A 65 anni dalla Liberazione dell'Italia dal nazifascismo
La Resistenza vive nelle masse antifasciste
Manifestazioni in tante piazze d'Italia con in testa i partigiani. Napolitano e Berlusconi celebrano la Liberazione in chiave liberale ignorando la partecipazione dei partigiani comunisti. A Milano, Roma, Torino, Bergamo, Piacenza, Savona, Prato contestati i governanti di destra. Il Pd fa un'interrogazione parlamentare contro i contestatori antifascisti
Il PMLI lancia un appello per un nuovo 25 Aprile per abbattere il nuovo Mussolini, Berlusconi

Nel 65° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo, da Nord a Sud gli antifascisti italiani hanno dato vita domenica 25 Aprile ad una combattiva giornata di lotta, che ha portato nelle piazze delle città della penisola migliaia di manifestanti, con in testa i partigiani, con bandiere rosse e canti della Resistenza. "Bella ciao" è risuonata in tutte le piazze, da Milano a Palermo, nonostante il tentativo di alcuni neopodestà, in testa gli esponenti della Lega e del Pdl, di vietarla con indicazioni esplicite o con imposizioni di fatto, come è successo a Prato, dove la banda musicale dell'Esercito non ha suonato l'inno della Resistenza. Non c'è stata propaganda neofascista che abbia retto di fronte alla consapevolezza delle masse antifasciste italiane che, oggi più che mai, è necessario rimandare al mittente ogni attacco alla Resistenza e ogni tentativo di "pacificazione" tra neofascisti e neonazisti da un lato e antifascisti dall'altro.
Le istituzioni borghesi invece, Napolitano e Berlusconi in testa, hanno tentato di dare alla celebrazione una impronta liberale, provando a svuotare la Liberazione dei suoi autentici valori per proporre quelli della terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista, razzista e interventista.
Il discorso tenuto da Napolitano il 24 aprile alla Scala di Milano, esaltatissimo dai giornali della destra e della "sinistra" borghese, infatti non contiene nessun accenno al ruolo dei partigiani comunisti e, invece, omaggia lungamente il socialdemocratico Pertini. Non a caso il neoduce Berlusconi, presente alla celebrazione tenutasi presso il massimo teatro milanese ha apprezzato il discorso definendolo "commovente e toccante". Berlusconi, per parte sua, rilancia, celebrando nel suo discorso il funerale della costituzione democratico-borghese, nata dalla Resistenza e fatta fuori già da un pezzo, con l'obbiettivo di "definire l'architettura di uno Stato moderno, più vicino al popolo sulla base del federalismo, più efficiente nelle istituzioni e nelle azioni di governo ".
Alle dichiarazioni di Napolitano e Berlusconi, nei giorni precedenti la Festa della Liberazione, si sono affiancati gli atti provocatori di diversi esponenti neofascisti che in maniera sfacciata hanno mostrato come l'intento reale delle istituzioni borghesi sia quello di attaccare la memoria e i valori condivisi della Resistenza. A partire dal tentativo della Lega di vietare "Bella Ciao", all'iniziativa del presidente Pdl della provincia di Salerno, Edmondo Cirielli, di un manifesto in cui ha completamente cancellato il contributo dei Partigiani alla Liberazione, che sarebbe frutto uncamente dell'intervento dell'esercito americano, ai manifesti comparsi a Roma con la foto del Duce e la frase "25 aprile: un'idea è al tramonto, quando non trova più nessuno capace di difenderla".
Sarebbe stato preoccupante che le masse antifasciste italiane non rispondessero con dure contestazioni alle continue provocazioni da parte delle istituzioni borghesi in camicia nera.
Su tutte la durissima contestazione alla neofascista Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, presentatasi provocatoriamente sul palco della manifestazione romana davanti alle masse antifasciste, eredi dei partigiani romani insigniti della medaglia d'oro alla Resistenza. La folla ha iniziato a inveire contro di lei non appena si è avvicinata al palco, "Fascista, vattene a Casa Pound, ipocrita". La Polverini ha rinunciato al suo discorso programmato ed è scappata a gambe levate tra i fischi dei presenti, accompagnata dal presidente della Provincia Zingaretti del Pd che aveva tentato di placare le contestazioni.
Stesso trattamento per le istituzioni borghesi di Milano, scortate dalle "forze dell'ordine". Letizia Moratti, sindaco Pdl, è stata raggiunta da fischi e urla "vattene via petroliera di m...". La provocatoria presenza dei neofascisti ha generato tensioni tra manifestanti e polizia in piazza Duomo a Milano, dove centinaia di antifascisti si sono schierati di fronte alle "forze dell'ordine" in tenuta anti sommossa mentre sul palco stava parlando il presidente della provincia, Guido Podestà, Pdl. "Mafiosi", "vergogna" era l'urlo che si alzava dalla folla.
A Torino fischiato l'assessore regionale alla Cultura Michele Coppola del Pdl che si è permesso di salire sul palco degli antifascisti e poche ore dopo anche Roberto Placido, ex vicepresidente Pd del Consiglio regionale, che aveva difeso Coppola e criticato chi lo contestava.
A Bergamo dura la contestazione al sindaco Franco Tentorio, Pdl, ex-AN, durante la deposizione delle corone d'alloro davanti al monumento del Partigiano. I manifestanti hanno mostrato anche uno striscione con scritto "Contro la militarizzazione del territorio. Via l'Esercito dalle strade", con riferimento agli alpini inviati dal ministero della Difesa, nell'ambito del progetto Strade sicure.
A Piacenza è stato contestato con fischi della piazza il presidente della provincia Massimo Trespidi, Pdl.
A Savona, è stato duramente contestato l'oratore ufficiale, il presidente della provincia Angelo Vaccarezza, Pdl. Con fischi, urla e proteste, è stato costretto ad abbandonare la piazza con la scorta, prima ancora di iniziare il discorso.
Anche a Prato fischi e contestazioni al vicesindaco Goffredo Borchi, Pdl, quando in un passaggio del suo discorso ha ricordato "coloro che hanno combattuto dalla parte sbagliata". Qui si è levata forte "Bella ciao" qando gli antifascisti presenti hanno capito che la banda militare non avrebbe suonato l'inno della Resistenza, come era solita fare tutti gli anni.
Da denunciare il comportamento del Pd. Filippo Penati, capo della segreteria politica di Bersani è stato tra i primi ad esprimere solidarietà alla Moratti: "Il Pd condanna duramente un simile atto da mascalzoni e non consente che nessuno in nome di niente possa rovinare la celebrazione del 25 aprile" (sic!). Ma ancor più grave è il fatto che, non contenti della solidarietà ai neofascisti, il Pd è passato all'attacco ai manifestanti. Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Pd, assieme ad un altro deputato del Pd, Erminio Quartiani, hanno presentato un'interrogazione a risposta immediata al ministro dell'Interno: "Il dissenso è ovviamente legittimo, ma qui c'è qualcosa di più, qualcuno forse vuole dimostrare che in Italia non si possano svolgere manifestazioni unitarie per ricordare la liberazione dal fascismo, noi democratici invece - proseguono i parlamentari - pensiamo che tutti i rappresentanti delle istituzioni che scelgono in questa data di ricordare i partigiani e la Liberazione sono i benvenuti, anche se hanno idee diverse dalle nostre". Cioè per il Pd sono benvenuti anche i neofascisti alle celebrazioni della Liberazione, mentre per gli antifascisti che contestano: "ci aspettiamo - concludono Fiano e Quartiani - che il Ministro Maroni prenda opportuni provvedimenti".

