a chi merita e si impegna e alla fine, certo, dovrà occuparsi con rigore e severità di chi non fa bene il suo mestiere. Oggi la scuola è troppo sindacalizzata. È sana, ma ha bisogno di irrobustirsi".
Lo ha affermato il ministro Stefania Giannini il 18 ottobre durante il tour palermitano per pubblicizzare la famigerata “buona scuola” che il governo Renzi intende attuare a colpi di decreti legge a partire da gennaio 2015.
Per lanciare l'ennesima provocazione contro i professori Giannini ha scelto addirittura il proscenio del Teatro Massimo dove tra il 18 e il 19 ottobre si è svolto il dibattito "Se mille giorni bastano. La scuola nuova" organizzato da “Repubblica delle idee”.
Un appuntamento riservato a soli addetti al lavoro ma fortemente contestato dal coordinamento degli studenti medi che hanno accolto l'arrivo della ministra con una clamorosa gragnola di slogan e cori di protesta.
Altro che “assunzione di 150 mila precari” e “stanziamento di 150 milioni di euro per l'università” di cui cianciano Renzi e Giannini nel tentativo di indorare la pillola della “buona scuola”.
Con questo colpo la Giannini si appresta a portare a termine la controriforma neofascista della scuola italiana basata sul modello mussoliniano di Giovanni Gentile che negli ultimi 20 anni governo dopo governo alternati tra destra e “sinistra” borghese (Berlinguer, Moratti, Fioroni e oggi Giannini) ha visto una scuola pubblica fatta a pezzi a tutto vantaggio delle private e sempre più preclusa alle fasce più povere della popolazione. Una scuola classista, meritocratica, gerarchizzata e completamente asservita alle borghesie locali, che affida tutto il potere ai presidi-manager e ai padroni capitalisti secondo il piano della P2 e trasforma gli istituti tecnici e professionali in veri e propri reparti di addestramento e avviamento al lavoro di mussoliniana memoria.
La verità è che: dopo il blocco del contratto e degli scatti di anzianità, i feroci tagli delle risorse e l'azzeramento di fatto dei fondi per l'istituzione scolastica, l'aumento dell'orario di lavoro a parità di stipendio e la gerarchizzazione del corpo docente sottomesso al presider manager-padrone: ecco la mazzata finale della “buona scuola”: licenziamento in tronco degli insegnanti sindacalizzati, i più attivi e avanzati politicamente che ancora osano contestare il governo e opporsi al suo nero disegno.
Peggio della scuola di Mussolini dove per insegnare dovevi prima iscriverti e prendere la tessera del partito fascista e poi prostrarti tutte le mattine di fronte al dirigente scolastico!
“La sfida – ha concluso la ministra - si giocherà sulla formazione dei docenti". O meglio sulla pelle dei docenti e di tutto il personale della scuola.
A sostegno della proposta di licenziamento degli insegnanti si è apertamente schierata anche la scrittrice e collaboratrice di Repubblica nonché teologa e preside di Vicenza, Mariapia Veladiano, che ha aggiunto: "Non dimentichiamo che un insegnante deve essere innanzitutto un buon insegnante. Più che valutare il merito bisognerebbe che ci fossero procedure trasparenti che permettano anche di licenziare chi non fa bene il suo lavoro".
Dichiarazioni che hanno fatto irritare perfino i sindacati filo governativi: “Ci si aspetterebbe, da chi governa il sistema dell'istruzione pubblica, un cenno di soddisfazione e apprezzamento: ed ecco invece l'ennesima incauta esternazione della ministra Giannini che lamenta l'impossibilità di licenziare gli insegnanti, a causa dell'eccessiva sindacalizzazione del settore... sono rimasto sconcertato per la superficialità e la gratuità di simili affermazioni, di cui si fa molta fatica a cogliere il senso” ha dichiarato Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola. Dello stesso avviso anche Marcello Pacifico, presidente Anief (Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori) e segretario organizzativo Confedir (Confederazine autonoma dei dirigenti quadri e direttivi della pubblica amministrazione) che ha aggiunto: “Prima di auspicare l'introduzione di procedure che permettano di licenziare gli insegnanti della Scuola pubblica, si pensi al licenziamento di dipendenti pubblici con responsabilità decisamente superiori ma che sino ad oggi si sono dimostrati intoccabili... se il ministro vuole davvero migliorare l'efficienza del settore, faccia le dovute pressioni al governo perché si innalzi lo stipendio dei docenti a livelli dignitosi e si alzi almeno di un punto il PIL per l'istruzione”.

26 novembre 2014