UE, FMI, BCE e governi coalizzati per difendere la moneta dell'imperialismo europeo
750 miliardi per salvare l'euro
Il peso ricadrà tutto sulle spalle dei lavoratori e delle masse del Vecchio continente

Nel vertice straordinario del 7 maggio dei 16 capi di Stato e di governo dell'eurogruppo hanno dato il via libera all'intervento di 80 miliardi, cui si sommano i 30 del Fondo Monetario Internazionale (FMI), per salvare dalla bancarotta la Grecia. Ma era chiaro che la tempesta che si stava abbattendo sulla moneta europea richiedeva altri interventi. Lo sottolineava il presidente della Banca Centrale Europea (BCE), il francese Jean Claude Trichet: "questo è ormai un problema sistemico. È una questione di stabilità dell'euro". E il presidente della Commissione europea, il portoghese José Manuel Barroso rincarava la dose: "difenderemo l'euro costi quel che costi".
Il costo previsto per un meccanismo di salvataggio permanente a sostegno dei paesi già in difficoltà oltre la Grecia, come Portogallo, Spagna, Irlanda e altri che si potrebbero aggiungere, è stato stimato dai 27 ministri dell'Economia e delle Finanze nel vertice straordinario di Bruxelles del 9 maggio pari a 750 miliardi di euro. Un massiccio intervento pensato per difendere la moneta dell'imperialismo europeo col contributo del FMI e un intervento straordinario della BCE.
Il fondo di emergenza definito dai 27 paesi è costituito da un contributo pari a 60 miliardi provenienti dal bilancio comunitario, da un contributo di 440 miliardi messo dagli Stati membri, che non sono obbligati a partecipare e subito Londra ha detto che non lo farà, e da una quota del FMI che potrà variare dai 220 ai 250 miliardi. Il meccanismo di intervento messo a punto a Bruxelles prevede che con i 60 miliardi della Commissione si potranno emettere azioni per raccogliere i fondi necessari da usare come prestiti per i paesi in difficoltà. Qualora l'intervento non fosse sufficiente, interverrà una società finanziaria creata ad hoc, con il pacchetto del contributo dei 440 miliardi, per emettere titoli di debito pubblico e raccogliere i fondi per comprare titoli statali di quei paesi che si trovano in difficoltà e evitare che diventino carta straccia. A questo secondo intervento potrebbe aggiungersi quello della BCE che ha deciso di comprare i titoli di Stato dei paesi in crisi, anche se saranno declassificati come titoli "spazzatura".
L'intervento della Commissione europea e della BCE sarà affiancato dal FMI. Detto in altre parole vuol dire che i Paesi che chiederanno l'intervento del meccanismo di salvataggio dovranno impegnarsi in pesanti tagli del deficit, leggi alle spese sociali e assistenziali. Già nel documento del vertice del 9 maggio il 27 mettevano nero su bianco che Paesi come Portogallo e Spagna devono accelerare il loro programma di riduzione del deficit entro il 2011; e se dovranno ricorrere al meccanismo di salvataggi dovranno dare un'ulteriore strizzata al bilancio pubblico. Come sarà costretta a fare la Romania che per avere un nuovo prestito del FMI, pari a 900 milioni di euro, si deve impegnare al taglio del 25% delle retribuzioni pubbliche e del 15% delle pensioni.
Nella riunione del 12 maggio, la Commissione europea ha sottolineato che "tutti i paesi della zona euro devono fare più sforzi per il consolidamento delle proprie finanze pubbliche". E ha indicato per la Spagna un ulteriore taglio alla spesa di 15 miliardi in due anni, per il Portogallo ha precisato che "il cambiamento del clima economico rende inevitabile un adeguamento improvviso, veloce e severo". La "ricetta" è quella della superstangata decisa dal governo di Atene da varare alla svelta e che mette sotto tiro le retribuzioni del pubblico impiego, le pensioni, la sanità pubblica, i servizi sociali. non è difficile prevedere dove metterà le mani anche il ministro Tremonti che ha annunciato una "manovra correttiva" fra i 25 e i 30 miliardi per i prossimi due anni.
L'intervento della UE, della BCE e del FMI sosterrà i titoli di Stato, quelli che sono nei cassetti di banche, assicurazioni, fondi di investimento, il sistema finanziario sarà tutelato. A pagare invece saranno i lavoratori e le masse popolari.

19 maggio 2010