Il ruolo del PMLI
Che il Pd gridi vendetta contro i contestatori che in piazza hanno tenuta alta la bandiera della Liberazione la dice lunga sul regime neofascista instaurato in Italia. Delegazioni del PMLI sono state presenti in moltissime piazze italiane, muovendosi tra le masse antifasciste come pesci nell'acqua, partecipando da avanguardie alle manifestazioni di piazza, portando le bandiere dei Maestri e del Partito e il cartello "Liberarsi del nuovo Mussolini", in taluni casi ben sotto il palco in faccia alle istituzioni neofasciste. Diffuse centinaia di copie del volantino e diverse copie de "Il Bolscevico" n. 15 con l'editoriale sul 25 Aprile. A Roma si è tenuto un banchino di propaganda ed è stato diffuso il volantino durante il corteo. A Milano il Partito ha svolto un ruolo cruciale nel corso della manifestazione sfociata nella dura contestazione di Pdl Moratti e Podestà. A Firenze, dove dal PMLI è stata intonata "Bella Ciao" e lanciate le parole d'ordine "Viva la Resistenza" e "Viva i partigiani". A Padova e Forlì dove i compagni hanno lanciato "Bella ciao" insieme ai manifestanti. A Varese, dove la Digos ha imposto che i nostri compagni abbassassero il cartello anti Berlusconi. Una grave intimidazione anche a Ravenna, dove la Digos ha zittito gli antifascisti. A Biella ex-partigiani, donne e giovani antifascisti hanno generosamente e spontaneamente sottoscritto per il PMLI in quanto portatore dei valori della Resistenza. A Prato, il PMLI è stato protagonista della contestazione all'oltraggiosa e provocatoria parata militare organizzata dalla giunta. A Rufina, dove il banchino ha avuto grande successo. A Pontassieve dove il PMLI è stato l'unico Partito con le bandiere rosse. A Fucecchio dove è stato diffuso il volantino ad hoc. A Scandicci, dove è stata portata la bandiera del PMLI e i cartello. A Modena dove i compagni hanno stretto unità antifascista con i militanti della base del Prc. A Rimini, dove il PMLI è stato l'unico Partito presente con la bandiera rossa. A Napoli dove una grande e combattiva delegazione ha stretto un'unità di lotta con gli attivisti del Presidio di Chiaiano e Marano. A Catania, dove il PMLI è stato il fulcro antifascista e anticapitalista della manifestazione. In prima fila i giovani e giovanissimi militanti e simpatizzanti del PMLI, a Roma, Padova, Cattolica, dove è stata tenuta ben alta la bandiera del PMLI, a Lecce, dove si sono distinti gli studenti marxisti-leninisti. Anche i simpatizzanti hanno svolto un grande lavoro sia nelle delegazioni sia laddove non erano presenti Organizzazioni di Partito, diffondendo il volantino, come hanno fatto i compagni di Parma. Le compagne e i compagni militanti e simpatizzanti hanno fatto il possibile e l'impossibile per portare alle combattive masse antifasciste italiane l'appello del Partito a liberarsi dal nuovo Mussolini traendo esempio e ispirazione dalla stagione gloriosa della Resistenza per unire e mobilitare tutte le forze antifasciste, antiberlusconiane e progressiste, per abbattere con la lotta di massa e di piazza il neoduce, il suo governo e la terza repubblica. Una memorabile giornata di lotta che ha mostrato la crescita qualitativa e quantitativa del Partito e il suo sempre più solido legame con le masse.
Il solo partito in grado di opporsi al disegno del nuovo Mussolini e del nuovo Vittorio Emanuele III che vorrebbe trasformare la festa della Liberazione nella festa della libertà e della riconciliazione nazionali e cancellare il ruolo decisivo e di punta svolto dai partigiani comunisti.

28 aprile 2010