Cooperative, la fine di un inganno … e di un'illusione

Quante volte gli esponenti della “sinistra” borghese hanno ripetuto che il mondo della cooperazione rappresentava la risposta etica e solidale agli eccessi, rapacità e immoralità del mercato capitalistico? Quante volte hanno ripetuto che un'altra organizzazione proprietaria e produttiva è possibile all'interno del presente sistema economico fondato sulla proprietà privata capitalistica? Ebbene l'inchiesta giudiziaria Mafia Capitale ha sbattuto in faccia a tutti una verità che noi marxisti-leninisti ben conoscevamo, anche se non in queste precise dimensioni e gravità, e ha sbriciolato il falso mito della diversità e superiorità di questo mondo cooperativo.
Da decenni noi sapevamo, e l'abbiamo puntualmente denunciato, che oramai gran parte delle cooperative di produzione, della distribuzione e dei servizi si erano gradualmente trasformate nel loro opposto. Erano in origine nate per rendere tutti i soci-lavoratori uguali e padroni della propria cooperativa e hanno finito per conferire a un pugno di manager un potere illimitato e senza alcun controllo. Erano in origine nate per impedire l'accumulazione di ingenti profitti nelle mani di pochi e hanno spesso finito per trasformarsi nel regno del malaffare alla mercé di boss del lavoro nero, del supersfruttamento, dell'evasione fiscale e del riciclaggio e circolazione del denaro sporco. Erano in origine nate per riunire i piccoli produttori nella speranza di non essere soffocati dal predominio della grande proprietà e hanno finito per divenire in molti casi dei colossi capitalistici con posizioni dominanti e monopolistiche nel mercato.
Bastano pochi esempi su tutti per fotografare amaramente la metamorfosi che le ha non solo omologate alle altre imprese capitalistiche ma sovente trasformate nel sinonimo delle peggiori manifestazioni delle leggi dell'economia capitalistica. Che cosa hanno di diverso il colosso delle costruzioni C.M.C. (Cooperativa Muratori & Cementisti di Ravenna) rispetto alla famigerata Impregilo, con cui peraltro era associata nella gara di appalto che si tenne per la costruzione del Ponte sullo Stretto? O la Unipol, che ha fagocitato recentemente la Sai dei Ligresti, rispetto agli altri colossi assicurativi e bancari? E il gruppo Coop rispetto alle più forti catene della distribuzione in Italia?
A questo gigantismo delle cosiddette coop “rosse”, un impero economico e finanziario controllato dal PD e dai suoi alleati, si aggiunge il sottobosco delle cooperative dei servizi, tipo quelle ideate dal PD Buzzi nella Capitale. La foto che ritrae il ministro Poletti a cena con Buzzi non è una stranezza né una leggerezza del ministro favorita dall'ignoranza. No, quell'incontro è un normalissimo incontro di affari tra l'allora presidente della Legacoop e il boss della più potente galassia di cooperative di servizi del centro-sud associate alla Lega. E' normalissimo come lo sono gli incontri tra l'amministratore delegato di FCA Marchionne e gli ad delle aziende associate. Questa lobby delle cooperative è talmente potente da aver poi catapultato il suo presidente a un ministero chiave come quello del lavoro, rendendo il governo Renzi emanazione diretta non solo della grande finanza e del grande capitale ma anche dell'impero delle cosiddette cooperative “rosse”.
I dipendenti di molte cooperative sono spesso sottoposti a condizioni di vero e proprio schiavismo, senza diritti, paghe di fame, precariato selvaggio e sistematico e ricatti senza fine. Nel Centro-Nord i caporali che si nascondono dietro una parvenza di legalità operano in agricoltura attraverso cooperative per la tratta degli schiavi, per lo più migranti ma anche braccianti agricoli italiani a bassissimo costo, quando giornalmente offrono forza-lavoro alle medio-grandi aziende agricole. Si chiamano cooperative ma è sempre e solo caporalato allo stato puro, ovvero sfruttamento selvaggio del proletariato agricolo.
Fin dai tempi della Prima e Seconda Internazionale le correnti di destra e riformiste presenti nel movimento operaio cercarono di snaturare e corrompere la spontanea e giusta spinta operaia, contadina e dei piccoli produttori al rivolgimento del sistema della proprietà privata capitalistica mediante la fondazione di cooperative indipendenti di produzione. E lo fecero teorizzando, come scrisse per primo Lassalle nel programma del Partito operaio tedesco, col quale polemizzarono aspramente Marx ed Engels nel famoso scritto “ Critica del Programma di Gotha ”, che: “Le cooperative di produzione si debbono creare, per l'industria e per l'agricoltura, in tali proporzioni, che da esse sorga l'organizzazione socialista del lavoro complessivo. " Si trattava di una ricetta riformista, ingannatrice e illusoria, una sorta di terza via che puntava al rovesciamento del capitalismo attraverso la progressiva estensione del sistema delle cooperative rispetto alle altre forme della proprietà privata capitalistica. Fino ad arrivare alla togliattiana “via italiana al socialismo” che vagheggiava l'avvento del socialismo attraverso “riforme di struttura” che facessero leva in campo economico peraltro sulla progressiva prevalenza della proprietà statale e di tipo cooperativo su quella privata.
Dopo decenni e decenni di coesistenza del sistema delle cooperative nel mercato capitalistico, ora il morto è sulla bara: il mercato le ha costrette a subire e accettare le sue spietate leggi, pena il fallimento. Erano nate per cambiare regole e meccanismi e ne sono state irrimediabilmente trasformate, spesso nel peggiore dei modi, com'è accaduto a Roma. Fino al punto che la Cupola mafiosa si è organizzata sempre più come una cooperativa del crimine.
Perdurando il regime economico capitalistico, la forma cooperativa non rappresenta un'alternativa ma una delle tante forme di proprietà capitalistica, come quella privata, quella statale, ecc. Niente di più e niente di meglio. E con ciò è finito un inganno durato troppo a lungo, è finita ogni ambiguità e illusione seminate ad arte dalla “sinistra” borghese e dagli eredi diretti della socialdemocrazia e del revisionismo togliattiano.

17 dicembre 2014