Quasi metà dei giapponesi diserta le urne

 
Alle elezioni per il rinnovo della camera Bassa giapponese del 14 dicembre quasi la metà dei giapponesi ha disertato le urne e delegittimato il premier uscente Shinzo Abe. Solo il 52,4% dei giapponesi si è recato alle urne, rispetto al 59,5% delle precedenti legislative del 2012; sette punti di percentuale in più per la diserzione del voto che con le schede bianche raggiunge quasi la metà del corpo elettorale, un record per il Giappone.
La coalizione guidata da Shinzo Abe e composta dal partito liberaldemocratico (Lpd) e dal Komeito ha ottenuto 326 seggi su 475; il Ldp si è assicurato 290 seggi, 5 in meno di quelli che aveva prima, mentre il Komeito ne ha conquistati 4 arrivando a 35. Lo scambio di seggi all'interno della coalizione governativa le ha permesso di mantenere la maggioranza schiacciante che già aveva e che si porterà fino alla scadenza naturale del parlamento, al 2016. Si è fermato a 73 seggi, guadagnandone 6, il partito democratico (Dpj), il principale di opposizione.
Abe ha davanti a sé tre anni per mettere in pratica i propri progetti a partire dalla cosiddetta "Abenomics", ovvero la politica economica e monetaria che prevede un aumento della spesa pubblica attraverso l’immissione sul mercato di una valanga di soldi e non ancora ben precisate iniziative di stimolo fiscale e di investimenti. Politiche già sperimentate due anni fa e che solo per un breve periodo hanno fatto risalire il prodotto interno lordo (pil) che negli ultimi due trimestri consecutivi è diminuito; al terzo trimestre negativo quella che era la terza economia mondiale passerà nella fase di “recessione tecnica”. Una parte che il nuovo esecutivo guidato da Abe curerà con attenzione è però il rilancio del nucleare e la controriforma della Costituzione che rilanceranno le ambizioni imperialiste di Tokyo nel continente.

23 dicembre 2014