I nazisti di Tel Aviv mirano ad annettersi una fascia del Sud del Libano

Il ministro della Difesa Amir Peretz nel corso della nuova invasione del Libano ha dichiarato che Israele vuol "costruire una nuova striscia di sicurezza" nel sud del paese a protezione del confine settentrionale. Non è certo la prima volta che i nazisti sionisti esprimono chiaramente le proprie ambizioni di annettersi una ulteriore parte del territorio libanese, da aggiungere alla zona delle fattorie di Sheba, sotto il monte Hermon.
La campagna imperialista a favore dei sionisti di Tel Aviv ha infatti del tutto oscurato il fatto che la resistenza delle formazioni di Hezbollah nel sud del Libano è anche parte della lotta per la liberazione di tutto il teritorio nazionale, che continua dopo la vittoria del 2000 quando gli occupanti sionisti furono cacciati da gran parte del sud del paese.
Il sud del Libano e in particolare la zona dell'entroterra di Tiro, il Jebel Amel, per la posizione strategica e per la ricchezza di acqua era finito nel mirino dei sionisti fin dagli anni '20. I dirigenti sionisti nel 1919 chiesero esplicitamente al premier britannico Loyd George di definire la frontiera nord della Palestina, allora sotto protettorato britannico, fino alla valle del fiume Litani compresa, assieme alle pendici ovest e sud del monte Hermon. La richiesta non venne esaudita e ci pensarono i dirigenti del nuovo Stato di Israele con la guerra del 1948 a occupare con un colpo di mano sette villaggi libanesi nella zona, dopo aver massacrato 174 contadini.
Il cessate il fuoco del 1949 ripristinò i confini ma non garantì la pace nella zona. Dal 1949 al 1964 il sud del Libano ha subito 140 aggressioni sioniste. Dopo la guerra del 1967 che portò tra l'altro all'occupazione sionista della zona delle fattorie di Sheba, oltre che delle alture siriane del vicino Golan, le aggressioni del regime di Tel Aviv contro il sovrano Libano si moltiplicarono col pieno avallo dei paesi imperialisti. Dal 1968 al 1974 sono stati registrati oltre 3000 attacchi dell'esercito di Tel Aviv al Libano che intanto era divenuto una delle principali basi della resistenza palestinese.
Le ingerenze sioniste nel vicino Libano continuarono durante gli anni della guerra civile, tra il 1975 e il 1990. I sionisti di Tel Aviv lavorarono per insediare a Beirut un governo loro alleato, sponsorizzando la destra cristiano maronita, e per annettersi la zona al sud del fiume Litani. Nel 1976 l'allora premier Shimon Peres creò la milizia fantoccio guidata dal maggiore Saad Haddad, denominata Armata del Libano libero, col compito di controllare la fascia di sicurezza a ridosso del confine; il ruolo che adesso dovrebbe spettare ai "caschi blu" o alle forze Nato.
La zona di sicurezza fu ampliata in seguito all'aggressione del 1978, la cosiddetta "operazione Litani" che portò alla distruzione di un'ottantina di villaggi, alla morte di oltre 1.100 civili e più di 250 mila profughi. Superata nel conteggio di morti e distruzioni dall'operazione "Pace in Galilea" del 1982; oltre 20 mila morti e più di 30 mila feriti, 500 mila profughi, i massacri nei campi palestinesi, l'assedio di Beirut.
L'aggressione al Libano del 1982 si concluse con l'abbandono del paese da parte dei combattenti palestinesi ma nello stesso momento in cui i sionisti dei Tel Aviv cantavano vittoria per aver "reso sicure" le frontiere settentrionali presidiate dalle milizie fantoccio nasceva il movimento di Hezbollah che li avrebbe costretti al ritiro nel maggio 2000.

26 luglio 2006