Battere la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e tutti i suoi partiti, per l'Italia unita, rossa e socialista
IL SOCIALISMO NON PASSA DAL PARLAMENTO
ASTIENITI
(non votare, vota nullo o bianco)
Ci rivolgiamo a tutti gli sfruttati e gli oppressi. Indipendentemente dalla loro attuale collocazione politica, partitica ed elettorale. Ci rivolgiamo quindi alla classe operaia, alle masse lavoratrici, popolari, femminili e giovanili, ai disoccupati, ai pensionati a basso reddito, ai poveri, ai senza casa e agli sfrattati. In particolare ci rivolgiamo a coloro che vogliono cambiare il mondo, che sono stufi e nauseati di questa ingiusta, inumana e marcia società capitalistica.
Una società cannibalesca in cui dominano lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, le disuguaglianze di classe, di sesso e territoriali, la ricerca del massimo profitto, il razzismo, falsi idoli, una morale bigotta e clericale, l'individualismo, l'egoismo, il carrierismo, l'arrivismo, la competitività, l'edonismo, la violenza sui più deboli, sulle donne e sui minori, la sopraffazione, il denaro, il successo, la prostituzione. Una società in cui contano solo i padroni e i ricchi e le masse sono buone solo per essere spremute come dei limoni nel lavoro e dalle tasse.
Diremo qui solo due parole riguardo alle elezioni del 13 maggio. Approfondiremo il nostro discorso su "Il Bolscevico" e nei dibattiti elettorali che terremo a Milano, Biella, Forlì, Firenze, Civitella del Tronto, Napoli e Acireale. Non conteremo certo sui mass media che regolarmente ci ignorano. Essi sono aperti unicamente alle varie fazioni borghesi in proporzione al loro peso economico ed elettorale. Per essi gli sfruttati e gli oppressi, e chi li rappresenta, non devono avere voce. E' questa una regola non scritta della classe dominante borghese, nonostante che i suoi governanti, le sue istituzioni e i suoi partiti, incluse le false opposizioni, si riempiano la bocca di democrazia e di "par condicio".
Tutti i partiti che presentano liste elettorali non mettono in discussione questa società. Cercano tutt'al più di migliorarla, addolcirla, renderla meno invisa alle masse. Essi si combattono elettoralmente per ottenere l'egemonia nel governo, nel parlamento, nelle regioni, nelle province, nei comuni e nelle istituzioni, e così avere in mano il potere politico con il quale curare gli affari della borghesia in generale e della cordata economica e finanziaria che rappresentano in particolare. Gli interessi delle masse sono da essi considerati subalterni agli interessi del sistema capitalistico.
Ne sono una prova lampante i programmi elettorali del "centro-sinistra" e del "centro-destra" che si rassomigliano come due gocce d'acqua nella parte generale e che si differenziano solo nella parte più strettamente legata agli interessi dei circoli capitalistici di riferimento. La somiglianza di classe, ma anche politica ed elettorale, di questi due poli è anche dimostrata dall'interscambiabilità dei candidati. Basta citare i casi clamorosi di Amato, del generale Angioni e dell'ex craxiano Tognoli che sostengono il "centro-sinistra" ma sono stati contattati anche da Berlusconi.
Lo sanno anche i sassi che Silvio Berlusconi è il padrone del "centro-destra". Ma non tutti sanno che il magnate Carlo De Benedetti è il padrone del "centro-sinistra". E' evidente che Berlusconi è la faccia della destra borghese. Meno evidente è che Rutelli è la faccia della "sinistra" borghese. Entrambi, nella stessa misura, non farebbero mai nulla che possa nuocere al sistema capitalistico che difendono apertamente coi loro programmi, idee e azioni. Entrambi, sia pure con toni e accenti diversi, sono nemici giurati e attivi del socialismo e del comunismo.
La cosiddetta casa delle libertà è chiaramente la nuova casa del fascismo, e per questo non le andrebbe dato alcun voto. L'esperienza della dittatura fascista di Mussolini ci basta e ci avanza.
Il neoduce Berlusconi, irresponsabilmente sottovalutato quando "scese in campo" prendendo il posto di Craxi eliminato dalla magistratura, e col quale D'Alema ha a lungo "inciuciato" nella bicamerale golpista per completare lo smantellamento della prima Repubblica, andrebbe messo al bando e particolarmente penalizzato dal voto.
Nemmeno un voto andrebbe dato anche al "centro-sinistra" che per la prima volta, dopo le avventure militari e interventiste di Mussolini, ha lanciato l'Italia in una guerra imperialista facendola partecipare all'aggressione della Repubblica federale jugoslava.
In questi cinque anni di governo il "centro-sinistra" si è macchiato di misfatti che nemmeno i governi democristiani avrebbero avuto il coraggio di compiere. Oltre alla guerra imperialista, che ha aperto una porta che sarà molto difficile richiudere e che è foriera di gravi tragedie per il popolo italiano, ne citiamo solo alcuni. L'ingresso dell'Italia nell'Euro, appoggiato anche dal PRC, che ha legato e subordinato definitivamente il nostro Paese alla superpotenza imperialista europea; l'introduzione del federalismo, che ha cambiato la forma dello Stato e spezzettato l'Italia; la trasformazione dell'arma dei carabinieri a quarta forza armata con poteri di pubblica sicurezza e polizia militare; il varo dell'esercito professionale e mercenario e delle controriforme della scuola, dell'università, della parità scolastica, della sanità, dell'assistenza sociale che hanno dato un colpo mortale allo "Stato sociale" e all'istruzione pubblica, la svendita del patrimonio e delle aziende pubbliche.
