Il decreto di Obama sull'immigrazione non risolve tutte le ingiustizie e le discriminazioni

 
Nel discorso tenuto alla Casa Bianca il 21 novembre il presidente americano Barack Obama ha annunciato l'emanazione di un decreto che permetterebbe a 5 degli 11 milioni di immigrati irregolari di avere un permesso di soggiorno e lavoro.
A fronte di un Congresso in mano all'opposizione repubblicana, che ha subito sollevato un muro di critiche, ha deciso di usare i propri poteri esecutivi per affrontare il problema con un piano per l'immigrazione che si basa su tre i pilastri. Il primo prevede significativamente il rafforzamento dei controlli alle frontiere, controlli che, ha rivendicato Obama, già negli ultimi anni sotto la sua amministrazione hanno ridotto significativamente gli afflussi illegali. Il secondo dovrebbe rendere più facile e veloce la concessione dei visti ma solo “per immigrati ad alta qualificazione”. Il terzo prevede mano dura per “espellere e rimpatriare i criminali, i membri di gang”; non sarebbe “né realistico né giusto deportare quei milioni di stranieri che lavorano duro da anni, e molti dei quali hanno figli nati qui”, spiegava Obama. Due punti su tre riguardano misure repressive.
Gli immigrati “regolarizzati” otterranno permessi di soggiorni validi solo per tre anni e probabilmente rinnovabili alla scadenza, non la Green Card, il permesso di residenza permanente o la cittadinanza, dato che, precisava Obama, “sarebbe ingiusto per coloro che hanno fatto la fila per mettersi in regola, se improvvisamente un'altra categoria di immigrati può passargli davanti”. Una piccola concessione che non risolve tutte le ingiustizie e le discriminazioni e che secondo i primi calcoli permetterebbe la regolarizzazione di circa cinque degli 11 milioni di persone che al momento vivono irregolarmente negli Usa, dei quali oltre la metà proviene dal vicino Messico.
Obama ha come di consueto condito il discorso con richiami agli alti “valori fondanti” americani sostenendo che “il nostro paese ha bisogno di uno scopo comune, di un fine elevato. Gli immigrati sono un arricchimento della nostra società. Questo è un dibattito sulla nostra identità, su chi siamo noi. Non possiamo essere un paese dove i figli vivono nell'angoscia che le madri possano essere deportate. Questo dibattito deve concentrarsi sulle nostre speranze, non sulle nostre paure".
Restando coi piedi per terra il provvedimento di Obama sembra piuttosto aprire la campagna per le elezioni presidenziali del 2016 quando, spera, andrà a votare una percentuale più elevata tra i giovani e le minoranze etniche di ispanici e asiatici, il suo bacino elettorale che ovviamente è più favorevole alle misure pro-immigrati.

17 dicembre 2014