Dopo le dimissioni di Abu Mazen
ARAFAT NOMINA ABU ALA NUOVO PREMIER
Fallito l'attacco missilistico degli imperialisti sionisti per uccidere il leader di Hamas

Il presidente del Consiglio legislativo palestinese Ahmed Qrei (Abu Ala) ha accettato l'8 settembre la nomina da parte di Arafat a primo ministro al posto del dimissionario Abu Mazen. Formalmente la nomina a nuovo premier di Abu Ala era stata avanzata all'unanimità il giorno precedente dal Comitato centrale di Al Fatah, la componente maggioritaria dell'Olp guidata da Arafat. La proposta era appoggiata anche dal Comitato esecutivo dell'Olp. Il nuovo premier ha tre settimane di tempo per formare il governo e sottoporlo all'approvazione del Consiglio legislativo.
Abu Ala è nato nel 1937 in un sobborgo di Gerusalemme est. è entrato in Al Fatah nel 1965, poco dopo la fondazione, si è occupato della gestione delle finanze dell'organizzazione. Ha seguito Arafat nell'esilio in Libano e Tunisia. Nel 1991 è fra i coordinatori della delegazione palestinese ai negoziati di pace con Israele ed è tra i protagonisti, assieme a Abu Mazen, degli accordi di Oslo del 1993. Viene eletto nel 1996 nel Consiglio legislativo di cui è nominato presidente. Nel 1998 ha svolto un ruolo centrale negli accordi di Wye River con l'allora premier Netanyahu. è stato inoltre uno dei primi alti dirigenti palestinesi a incontrare Sharon dopo la sua elezione nel marzo 2001.
Le prime dichiarazioni alla stampa di Abu Ala sono centrate sulla ricerca di "garanzie'' da parte degli Usa e della Ue: "non sono ancora primo ministro, voglio sentire dagli americani che garanzie mi daranno. Voglio sentire dagli europei quali garanzie e appoggi sono disposti a concedermi''. Il problema principale comunque "non è se accetterò o meno l'incarico. Il problema è sapere se Israele vuole modificare il suo comportamento ostile verso i palestinesi''.
All'appello rispondeva per prima l'Unione europea attraverso la portavoce di Javier Solana, l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza: "avrà il pieno appoggio della Ue''. Il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, riprendendo le dichiarazioni del 7 settembre del segretario di Stato Powell affermava che l'importante è se avrà "l'autorità per perseguire le organizzazioni terroriste'', ovvero la resistenza armata palestinese. Sullo stesso tono le dichiarazioni del ministro degli Esteri sionista Silvan Shalom.
Il disarmo della resistenza palestinese era uno dei principali compiti che Abu Mazen si era assunto al momento del suo insediamento lo scorso 29 aprile. Il 4 giugno nel vertice di Aqaba con Bush e Sharon aveva accettato il progetto imperialista della "road map''. A poco più di 4 mesi ha gettato la spugna, in previsione di un voto di sfiducia del Consiglio palestinese, accusando i suoi sponsor Usa e Israele di non averlo sostenuto. In particolare al regime di Tel Aviv addebita di aver continuato con le "esecuzioni mirate'' dei dirigenti e militanti palestinesi, di non aver applicato gli impegni previsti dalla "road map'' sul ritiro dei soldati dai territori occupati e per aver rilasciato un esiguo numero di detenuti. Le ragioni per le quali Hamas e la Jihad avevano interrotto la tregua dichiarata il 29 giugno.
Il 6 settembre mentre Abu Mazen rassegnava le dimissioni i caccia di Tel Aviv sganciavano dei missili nella città di Gaza contro l'abitazione del fondatore e leader spirituale di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin. L'attacco missilistico degli imperialisti sionisti fallisce: lo sceicco Yassin è ferito leggermente, il membro dell'Ufficio politico di Hamas che lo accompagnava è rimasto illeso. Ferito grave il padrone di casa. Che l'obiettivo della "esecuzione mirata'', decisa dal governo del boia Sharon, fosse il leader di Hamas lo conferma un comunicato ufficiale diffuso subito dopo l'attacco dall'esercito sionista. Migliaia di palestinesi si radunano attorno all'edificio colpito, gridando slogan contro Israele; in 10 mila partecipano a una manifestazione a Gaza, una folla lo saluta trionfalmente nella nottata all'uscita dell'ospedale. "Israele riceverà una lezione indimenticabile e si pentirà dei suoi crimini'', dichiara lo sceicco Yassin che ribadisce: "la posizione di Hamas è sempre stata chiara, finché prosegue l'occupazione israeliana non c'è altra scelta che la resistenza armata''.