Al primo congresso DS
svoltosi in casa di Agnelli, capofila del capitalismo italiano
D'Alema e Veltroni
attaccano il comunismo e sposano il liberalismo di Rosselli
Mai citati capitalismo, imperialismo e socialismo. Riabilitati la DC e i suoi governi
I DUE RINNEGATI PROPONGONO UNA FEDERAZIONE DEL "CENTROSINISTRA"
Con il congresso del Lingotto l'obiettivo dei rinnegati D'Alema e Veltroni era quello
di rompere per sempre ogni residuo legame col passato, cancellare finanche l'etichetta di
"ex comunisti" dalla loro immagine e sposare finalmente appieno il liberalismo
borghese, sia pure nella sua variante di "sinistra" come quello predicato da
Rosselli. E va detto che ciò gli è riuscito in pieno, come gli è stato riconosciuto
ampiamente dai mass media borghesi, che hanno esaltato e rilanciato con grande evidenza le
immagini di un congresso in cui tutto, fin nei minimi particolari, era sapientemente
finalizzato a questo obiettivo: mostrare cioè il volto di un partito "nuovo",
che ha chiuso - come ha riconosciuto Scalfari - i conti col passato e rivendica a pieno
titolo il diritto di far parte della "grande famiglia" liberale borghese,
ovviamente nel settore che gli è peculiare, quello di "sinistra".
Tutto questo a cominciare dalla scelta stessa del posto, in casa del capofila del
capitalismo italiano, Agnelli, che ha riservato ai rinnegati DS una calorosa accoglienza,
segno eloquente di continuità di gradimento nei confronti del secondo governo D'Alema,
dopo aver già appoggiato fortemente la nascita del primo; per continuare con la faraonica
coreografia, affidata alle cure di un regista professionista, dove era bandito il rosso e
trionfava l'azzurro Savoia, già caratteristico della vecchia DC e oggi di Forza Italia.
Per non parlare dei filmati sul Novecento accuratamente purgati di ogni riferimento alla
Rivoluzione d'Ottobre, ai Maestri del proletariato internazionale e alla lotta di classe,
ma zeppi viceversa di "eroi" e miti della borghesia, del cinema e della
televisione; dei commenti musicali a base di canzonette; e dello stesso slogan scelto per
rappresentare questo salto definitivo del fosso capitalista: quel "I care", che
più che al mito lontano e polveroso di Don Milani rimandava alle nuove fregole kennediane
e "amerikane" del vertice della Quercia, e strizzava l'occhio all'ex DC e alla
Chiesa.
ATTACCO FRONTALE AL COMUNISMO
Ma ancor di più il taglio netto col passato di "ex comunisti" per abbracciare
il presente e il futuro capitalista lo hanno prodotto gli interventi di D'Alema e
Veltroni, oltre che dei vari capibastone del partito, e anche, bisogna dire, grazie alla
totale resa della cosiddetta "sinistra" DS, che anziché fare fuoco e fiamme
come aveva annunciato fino alla vigilia, si è praticamente volatizzata e ha finito per
partecipare all'osanna generale per i due rinnegati riconfermati alla guida del partito.
Nei loro interventi Veltroni e D'Alema hanno infatti attaccato frontalmente e a spada
tratta il comunismo. Di proposito non hanno mai neanche nominato il capitalismo,
l'imperialismo e il socialismo. E hanno dichiarato e sottolineato fino alla nausea che il
partito dei DS non ha ormai più nulla a che vedere con la storia del comunismo, che come
ha voluto ribadire Veltroni "è stato incompatibile con la libertà". Ma in
definitiva nemmeno più con la storia del PCI - salvo Berlinguer e la sua scelta del campo
occidentale - e perfino con la storia del PDS: hanno voluto marcare solennemente che essi
non sono più in mezzo al guado, non possono essere nemmeno più definiti "ex
comunisti", ma sono ormai tutta un'altra cosa, sono parte integrante del liberalismo
borghese, nella sua variante socialista. Come ha detto il rinnegato D'Alema, erano i
socialisti democratici "la parte della sinistra che aveva ragione, questa è la
lezione della storia".
"Oggi è tempo di dire con chiarezza che la sinistra riformista, la sinistra del
socialismo liberale del Duemila, è la nostra identità politica", ha proclamato
Veltroni nella sua relazione, al termine di una lunga dissertazione sulla polemica tra
Togliatti e il liberale anticomunista Carlo Rosselli, in cui il segretario della Quercia
attacca il primo e prende decisamente le parti del secondo. "Del liberalismo
democratico - aggiunge Veltroni - abbiamo fatta nostra, in modo irreversibile, la cultura
dei diritti umani, il valore universale della democrazia, la centralità del tema della
libertà, la considerazione dell'individuo, il valore dell'inclusione, l'accettazione
senza riserve dell'economia di mercato, la valutazione positiva della competizione e anche
del conflitto, insieme all'importanza delle regole, delle procedure, delle forme".
In altre parole è il sistema capitalistico, con tutti i suoi valori borghesi, sia pure
nella loro variante liberale di "sinistra", che i rinnegati di Botteghe Oscure
proclamano di accettare senza riserve; al punto che si spingono - dopo aver chiuso i conti
col loro passato - fino a riabilitare la DC e i suoi governi, che - dice Veltroni - hanno
assicurato "la crescita dell'Italia e il suo ancoraggio dalla parte giusta del mondo
diviso in blocchi".
UN PARTITO DI CAPIBASTONE
Il dibattito, assieme alla sparizione della "sinistra" DS, ha fatto emergere
l'asse che si è formata in questo momento tra Veltroni e D'Alema, che si sono accordati
in un'alleanza di convenienza e competizione per gestire questa nuova fase politica
dall'alto dei loro rispettivi ruoli. Ma ha visto emergere anche nuovi capibastone, forti
delle tessere che rappresentano, come Folena e Cofferati, che si fanno sotto reclamando la
loro fetta di potere. Mentre altri capibastone hanno dovuto subire pesanti smacchi, come
Bassolino, che se n'è andato sbattendo la porta perché si è reso conto che i due
volponi alla guida del partito cercano di emarginarlo dalle alte sfere politiche e
istituzionali, congelandolo alla presidenza della regione Campania per tagliarlo fuori
dalla sua base politica napoletana. Ciò conferma che come tutti gli altri partiti
borghesi e neofascisti anche la Quercia è diventata un partito delle tessere e dei
capibastone, che si fanno guerra tra loro per contendersi spazi di potere: né più né
meno che la vecchia DC.
Da registrare, infine, la singolarità della proposta avanzata dai due rinnegati agli
alleati dell'Ulivo di costruire una Federazione del "centrosinistra", dopo che
avevano risposto picche all'esortazione di Parisi, a nome dell'Asinello, a sciogliersi per
dar vita tutti insieme a un nuovo Partito democratico.
Chiusa definitivamente la lunga fase di transizione aperta con il PDS di Occhetto,
rientrati a vele spiegate in seno al capitalismo e al liberalismo, i rinnegati di Botteghe
Oscure riaprono i giochi al centro per la costituzione di una federazione con gli ex
democristiani, nei confronti dei quali non solo non c'è stata una rottura, ma si
riscoprono nuove affinità politiche.
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