Sul piano sindacale particolarmente infami e odiosi sono i provvedimenti antioperai e antisindacali riguardanti la liberalizzazione del mercato del lavoro, la flessibilità, la mobilità, la "politica dei redditi" e le pensioni attraverso il "pacchetto Treu", il "patto di Natale" del '98, la controriforma pensionistica Prodi, i contratti d'area, i patti territoriali, la quasi cancellazione del diritto di sciopero nei cosiddetti "servizi pubblici essenziali".
Tutto questo senza che le condizioni di vita e di lavoro delle masse siano migliorate di un'acca. Il Sud si è allontanato di più dal Centro-Nord. La disoccupazione nelle regioni meridionali è pressoché uguale a prima, e là dove è diminuita si tratta in grande parte di occupazione precaria e temporanea. Cinque milioni e mezzo di pensioni sono sotto le 720 mila lire al mese. Nel 2000 le retribuzioni medie reali dei lavoratori dipendenti sono diminuite dell'8,7% mentre nel Mezzogiorno la caduta è stata del 16,2%. Le donne guadagnano il 20% in meno rispetto agli uomini. Nel 2000 gli aumenti dei prezzi e delle tariffe sono costati quasi due milioni in più a famiglia, secondo la Federconsumi. Gli ultrasessantacinquenni che vivono da soli hanno sborsato 930 mila lire in più. Senza parlare degli alti affitti.
Col "centro-sinistra" è ritornato in auge il manganello, come ai tempi di Mussolini, Scelba e Craxi. Ne sanno qualcosa i manifestanti contro il Global Forum a Napoli che sono stati proditoriamente e selvaggiamente aggrediti dalla polizia, dai carabinieri e dalle guardie di finanza.
Il "centro-sinistra" non si distingue in niente dal "centro-destra", nemmeno nella scelta dei candidati che è avvenuta, in entrambi gli schieramenti, attraverso un disgustoso mercato dei collegi e squallide risse per ottenere una candidatura, poiché una poltrona parlamentare comporta l'incasso mensile netto, compresi gli annessi e connessi e a parte i numerosi privilegi da nababbi, di oltre 25 e 27 milioni netti rispettivamente per i deputati e i senatori, e la pensione mensile di 4 milioni e duecentomila netti, dopo appena 5 anni di mandato e a 60 anni di età.
Non merita alcun voto nemmeno il falso partito comunista del trotzkista Bertinotti. Un partito che abbaia ma non morde. Abbaia solo per avere più spazio e più considerazioni dalle altre fazioni borghesi, da una parte, e per attirare l'attenzione e i consensi dell'elettorato di sinistra, dall'altra parte. Non morde perché non esce dai limiti del capitalismo e dal suo ruolo di ruota di scorta del "centro-sinistra" e di controllore delle masse operaie e giovanili che non si fanno imbrogliare dal "centro-sinistra".
Stando così le cose, dal punto di vista di classe e rivoluzionario, la battaglia elettorale in corso non deve mirare tanto a battere la destra quanto a battere la seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e tutti i suoi partiti, per l'Italia unita, rossa e socialista.
Non si può infatti fare affidamento su nessuno dei due schieramenti, e sui partiti che li coprono a destra o a "sinistra" e che si nutrono nella mangiatoia parlamentare e istituzionale, poiché non intendono affossare il capitalismo e il suo ordinamento istituzionale e realizzare il socialismo.
L'unico partito che ha questo programma è il PMLI, e quindi gli sfruttati e gli oppressi e coloro che vogliono un reale cambiamento economico, sociale, politico, istituzionale, culturale e morale hanno il dovere di dare il voto a esso. Questo voto è l'astensionismo (non votare, votare nullo o bianco) che si coniuga con la strategia di creare delle istituzioni rappresentative delle masse anticapitaliste e antistituzionali costituite dalle Assemblee popolari e dai Comitati popolari basate sulla democrazia diretta.
Fin dai tempi di Marx ed Engels, e grazie a essi, i marxisti-leninisti e gli operai e i lavoratori coscienti sanno che il socialismo non passa dal parlamento borghese. Solo che nel passato, in altre condizioni e quando ancora le masse credevano nel parlamento, usavano anche la tribuna parlamentare per combattere la borghesia e il capitalismo. Ma mutata la situazione, ormai da tempo, esaurita l'esperienza parlamentare, constatato che un numero rilevantissimo e crescente di elettrici e di elettori ha perso ogni fiducia nel parlamento (nelle ultime elezioni politiche gli astenuti sono stati 11.523.223 pari al 23,6% e nelle regionali del 2000 13.334.458 pari al 32,1%) non è più necessario, utile e opportuno continuare a usare quella tribuna. Adesso si tratta di combattere il parlamento e i consigli regionali, provinciali e comunali, tutti ormai in camicia nera, stando al loro esterno e organizzando e mobilitando le masse contro di essi. Alla fine dovranno apparire chiari e ben demarcati sui piani ideologici, politici, programmatici e organizzativi i due campi: quello del proletariato e del socialismo e quello della borghesia e del capitalismo. In tal modo potremo ricostruire le alleanze di classe e la lotta di classe potrà riesplodere con tutta la sua forza.
Non sarà un'impresa facile, ma nemmeno impossibile. Quando il proletariato avrà compreso che la questione del potere politico è la madre di tutte le questioni, e che col potere politico ha tutto e senza il potere politico non ha niente, allora tutto sarà più facile. Intanto chi vuole rimanere a sinistra o venire a sinistra, venga con noi, impugni il Programma generale e il Nuovo Programma d'azione del nostro Partito e voti astenendosi per il PMLI e il socialismo.
Coi maestri vinceremo!

L'Ufficio politico del PMLI

Firenze, 9 Aprile 2001