A Roma un'altra grande manifestazione della forza e della combattività della classe operaia
Un mare di bandiere rosse con la cgil. Atteso lo sciopero generale
Operai, lavoratori, pensionati, precari, cassintegrati, ricercatori, studenti, migranti, pastori, disoccupati uniti nella lotta per il lavoro, i diritti, il futuro dei giovani, contro il governo, i padroni e la "riforma" Gelmini. La Camusso disponibile al "patto sociale" prende tempo per la proclamazione dello sciopero generale. Vivo interesse per il banchino del PMLI
Grande lavoro della delegazione del PMLI diretta da Simone Malesci

Dal nostro inviato
Il 27 novembre, a sole sei settimane dalla più grande manifestazione della storia dei metalmeccanici, un'altra grande marea di bandiere rosse ha invaso Roma in occasione della manifestazione nazionale indetta dalla Cgil per il lavoro, il futuro dei giovani, i diritti sindacali, il salario; contro il governo del neoduce Berlusconi, i padroni e le controriforme della scuola e dell'Università imposte della gerarca Gelmini a suon di decreti legge.
Due interminabili cortei, a cui hanno preso parte centinaia di migliaia di operai, lavoratori, pensionati, precari, cassintegrati, ricercatori, studenti, migranti, pastori e disoccupati provenienti da ogni angolo del Paese sono partiti da piazza della Repubblica e da Piazzale Dei Partigiani e all'unisono, con grande forza e determinazione, hanno marciato alla volta di Piazza San Giovanni chiedendo a gran voce lo sciopero generale e urlando slogan contro il governo e in particolare contro il neoduce Berlusconi e i suoi gerarchi Tremonti, Gelmini, Brunetta e Bondi, quest'ultimo bersaglio degli slogan e degli sfottò del folto e combattivo spezzone dei lavoratori dello spettacolo.
In uno dei tanti cartelli si legge: "Forza Italia, l'ora è giunta", con l'immagine dello stivale d'Italia che tira un calcio a Berlusconi. Su molti striscioni a firma dell'area congressuale "la Cgil che vogliamo" è scritto a caratteri cubitali "No al patto sociale; Sì allo sciopero generale". Tra gli slogan più gettonati: "Tasse, tasse, tasse le pagano le masse, milioni di milioni li rubano i padroni".
Presenti in gran numero anche una delegazione di pastori e di lavoratori sardi sfilati in corteo al ritmo di tamburi e balli tradizionali da Piazzale dei Partigiani a San Giovanni. Mentre il folto e ben organizzato spezzone della Funzione Pubblica di Sassari rilancia a gran voce gli slogan ripresi dal volantino ad hoc del PMLI e una delegazione di lavoratori immigrati schierati sullo spartitraffico di Piazzale dei Partigiani mostra con soddisfazione il volantino del nostro Partito attaccato anche sulle aste dei loro cartelli.
Riguardo alla partecipazione, la Cgil non ha fornito cifre ufficiali. Di sicuro si sa che il sindacato ha prenotato 2.100 pullman per oltre 120mila manifestanti, più 13 treni speciali. A questi vanno aggiunti i numerosi pullman e viaggi autorganizzati dagli studenti medi e universitari di varie città, istituti e facoltà occupate per cui si arrivano a stimare circa 300mila presenze.
In ogni caso il colpo d'occhio che offre Piazza San Giovanni è sicuramente quello delle grandi occasioni. È la conferma che si è trattato di un'altra straordinaria giornata di lotta unitaria e che la classe operaia italiana è una realtà incancellabile e non è per niente disposta a farsi mettere i piedi sul capo dai padroni e dai governanti e a rinunciare ai propri diritti politici, economici, sociali e sindacali. Anche se deve tornare ad acquisire una coscienza di classe per vincere la battaglia.
Una straordinaria giornata di lotta dove il colore tradizionale e storico del movimento operaio, il rosso, l'ha fatta da padrone non solo sulle bandiere ma sugli striscioni, magliette, "corpetti", cappellini, fazzoletti e nelle migliaia di palloncini che sorvolavano i due cortei e poi su tutta piazza San Giovanni.
Il successo della manifestazione è andato di traverso al neoduce Berlusconi, al ministro del lavoro Sacconi e alla Gelmini che hanno vomitato veleno su di essa.
Mentre la neosegretaria generale della Cgil Susanna Camusso, al suo esordio in una manifestazione, non ha tradito le aspettative e si è completamente appiattita sulle posizioni più a destra, rinunciatarie e collaborazioniste. Si è guardata bene dal proclamare lo sciopero generale, chiesto a gran voce dalla piazza, rinviando la decisione alle calende greche. Aggravando la sua distanza dalla base, si è invece detta disponibile fin da subito a un nuovo "patto sociale" con governo e Confindustria. Va pure criticato il suo atteggiamento allorquando, tre secondi dopo il comizio, si è messa a ritmare e ballare "Bella Ciao", come se fosse una musichetta da balera e non una canzone sacra della Resistenza, simbolo del sangue partigiano e antifascista versato nella lotta contro il nazi-fascismo.
Una manifestazione che ha rafforzato l'unione delle lotte operaie in difesa dei diritti contrattuali e sindacali con quelle degli studenti medi e universitari, dei docenti e dei ricercatori, in difesa dell'istruzione e della ricerca pubbliche, presenti in gran numero nei cortei. Un terzo corteo non autorizzato di oltre 4mila studenti provenienti dai licei e istituti romani occupati è partito da piazza Trilussa a Trastevere. Dopo aver bloccato Ponte Garibaldi e sfilato sul Lungotevere, i ragazzi hanno occupato piazza Venezia e la scalinata del Campidoglio e hanno tentato un blitz, non riuscito, a palazzo Grazioli, residenza romana di Berlusconi. Alla fine anche il corteo dei medi romani si ricongiunge con quello della Cgil mentre al canto di "Bella Ciao" gli studenti bruciano in piazza i fantocci di Berlusconi e Gelmini.
