Tra il boia sionista-nazista Olmert e il fedele alleato Prodi
Un abbraccio che gronda sangue
Vergognoso e stomachevole scambio di elogi tra il premier israeliano e quello italiano
L'abbraccio davanti a fotografi e telecamere dopo il loro incontro a Roma del 13 dicembre ha suggellato il rapporto di amicizia tra Romano Prodi e il primo ministro israeliano Ehud Olmert; un abbraccio che gronda sangue tra il boia sionista nazista di Tel Aviv e il fedele alleato italiano.
La rappresentazione di una intesa che Olmert ha tenuto a sottolineare con parole come: "non è un segreto che avevamo ottimi rapporti con il governo precedente, ma Prodi è da sempre un amico di Israele"; mentre ricordava che "prima di essere eletti primi ministri eravamo già amici ed elaborammo assieme l'accordo di associazione d'Israele all'Unione europea".
Il duetto è andato avanti con un vergognoso e stomachevole scambio di elogi tra il premier israeliano e quello italiano, in perfetta sintonia.
Eppure Prodi avrebbe avuto tanti argomenti da contestare a Olmert, a partire dai recentissimi episodi quali la dichiarazione di pochi giorni prima alla televisione tedesca dove aveva ammesso implicitamente che Israele possiede, illegalmente, armi atomiche; alla decisione del regime di Tel Aviv di non concedere il visto di ingresso alla commissione Onu che dovrebbe indagare sulla strage dell'8 novembre a Beit Hanoun, dove 19 civili palestinesi, in gran parte donne e bambini, morirono nelle loro case sotto le cannonate israeliane.
A dire il vero Prodi si era preparato all'incontro dichiarando che il governo italiano si augura che Israele mantenga la caratteristica di "stato ebraico", una indiretta legittimazione della "pulizia etnica" in Palestina attuata dai sionisti a partire dal 1948 e ribadita col rigetto del diritto al ritorno dei profughi. In barba alla risoluzione 194 dell'Onu. Alla vigilia dell'incontro Prodi annunciava inoltre il ritiro dall'iniziativa di Spagna e Francia, cui aveva aderito, per la convocazione di una Conferenza internazionale che non era piaciuta a Tel Aviv.
Durante la visita in Germania Olmert aveva dichiarato di non escludere la possibilità di un attacco militare contro l'Iran. Nel frattempo si accontentava della bozza di risoluzione presentata da Francia, Germania e Gran Bretagna al Consiglio di sicurezza dell'Onu che prevede punizioni per chi cooperi con l'Iran nello sviluppo di tecnologia nucleare a fini militari. Una forzatura voluta dai paesi imperialisti dato che il governo di Teheran esclude l'uso militare dell'energia atomica e in ogni caso è ancora molto lontano dal poter produrre bombe atomiche. Non fa nulla, Prodi non ha bollato la minaccia dell'attacco militare sionista all'Iran e si è detto in sintonia con la proposta di sanzioni: "le sanzioni all'Iran dovranno essere mirate al nucleare, per evitare che Tehran si doti di armi atomiche".
Olmert ha ringraziato Prodi per il suo contributo alla risoluzione 1701 dell'Onu, "la ringrazio per lo sforzo enorme che ha fatto, che non molti conoscono, per portare alla risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza", quella che ha portato i "caschi blu" nel sud del Libano invece che nel paese aggressore, Israele, e che ha salvato la faccia ai sionisti battuti sul campo dalla resistenza libanese di Hezbollah. Prodi ha ricambiato affermando che "siamo impegnati in una difesa intransigente dei princìpi. Bisogna difendere l'indipendenza del Libano e aiutare il governo Siniora a superare questo periodo di difficoltà", a dare cioè una mano al governo filoamericano e filosionista che se ne dovrebbe andare, messo in difficoltà dalle manifestazioni di piazza e che è illegale dopo le dimissioni di cinque ministri. Neanche una parola sulla perdurante occupazione sionista di una zona nel sud del Libano. "Anche su questo siamo completamente d'accordo" chiosava il boia Olmert.
Sulla questione palestinese Prodi, liquidata la proposta della Conferenza internazionale, sosteneva che occorrerebbe una "politica dei piccoli passi", riteneva "che non sia realistico un processo di pace subito ma che si possa cominciare da Gaza", limitandosi a ridurre le chiusure del valico di Rafah. Una posizione ipocrita a partire dal fatto che i sionisti di Tel Aviv non hanno applicato neanche una piccola parte degli ultradecennali e capitolardi accordi di pace che vorrebbero imporre ai palestinesi, alla faccia dei "piccoli passi" . La chiusura del valico di Rafah al passaggio del premier palestinese e il successivo agguato sotto gli occhi complici degli "osservatori" internazionali, compresi i militari italiani, che verranno il giorno dopo la dice lunga su quanto Olmert tenga di conto delle richieste dell'amico Prodi.

20 dicembre 2006