Rappresaglia nazista di Netanyahu
Rase al suolo le case degli attentatori palestinesi
Israele ha abbattuto in Cisgiordania 543 case solo nel 2014, per un totale di 27 mila dal 1967

 
“Questa mattina abbiamo demolito a Silwan la casa di un terrorista. Ci saranno altre demolizioni di case. Siamo determinati a riportare la sicurezza a Gerusalemme”, sono state le parole pronunciate il 19 novembre dal premier sionista Benjamin Netanyahu per annunciare la rappresaglia nazista contro la popolazione palestinese in seguito agli attentati del 22 ottobre e del 18 novembre nel quale erano morte sette persone, oltre ai quattro attentatori palestinesi.
“Gli occupanti israeliani - ha affermato la madre di uno di essi - vogliono distruggere la nostra famiglia e renderci degli sfollati. Essi pensano che distruggendo le case dei martiri potranno fermare il popolo di Gerusalemme e Palestina”, non ci riusciranno.
Anche organizzazioni umanitarie israeliane hanno condannato la politica delle demolizioni di case praticata a suo tempo dai colonialisti britannici durante il loro mandato in Palestina e riportata dai sionisti nell’ordinamento militare in vigore nei territori occupati. Dallo scorso giugno il governo Netanyahu ha deciso di applicarla anche in Israele.
In applicazione di tale direttiva i sionisti solo nel 2014 Israele hanno demolito almeno 543 case e edifici palestinesi in Cisgiordania. Dai dati raccolti dalle organizzazioni delle Nazioni unite che operano nei territori palestinesi risulta che dal 1967 sono ben 27.000 le costruzioni palestinesi demolite per ordine del regime di Tel Aviv. Molte sono case demolite perché costruite senza permesso, permessi che le autorità sioniste non concedono ai palestinesi alle quali si aggiungono quelle sistematiche delle case dove vivono o vivevano i palestinesi responsabili di attacchi contro gli occupanti.
Una politica denunciata anche dal giornale israeliano Haaretz, che commentando la rappresaglia nazista di Netanyahu evidenziava che queste misure punitive "sono riservate solo alle famiglie dei palestinesi", mentre "le case dei terroristi israeliani che hanno bruciato il ragazzo palestinese Mohammed Abu Khdeir rimangono intatte. Il punto è che la giustizia selettiva non è giustizia: è vendetta".

3 dicembre 2014