In una nota le organizzazioni studentesche sottolineano d'essere scese in piazza a manifestare al "fianco delle lavoratrici e dei lavoratori per rilanciare la mobilitazione che va avanti ormai da mesi contro una riforma dell'università classista e contro la distruzione della scuola pubblica italiana causata dal taglio di 8 miliardi di euro e dal riordino dei cicli".
A proposito di studenti, particolarmente apprezzabile l'intervento dal palco di una giovanissima studentessa di Vicenza, Cecilia, che ha attaccato duramente la "riforma" Gelmini e gli amministratori veneti che hanno aggravato le conseguenze dell'alluvione con le loro scelte urbanistiche e ambientali.
Ruolo attivo del PMLI
Molto apprezzata, specialmente dagli operai, la partecipazione del PMLI presente in tutti e due i cortei e fin da subito in piazza San Giovanni, con una Delegazione nazionale guidata dal compagno Simone Malesci e composta da militanti, simpatizzanti e amici del Partito provenienti da varie regioni, dal Piemonte e dalla Lombardia fino alla Sicilia, che con grande spirito di sacrificio hanno diffuso instancabilmente migliaia di volantini che riproducevano il manifesto per l'occasione ("Lavoro, salario, contratto, diritti, sciopero generale di otto ore. Un nuovo 25 Aprile per liberarsi del nuovo Mussolini. Per l'Italia unita, rossa e socialista") e sul retro le parole d'ordine da lanciare, nonché decine e decine di copie de "Il Bolscevico" n. 43 (Cremaschi l'ha rifiutato).
I nostri compagni hanno tenuto alte le bandiere dei Maestri e del PMLI e i cartelli con le parole d'ordine e con la gigantografia di Marx (apprezzato con enorme calore dagli operai e dai manifestanti che spesso si sono fatti fotografare sotto di esso) fin sotto il palco di Piazza San Giovanni. Inoltre, grazie soprattutto all'impegno dei compagni romani, ben dentro Piazza San Giovanni, è stato allestito un rosso e frequentatissimo banchino di propaganda che ha suscitato vivo interesse fra i manifestanti che hanno apprezzato, consultato e richiesto il nostro materiale consistente ne "Il Bolscevico", libri, opuscoli e gadget del PMLI. Due giovani hanno preso una bandiera dei Maestri e immediatamente l'hanno sventolata nel cuore di Piazza S. Giovanni.
Assieme ad una folta e vivace delegazione della Cgil Basilicata, nel corso del corteo partito da piazza Repubblica, i nostri compagni hanno cantato "Bella Ciao", "Bandiera Rossa" e "l'Internazionale".
La compagna Antonella Casalini, intervistata da "Gold TV", ha ribadito la necessità di indire al più presto uno sciopero generale per buttare giù il nuovo Mussolini, Berlusconi.
A proposito di mezzi di informazione va detto che nelle dirette su "CgilTv", su "Rainews24" e sui maxischermi di Piazza S. Giovanni, nonché in diversi telegiornali, si sono viste belle immagini del PMLI, una partecipazione poi oscurata nelle foto e nei commenti sulla carta stampata, sia della destra che della "sinistra" borghese. Nel portale Cgil.it spicca il video sul finale con "Bella Ciao" in cui si vedono a ripetizione le insegne del PMLI.
La Commissione del CC del PMLI per il lavoro di organizzazione ha inviato una lettera ai membri della Delegazione del Partito. Ad essi i dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi rivolgono un triplo grazie "per la vittoriosa missione compiuta" in particolare alle "compagne e ai compagni più anziani, quelli che hanno fatto un viaggio più lungo e disagiato, quelli che hanno partecipato anche alla manifestazione del 16 ottobre, quelli che hanno fatto parte della delegazione nazionale del PMLI per la prima volta, come un giovanissimo di Pescara, quelli che hanno organizzato un banchino di propaganda in una posizione strategica in Piazza S. Giovanni. Tutti quanti meritate un elogio per il comportamento marxista-leninista irreprensibile...
Osservandole nei due numerosi cortei e in piazza S. Giovanni abbiamo constatato l'abisso che separa, nei sentimenti e nella volontà le masse lavoratrici, popolari e giovanili dai vertici della Cgil. La manifestazione del 27 novembre, infatti, ha dimostrato ancora una volta, sia pure in misura minore rispetto a quella del 16 ottobre promossa dalla Fiom, la grande forza e la combattività della classe operaia. Che però non possono essere espresse interamente per colpire a morte il sistema capitalistico perché la classe operaia nel tempo, a causa della influenza e della devastazione ideologica e politica dei revisionisti e dei riformisti, ha perso la coscienza di essere classe per sé, consapevole della sua natura, dei suoi compiti e del suo ruolo storico.
Come ben sapete, sta al PMLI, quindi anche a ciascuno di voi, portare al proletariato questa coscienza di classe e convincerlo che la conquista del potere politico da parte del proletariato è la madre di tutte le questioni, col potere politico il proletariato ha tutto, senza il potere politico il proletariato non ha niente.
A Roma, il 27 novembre, voi avete fatto una grande semina in questo senso di cui vi siamo profondamente riconoscenti".

1 dicembre 2010